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Russell osservava i due uomini davanti a lui mentre si dirigevano per una strada che portava, attraverso degli scogli, ad una parte impervia della scogliera che non conosceva. Era ancora sconvolto per l’apparizione di quel ragazzo alla spiaggia, ma ancor di più lo era per come aveva chiamato Kyosa. Era vero che non sapeva molto del suo amico, ma lo aveva sempre visto solo, non lo aveva mai visto in compagnia di nessuno.
Mentre rimuginava sui dubbi che lo assalivano, non si era reso conto che Kyosa lo stava chiamando.
- Russell! Per tutti i diavoli ci sei?
- Oh, sì! Scusa!
Kyosa scrutò la sua espressione smarrita. Sospirò e disse a Caleb di andare avanti, lui e Russell lo avrebbero raggiunto tra poco.
Mentre Caleb si avviava, Kyosa si mise davanti a Russell. Le braccia incrociate al petto, gli occhi fissi sul ragazzo, come a volerne sondare l’anima.
- Prima di proseguire sarà bene che io ti parli di ciò che vedrai.
Russell trasalì nel sentire il tono serio e deciso nella voce di Kyosa.
- Devo essere sicuro che mi posso fidare di te. Ciò che stai per vedere e sentire ti metterà in una posizione scomoda. Dunque, posso fidarmi di te?
- Ovvio che puoi fidarti di me! – rispose Russell offeso.
- Bene. Allora prima di arrivare alla fine di questa strada devo dirti delle cose. Sappi che mi dispiace non avertene parlato prima, ma non volevo che tu ne restassi coinvolto. Sei un bravo ragazzo e ciò che rappresento non è certo il migliore degli esempi. Ma mi sono affezionato a te, sei una delle poche persone che posso definire un amico.
Russell rimase in silenzio. Sapeva che Kyosa nascondeva qualcosa, ma credeva che il segreto che si portava dietro fosse quello sulle sue origini, che, oltretutto, gli aveva svelato da poco. Ora capiva che c’era ben altro.
- Questo sentiero porta ad un’insenatura nascosta, che nessuno conosce a quanto pare. Questo è stato, per questi due anni, il nascondiglio perfetto per me e i miei uomini. Caleb, il ragazzo che mi è venuto a chiamare alla spiaggia, è uno di loro. Io non avrei mai voluto coinvolgerti. Potrei anche giurartelo! Ma le circostanze sono cambiate. Quindi, prima che le cose diventino serie, ti chiedo, sei pronto a dover cambiare vita?
- Io…- Russell esitò. Cosa gli stava realmente chiedendo Kyosa?
- Non preoccuparti, non ti sto chiedendo di fare nessun sacrificio. Ma dovrai convivere con la consapevolezza che tutto ciò che vedrai e sentirai dovrà restare sepolto come un morto nella fossa.
All’improvviso Russell assunse un' espressione ferita, come poteva dopo due anni mettere in dubbio la sua lealtà?
- Hai finito di trattarmi come uno stupido? - sbottò Russell.
- Come scusa?
- Mi hai sentito! Hai finito di blaterare cose senza senso? È vero, ho solo quattordici anni e tu chissà quanti di più. È vero, non so nulla della tua vita né di quello che mi aspetta alla fine di questo sentiero. Ma dovresti conoscermi! Tu per me sei più di un amico! Io non ho mai avuto una famiglia prima di incontrare te! Mi hai fatto da fratello maggiore! Eri lì per aiutarmi se finivo nei guai! Eri li quando stavo male! Mi hai insegnato più cose tu in due anni che la vita stessa! E se ciò che sto per vedere o sentire dovesse mettermi nei guai non mi importa! L’unica certezza che mi è rimasta nella vita è l’amicizia che ci lega! Quindi smettila di dirmi che volevi solo proteggermi! Trattami come un tuo pari per una volta! Almeno tu non mentirmi!
Russell fissava il terreno tenendo le braccia stese ed i pugni serrati. Per quanto Kyosa avesse tenuto nascoste la maggior parte delle cose della sua vita, era pur sempre il suo migliore amico e non gli restava altro.
- Scusami Russell per averti nascosto chi sono. Da ora non ci saranno più segreti.
Kyosa tendeva la mano verso Russell e non ci volle molto prima che il ragazzo la stringesse. Kyosa approfittò di quel momento per tirare il ragazzo ed abbracciarlo.
- Bene allora! È deciso! Andiamo a presentarti alla mia ciurma!
Finalmente i due sorridevano e la tensione si era allentata.
Camminarono ancora per circa una ventina di minuti e poi ecco in lontananza arrivare il suono di un vociare allegro e l’inconfondibile suono delle onde che si infrangevano sullo scafo di un’imbarcazione.
Quando finalmente svoltarono l’angolo Russell li vide, uno gruppo di uomini che ridevano tra loro mentre prendevano delle casse sulle spalle e le portavano verso la spiaggia. Ma fu solo quando alzò lo sguardo verso il mare che la vide. La nave più bella su cui i suoi occhi si fossero mai posati.
- Allora, che ne pensi del mio galeone? – rise Kyosa senza distogliere lo sguardo dalla sua nave.
- Non avevo mai visto nulla di simile!
Il galeone era un imponente nave da guerra. Sui bordi si contavano 14 aperture per lato. I quattro alberi svettavano verso il cielo, imponenti e pronti a sfidare il vento con le loro vele. La poppa della nave era intagliata dando forma a cornici piene di ghirigori. La balconata vedeva ai suoi lati due scheletri ridenti che sorreggevano il soffitto. Mentre a prua, pronta a sfidare le onde, la polena del galeone, un enorme cavallo con la coda di pesce, interamente rivestito d’oro.
Kyosa guardava di sottecchi il suo amico, sorridendo dello sguardo rapito del ragazzo.
- Ti presento la mia umile nave.
- Umile? – sussurrò Russell
- Ahahahaha! Hai davanti a te il Poseidon! Ed ora andiamo! Ho delle questioni urgenti da sbrigare e devo anche presentarti alla ciurma!
Quando furono a portata d’occhio la ciurma inizio a gridare saluti verso il loro capitano. A quella vista, qualcosa dentro Russell iniziava a cambiare. Forse si era sbagliato a giudicare i pirati degli zotici squartatori senza pietà, forse non erano come li avevano sempre descritti. Ma a breve lo avrebbe scoperto.

L'ombra del PoseidonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora