LXXXVII. Non sono solo un uomo
Non sono solo un uomo, neanche un pöeta,
Nè uno scrittore d'amor, neppure un imbroglione;
Non sono solo un corpo, creato d'altrui arte,
Né l'anima che ho dentro: Non sono ciò che sembro.
Allora cosa sono? Perché mi dici uomo?
Tu vedi, tu, non guardi; tu senti, non ascolti.
Gioisci, non patisci con me, non condividi
Il mio stesso dolore, il mio stesso tormento.
Non dirmi tu: Pöeta. Io sono questi versi,
I poeti non lo sanno; m'ignori come gli altri.
Non mi ha trovato, forse, tra i tuoi tanti libri?
Lo giuro: Non sarò poeta, mai scrittore;
Sarò in ogni dove, senza che tu lo sappia,
Come il vento che scuote le cime silenziose,
Mai come albero fermo, ma com'anima libera.
Ecco, io voglio soltanto comprendere me stesso.Nota al lettore: È una mia interpretazione del pensiero di Palazzeschi e di Corazzini, poeti Crepuscolari. Buona lettura.
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10.000 Parole d'amore
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