Chapter eleven.

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3 Giugno 1984


Harry


Quella mattina avvertii mio padre che sarei uscito a piedi e - nonostante le numerose lamentele che quella mia improvvisa decisione avesse riscosso - ero comunque riuscito a convincerlo. Gli avevo garbatamente spiegato che la scuola distasse solo pochi isolati da casa nostra e che mi era venuta voglia di sgranchirmi un po', vista la bella giornata. In realtà avevo solo bisogno di pensare. Così - come di consueto - avevo lasciato un veloce bacio sulla tempia di Angie, una carezza a mamma, un amorevole insulto a Gemma, e mi ero catapultato fuori.

Inspirai a pieni polmoni l'aria fresca e, stringendomi nella mia giacca, avevo preso a camminare.


La strada che separava casa mia da scuola, non era mai deserta. Ad ogni ora della giornata era possibile trovare elementi che la popolassero: che fossero bambini che giocavano nel parco vicino, donne anziane che passeggiavano lungo il viale alberato o ragazzi della mia età seduti su vespe nuove, che si dileggiavano nella guida dei loro veicoli a due ruote nel parcheggio del supermercato.


Osservai un gruppo di ragazze in uniforme dirigersi verso la fermata dell'autobus, storcendo il naso alla visione delle loro gambe bianche talmente scoperte sotto quelle gonnelline blu striminzite.

Una cosa che avevo sempre apprezzato nelle ragazze - nonostante non apprezzassi propriamente le ragazze - era il senso del pudore: l'eleganza stava proprio nel coprire il necessario, riuscendo a rimanere comunque belle ed intriganti.

Proprio non capivo cosa ci trovassero i ragazzi nelle donne che lasciavano poco spazio all'immaginazione con il loro vestiario succinto. Anche se spesso la reale domanda fosse cosa ci trovassero i ragazzi nelle donne, in generale.


Passai accanto ad un un ragazzo alto dai capelli scuri, quasi neri, che - non essendosi accorto della mia presenza - mi rifilò una spallata.


"Scusami" dissi, alzando entrambi i palmi delle mani.


Lui non si voltò, continuò a camminare per la sua strada canticchiando con tanto di pathos The Look Of Love, canzone degli ABC uscita ben due anni prima, senza degnarmi neppure di uno sguardo.


Fu un episodio di poco conto, ma in quelle circostanze, non fece altro che farmi sentire insignificante.


Continuai a camminare, non badando alle pozzanghere che la pioggerella di quella notte aveva portato, ed osservando gli schizzi d'acqua punteggiare l'asfalto grigio ad ogni mio passo.


Non avevo motivo di tenere il muso in quella maniera, di camminare a testa bassa e di comportarmi come se l'intero universo mi detestasse. Ero stato io ad essermela cercata, avevo avvicinato io Louis quel giorno, gli avevo chiesto un passaggio e me n'ero innamorato. La colpa era solo mia se - invece di farmene una ragione e basta - avevo deciso di approfondire la sua conoscenza e di cominciare una relazione. Anche se quella, relazione non si poteva definire. La realtà era che io e Louis non avevamo alcuna stabilità: a scuola all'entrata ci guardavamo di sfuggita, a pranzo ci ignoravamo, il pomeriggio tra le mura di casa ci vedevamo nudi, e poi di nuovo tutto da capo.

Ero triste, confuso ed amareggiato, eppure una cosa mi era chiara: lo volevo da impazzire. E proprio perché il desiderio di lui mi stava facendo dare di matto, la notizia che avrebbe accompagnato Hannah al ballo di fine anno mi aveva totalmente spiazzato.

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