Era passata una settimana dalla confessione di Kyosa al suo amico Russell e questo non pareva aver intaccato in alcun modo la loro amicizia. Anzi, per quel ragazzino di appena quattordici anni, avere come amico il figlio del più temuto flagello dei mari era diventato motivo di orgoglio. Ma, come gli aveva chiesto Kyosa, non poteva dire a nessuno la sua reale identità. In paese tutti sapevano che era arrivato in città su un mercantile, ma nessuno conosceva il suo passato. E a lui stava bene così. Perché in fondo lo sapeva, nessuno avrebbe voluto come amico il figlio del più sanguinario dei pirati.
Si era appena fatta mattina inoltrata, i pescatori avevano ritirato le casse del pesce dalla banchina dove le avevano poggiate per vendere il pescato, quando la campana del porto iniziò a suonare. Incuriositi, i passanti arrivarono a frotte per vedere il motivo di quel trambusto e senza farsi attendere, anche i soldati della marina arrivarono di corsa, urtando qualche spettatore che si trovava sulla loro strada. Si posizionarono davanti all’ormeggio in fondo al porto, dritti come spade, luminosi nelle loro divise bianche.
Un mormorio si levò tra la folla, qualcuno ipotizzava l’arrivo di un alto ufficiale della marina, qualcun altro che stesse arrivando il governatore. Qualunque fosse l’occasione non importava, stava arrivando un personaggio illustre tanto da essere accolto dalla marina in persona.
Kyosa e Russell osservavano l’orizzonte seduti su un muretto al di sopra del porto. Lo sguardo fisso sulla linea di confine tra cielo e mare. Ed eccola apparire, dapprima le vele bianche come la neve, e poi pian piano ecco la prua del galeone. I quattro alberi avevano le vele spiegate, il vento a favore rendeva la sua corsa veloce e fluente. In cima all’albero maestro batteva la bandiera della marina militare. Non ci volle molto per capire chi stesse arrivando in porto.
- Io me ne vado. - disse Kyosa mentre il galeone entrava in porto. - Non voglio assistere alla sua entrata trionfale!
- Tu sai chi è? - chiese Russell senza distogliere lo sguardo dallo spettacolo che si presentava sotto di lui.
- Si.
- E chi è? - ribatté Russell con un malcelato entusiasmo.
- Vedi la polena di quel galeone? È un angelo bendato con una bilancia ed una spada in mano. C’è solo un uomo della marina che abbia mai comandato su quella nave Russell. L’uomo che si vanta di essere il portavoce della giustizia divina su chi non rispetta le leggi. - Kyosa sputò verso il porto. - Il mare se lo porti quel cane!
- Lo conosci?
- Lo conosci anche tu, per motivi diversi, ma visto il tuo amore per l’esercito marittimo di sua maestà è impossibile che tu non sappia chi sia.
Russell ci pensò un po' su, un imponente galeone con un angelo portatore di giustizia come polena, doveva certo essere guidato da un importante membro della marina e lui conosceva il nome dei più grandi comandanti. Dopo qualche minuto sul suo volto si dipinse un’espressione di stupore. Guardò prima la nave, poi Kyosa. Un dito che indicava verso il porto.
- Il capitano Chrosman? Ma non può essere lui! Cosa mai sarà venuto a fare qui?
Kyosa scese dal muretto in pietra e si rivolse a Russell.
- Io vado, ho bisogno di stare solo. Ci vediamo stasera. Non combinare guai mentre non ci sono.
E si avviò verso il villaggio.
- Kyosa aspetta! - urlò Russell, ma senza ottenere risposta.
Una volta solo Kyosa cambiò strada, prese un vicolo che lo riportava verso il porto, ma non ai moli di attracco, bensì verso i pub dove la feccia della società si riuniva per fare baldoria.
Superò alcuni pub fatiscenti e dal nauseabondo odore di marcio, fino ad arrivare ad un piccolo stabile, la cui insegna portava la scritta La Sirena Nera. Vi entrò senza guardarsi intorno e si avvicinò al bancone del bar.
Il barista, che pareva conoscere il ragazzo, versò a quest’ultimo un bicchiere di rum e lasciò la bottiglia sul bancone. Alcuni uomini, dall’aria losca, dopo averlo visto entrare, iniziarono a mormorare a bassa voce fra loro. Altri invece pareva avessero perso la lingua e si ammutolirono.
Kyosa prese il suo bicchiere di rum e lasciò che il liquore scendesse in gola. Poi batté il bicchiere sul bancone.
- Figli di un cane! - urlò voltandosi a guardare gli uomini alle sue spalle. - Avete sentito la notizia? Quel demonio del capitano Chrosman è in città!
Fu in quell’istante che quei balordi urlarono come fossero cani davanti ad un osso.
- Avremo la nostra vendetta! – urlò un uomo alzandosi di scatto dalla sedia.
- Lo daremo in pasto agli squali quel verme! – urlò un altro mentre batteva il pugno sul tavolo.
Le voci iniziarono a mischiarsi l’una con l’altra creando una baraonda senza fine.
Kyosa li guardava dall’alto dello sgabello su cui stava seduto, mentre si versava un altro bicchiere di rum.
- Silenzio ora! – la voce del ragazzo tuonò per tutto il pub, zittendo tutti. – Abbiamo aspettato per due anni questo momento! Il momento in cui avremmo potuto vendicare la morte del capitano Bartholomew! Le riparazioni del Poseidon sono quasi ultimate se non erro, confermate Mastro Abraham?
Da un tavolo sulla destra un vecchio uomo dai capelli grigi annuì con il capo.
- Manca giusto qualche ritocco ed è pronto a tornare ad affrontare le onde del mare! - confermò il mastro d’ascia.
- Perfetto! Mastro Chaz voi che mi dite riguardo le vele?
- Tutto pronto capitano! – ruggì la voce dell’uomo seduto accanto al vecchio mastro d’ascia.
- Brogan la stiva è stata riempita?
- Si signore! – disse un ometto basso e tarchiato.
- Bene! Ora dobbiamo solo rifinire il piano e saremo pronti ad attuare la nostra vendetta! Il capitano Chrosman è solo il primo dei colpevoli che dovranno versare il loro sangue per placare la nostra sete di vendetta!
Un urlo d' assenso si levò dall’intero pub.
Mentre i suoi uomini festeggiavano Kyosa lanciò una moneta d’oro all’oste ed uscì dal pub. Doveva raggiungere Russell in città. Finalmente il suo piano di vendetta stava per avere inizio. Pochi giorni ancora e il mare avrebbe avuto il suo tributo di sangue.
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L'ombra del Poseidon
FantasyDue orfani i cui destini si intrecciano ed una ciurma di pirati in cerca di vendetta verso i membri della marina corrotti.