Il sole brillava sulle onde del mare che si infrangevano sulla scogliera. L’odore del sale impregnava
l’aria. All’orizzonte si poteva vedere un veliero ancorato al largo della costa, in attesa del permesso
della marina di poter attraccare in porto, ed avere così la possibilità di scaricare l’ingombrante
carico che trasportavano.
Il porto di Arlo non era un granché. Molto piccolo, con solo sei ormeggi, era compito della marina
assicurarsi che i velieri in arrivo fossero in regola. Anche se il traffico ad Arlo, bisogna dirlo, non
era un problema.
Situata sulla costa nord di un’isola sferzata da venti freddi nove mesi su dodici, Arlo non era un
luogo molto frequentato, essendo difficile da raggiungere e ospitando il carcere più sicuro del
regno.
Chi era detenuto in quel carcere non erano semplici prigionieri, ma quelli della risma peggiore.
Assassini, complottisti, ammutinati e la peggior specie di delinquenti che il mondo avesse mai
potuto conoscere fino a quel momento, i pirati. Uomini che non si facevano alcuno scrupolo ad
uccidere solo per pura noia, che depredavano i vascelli mercantili per arricchire le proprie tasche e
sperperare il bottino in alcool e puttane, quello che restava veniva usato per acquistare le armi con
cui fare i prossimi saccheggi. Non si facevano alcuno scrupolo se sulle navi vi trovavano donne o
anziani, nemmeno i giovani mozzi venivano risparmiati. Gli unici a salvarsi erano coloro che
rinunciavano alla retta via per unirsi ai loro equipaggi. Gli altri finivano con l’essere brutalmente
uccisi, nel migliore dei casi, ma, alcuni capitani di questi vascelli corsari, si divertivano a mutilare i
malcapitati prima di ucciderli e gettarli agli squali che, attratti dalla scia di sangue che i galeoni si
portavano dietro, non aspettavano altro che partecipare a quello spettacolo infernale.
Era quasi il tramonto quando la marina diede ordine al vascello, ormeggiato al largo, di attraccare.
Un manipolo di dieci uomini aspettava sul molo, finalmente stavano per vedere in faccia il peggiore
tra i ricercati nel mare del nord, l’uomo che aveva dapprima guidato un ammutinamento ed in
seguito assassinato il suo comandante, prendendo il controllo della Abissynia, una delle navi della
flotta reale, per poi usarla come ammiraglia di una flotta di corsari senza scrupoli. L’uomo che
aveva ucciso centinaia di marinai durante gli scontri con mercantili e navi civili. L’uomo che
provava felicità nel togliere la vita a chiunque gli si presentasse davanti. Avrebbero finalmente
incontrato lo sguardo di colui che tutti dicevano essere il braccio destro del diavolo. Stavano
finalmente per chiudere nella più buia delle celle lo Squalo, il capitano Bartholomew.
STAI LEGGENDO
L'ombra del Poseidon
FantasyDue orfani i cui destini si intrecciano ed una ciurma di pirati in cerca di vendetta verso i membri della marina corrotti.