8. Hurts (LEC)

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Gli spettatori del Gran Premio di Turchia erano rimasti col fiato sospeso fino all'ultimo secondo prima della bandiera a scacchi. A parte il primo gradino del podio, già assegnato a Hamilton fin dalla partenza, la lotta tra secondo terzo e quarto era stata durissima, e per un attimo Charles Leclerc era stato vicino a conquistare il secondo posto. Ma è bastato un bloccaggio in curva. Niente podio.

Elsa guardava tutto dalla postazione di pronto intervento con tuta e casco indossati. La gara sul bagnato, su questa pista, poteva trasformarsi in una macedonia di piloti a muro, in ogni momento. C'era bisogno di tutto l'aiuto possibile, perciò tutti i medici dell'equipe erano pronti a uscire.
Era da tre giorni che Elsa non staccava gli occhi dagli schermi. Le gare sul bagnato, su piste con asfalti appena rifatti - utili alla Formula Uno quanto un palaghiaccio per i mondiali di football americano - sono l'intrattenimento perfetto per gli spettatori.
Per il responsabile della salute e sicurezza dei piloti, sono un incubo.

Così, dopo 57 giri, 39 bandiere gialle, 4 ritiri e nessun intervento medico necessario, dopo aver guardato la festa del podio (non se ne perde mai uno, proprio come li ha sempre guardati da casa) Elsa decide di festeggiare il successo della giornata con una bella dormita in albergo. Appoggia il cellulare sul comodino, lascia la suoneria delle chiamate ma disattiva le notifiche dei messaggi.

Sono così stanca che potrei anche non sentire la suoneria. Se avranno bisogno di me gli converrà buttare giù la porta.

Le sembrano passati 5 minuti, ma in realtà stava dormendo da più di 6 ore, quando, poco prima della mezzanotte, sente la suoneria del cellulare.
Apre gli occhi, spera che sia solo un brutto sogno, e invece no, accanto al suo letto c'è un maledetto rettangolo tecnologico illuminato che vibra e fa rumore. Accende la luce, controlla di essere abbastanza cosciente. Risponde.

"Pronto, sono Charles. Sono un collione ho fatto un casino, puoi aiutarmi?"

"Dove sei?"

"In camera."

"Mi serve anche il numero, della camera. Che è successo?"

"Mi sono tagliato... La mano è piena di vetri... Sono alla stanza 309"

"Sei da solo?"

"Si. Io... Li ho mandati via tutti."

"Ok, arrivo. Tieni ferma la mano e non fare niente, ci penso io."

Se i muri della stanza 309 potessero parlare, potrebbero descrivere una scena di questo tipo: un pilota monegasco torna in camera, lancia la sua roba sulla sedia, si butta sul letto a sfogare la sua rabbia contro un cuscino. Non gli è ancora passata che sente suonare alla porta: sono un pilota tailandese e due giovani piloti inglesi. "Ehi Charles, siamo venuti a portarti qualcosa da bere." Dall'interno della camera presto una risposta diplomatica e pacata: "Non me ne frega un cazzo!"
Inutile dire che a questo punto Lando era già scappato in fondo al corridoio con la sensazione di aver stuzzicato un Rottweiler... Ma Alex è particolarmente ottimista e risponde "Ok, va bene ce ne andiamo, volevamo solo dirti che capiamo che tu possa essere arrabbiato perché hai fatto un errore, ma sono cose che capitano... Ti lasciamo qui il vassoio con un gin tonic, se poi hai voglia di venire a berlo con noi siamo qui sotto..."
*silenzio
Se ne vanno.
Dopo poco però, per un qualche motivo, l'idea di una cosa fuori posto, quel bicchiere appoggiato davanti alla sua porta lo disturbava. Così apre la porta e prende il vassoio.
Solleva il bicchiere per bere, ma ha ancora tutto lo stress e la rabbia che non gli permettono di tenere ferma la mano. Si versa il gin tonic sull'unica maglietta pulita che aveva. Con un gesto di stizza cerca di rimettere il bicchiere sul tavolino. Troppa forza. Il bicchiere esplode e un secondo dopo la sua mando destra è piena di sangue e schegge di vetro.

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