61. Night lights

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La meraviglia delle luci dei grattacieli in mezzo alla città in piena notte colpisce Elsa ancora una volta, mentre è seduta sul sedile posteriore del taxi che la sta portando in albergo.

È arrivata in Qatar, è già ora di iniziare un nuovo fine settimana di gara.
Le sembra di aver vissuto tutti i giorni negli ultimi mesi sempre di corsa, sempre a rincorrere gli impegni, le cose da fare, le gare, i problemi da risolvere.
Come un maratoneta, con le scarpe da ginnastica ai piedi, vestiti comodi e gocce di sudore sul viso, respiri corti ma sempre sorridente... infondo nessun maratoneta si lamenta della fatica, è una sua scelta, passa la vita a correre perché è così che gli piace vivere.

Qualche volta si rende conto che vivendo così di fretta si dimentica di trovare il tempo di elaborare le cose che vive, i suoi ricordi riposti nella sua mente come una sequenza di immagini sembrano i fotogrammi di un film in cui non si ricorda di aver recitato.

Il traffico scorre ancora lento, ma non si spazientisce. Guarda fuori dal finestrino, le luci riflesse sull'acqua del Golfo Persico brillano scomponendosi in migliaia di colori, e i suoi occhi le vedono ricomporsi insieme in immagini come piccole particelle di sogni, o di ricordi.
E nella sua mente cominciano a riaffiorare tutti i momenti che ha vissuto negli ultimi giorni, in disordine, senza un senso logico, come se il suo cervello cercasse di riordinare i fili della sua vita che ha vissuto troppo velocemente ed è sfuggita anche al suo controllo.

Per prima la sua mente ricompone quella foto del Gran Premio di Singapore.

Erano anni che non guardava una vera gara di Formula Uno come faceva una volta, aggrappata alla sedia con tutte le sue forze facendo il tifo per un pilota, pregando per la sua vittoria, ma sta volta se l'è guardata tutta, eccome, quasi dimenticand...

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Erano anni che non guardava una vera gara di Formula Uno come faceva una volta, aggrappata alla sedia con tutte le sue forze facendo il tifo per un pilota, pregando per la sua vittoria, ma sta volta se l'è guardata tutta, eccome, quasi dimenticandosi che stava lavorando.

È stato in quel momento, in quell'abbraccio immortalato da tutti i fotografi e destinato a rimanere nella storia della Formula Uno che Elsa ha visto dopo tanto tempo il senso del suo lavoro e della sua vita.

Che valore può avere l'amicizia a trecento all'ora?

Loro erano la risposta.
A dieci giri dalla fine Carlos era aggrappato con le unghie al primo gradino del podio ma le due Mercedes avevano le gomme nuove e stavano arrivando velocissime, avrebbero superato prima Lando, che erano secondo, e poi avrebbero passato anche lo spagnolo senza nemmeno sforzarsi troppo, le gomme di chi non aveva effettuato il pitstop erano troppo usurate per combattere.

"Gap to Lando every lap" aveva chiesto in radio all'ingegnere. E Elsa aveva già capito, ma ancora non ci poteva credere che lo stava facendo davvero.

Il DRS train è, tecnicamente, una situazione che si verifica quando più di due macchine corrono vicine con un gap di meno di un secondo l'una dall'altra e quindi la possibilità di usare il DRS, la parte mobile dell'alettone posteriore che permette di rimanere in scia alla macchina davanti e avere più potenza per provare a sorpassare... ma se ci sono tre macchine attaccate, la terza non riesce a passare perché ha la stessa potenza della macchina davanti a lui  - Elsa sapeva già bene come funzionava, ma si ricordava ancora benissimo di aver sentito di nuovo questa definizione proprio dalle parole di Carlos, che aveva girato un video per uno sponsor che era stato pubblicato proprio in quella settimana.

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