«La cosa più divertente, quando raccontate questa storia a qualcuno, è che vi dipingete come tre pulcini smarriti senza di me, e invece poi non è affatto così» ridacchia Brenda mentre legge la bozza del capitolo dallo schermo del telefonino.
Si avvicina la metà di settembre e la spiaggia è ormai deserta, ma gli aperitivi nei dintorni sono ancora una piacevole abitudine prima di iniziare la vita da universitarie.
«E poi, se foste così perse, non andreste a fare le universitarie a Bologna».
«Beh che c'entra» replico, «Bologna è a un'ora da qui. E poi dovresti convincerti a venire pure te, ci divertiremmo come pazze».
«Già lo vedo Gek, con una persona in meno in negozio e una in più da mantenere fuori casa. Si sentirebbero le lamentazioni fino a Rimini».
«Ma potrebbero accadere bellissime avventure come a Barcellona, anche se lì i moli non ci sono».
«Per fortuna!» risponde lei, ma evita di continuare il discorso su Bologna.
Brenda e la Tina erano uscite dalla discoteca dopo che Brenda non se l'era sentita di stuprare i pezzi di Dua Lipa. Avevano gironzolato ridendo come sceme e poi si erano spinte sul Puente de la Puerta de Europa, per poi scendere per i moli del nuovo terminal. Avevano seguito le indicazioni per i traghetti diretti a Ibiza perché la Tina ubriaca, continuava a sostenere che Barcellona fosse noiosa e che il suo desiderio più grande fosse andare ad Ibiza.
E da qui in poi la versione unica disponibile è quella ricavata dalla testimonianza della Tina, che sostiene che le due si siano imbattute in una coppia di ragazzi intenti a realizzare un graffito sui cubi di cemento a protezione del terminal.
Brenda, incantata, era rimasta a fissarli per un tempo, a detta di Tina "interminabile" ma alla fine, come ogni buona storia che tratta di graffittari, era arrivata la polizia o comunque della gente che aveva sbraitato per quel comportamento ritenuto più vandalico che artistico.
Tina se l'era data a gambe partendo come una fucilata, e Brenda non le aveva tenuto il passo.
Dai tempi delle medie tutti sapevano che la Tina era una quattrocentostacolista mancata: nei momenti di tensione era in grado di sprigionare una velocità di fuga che avrebbe fatto impallidire una giamaicana. Così la nostra caposquadra si era trovata a cercare un luogo per nascondersi in brevissimo tempo, e saltando da un bancale all'altro, si era ritrovata nella stiva di un traghetto della Balearia.
Qui le notizie si fanno incerte. Pare che sia inciampata battendo contro delle merci stivate, fatto sta che si era svegliata a un orario imprecisato, mentre il traghetto era già in navigazione. Destinazione sconosciuta.
Nel frattempo, noi ci eravamo ritrovate con la Tina che ci aveva raccontato tutta la parte che conosceva. Davamo la caposquadra smarrita per Barcellona, senza cellulare e probabilmente senza documenti.
«Porca troia il mio Iphone 6!» aveva latrato la Cate.
La Tina aveva implorato Taiwo di aiutarci a trovarla ma il suo tamtam non aveva portato a nulla. Ci aveva portate nel luogo in cui era successo tutto, ma non c'erano tracce di Brenda o dei suoi effetti personali. Probabilmente qualche passante aveva già provveduto a ripulire la borsetta, lanciata chissà dove.
«Dobbiamo chiamare Gek» avevo detto, con aria grave.
Ovviamente, tutto quello che dico è frutto del racconto di Brenda, potrebbe tranquillamente essere tutta una fregnaccia. Ma tendo a fidarmi di lei.
Quando aveva capito di essere su un traghetto, aveva realizzato subito di esservi in maniera clandestina, e i clandestini non sono mai ben visti a bordo delle navi. Non vengono più cacciati giù con la sciabola puntata alla schiena, ma si rischia comunque un bel casino.
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Barcelona Prohibida
Romance"Già dall'imbarco, quando erano sfilate davanti all'equipaggio del traghetto, Caterina aveva avvertito un lungo brivido lungo la schiena quando aveva incrociato lo sguardo del secondo ufficiale: due occhi verdi come lo smeraldo, abbaglianti e, sopra...