I would love to go
Back to the old house
But I never will
I never will
I never will...
-The smiths
***Luglio
La luce bianca della sala d' attesa stava accecando Oscar. Tutto intorno a lui pareva freddo e senza vita: il vaso con i fiori finti appoggiato sul tavolino, le sedie in plastica verniciate di colori accesi e perfino le persone che silenziosamente aspettavano il proprio turno.
In fondo anche lui era come loro: spento e senza vita.
Alcune persone, sedute in maniera composta, stavano compilando un lungo questionario che la receptionist gli aveva appena fornito. Oscar aveva risposto a quei moduli il mese precedente, specificando, attraverso domande personali, il suo dolore. Sotto ogni richiesta poteva scegliere tra tre affermazioni diverse e doveva cerchiare quella che rappresentava al meglio il suo stato d' animo. A molte domande, Oscar, aveva mentito per non allarmare il suo psicologo.
Ad esempio all' argomento suicidio, non aveva impiegato molto tempo a rispondere. l' opzione che lo rappresentava meglio era :"se ne avessi l' occasione mi toglierei la vita" ma impulsivamente aveva cambiato, scegliendo l' affermazione più neutrale : "ho pensieri suicidi ma non passerei mai all' atto".Non c' era bisogno di spaventare ulteriormente il suo terapista, la sua situazione era già abbastanza grave di suo.
:"Oscar?" Ci mise più tempo del dovuto a mettere a fuoco l' uomo che lo stava chiamando dall' uscio dello studio.
Si stropicciò gli occhi e alzandosi si sistemò le maniche facendole scivolare fino a coprirgli bene il polso. Entrò lentamente nella stanza e lasciò che l' uomo chiudesse la porta alle sue spalle. L' ambiente era piccolo ed illuminato da luci soffuse. Al centro c' era un tavolino in vetro, con sopra appoggiata una scatola di fazzoletti e un blocco di carta. Intorno erano disposte due basse poltrone grigie che avevano l' aria di essere comode.
"Prego siediti pure dove preferisci" Disse con tono calmo l' uomo.
Oscar si sedette sulla poltrona più vicina e aspettò che Matt, lo psicologo, facesse lo stesso. Come sempre, questo si aggiustò gli occhiali con un gesto involontario e diede uno sguardo veloce al portablocco con agli appunti presi durante la precedente seduta.
"Allora Oscar, com'è andata questa settimana?" Chiese matt guardando attentamente il ragazzo.
" Come la scorsa, sento di non aver fatto nessun progresso." Rispose Oscar mentre teneva lo sguardo basso.
"E' successo qualcosa in particolare durante questi giorni? attacchi di panico o episodi di rabbia..."
Oscar era stato male.
Aveva passato una notte sdraiato sul pavimento tra il suo letto e il bagno, senza trovare la forza di sollevarsi da terra. Non aveva più lacrime in corpo, si limitava semplicemente a fissare un punto indefinito nel vuoto. Sperava di morire, magari disidratato o di stenti, pur con tutto il tempo che ci sarebbe voluto. Era così stanco da non riuscire a muovere un singolo muscolo così si addormentò lì, con il viso appoggiato sulla moquette.
Riportò a Matt solo alcune di queste cose, ma questo era consapevole che Oscar soffrisse di una forte depressione e che quindi stesse tagliando, dal racconto, le parti più importanti.
"Oscar, credo che sia giusto iniziare a parlare di Ethan. Te la senti?
A quelle parole gli occhi stanchi e senza vita del ragazzo assunsero una sfumatura diversa. Matt colse questo cambiamento e capì di star facendo la cosa giusta. Fargli parlare del suo amico sarebbe stato l' unico modo di risvegliarlo.
"Se non vuoi parlarmi dell' incidente, parlami di quello che stavate facendo poco prima che accadesse. Prenditi tutto il tempo"
Oscar sentì una fitta al cuore. Non era sicuro di essere pronto a parlarne, non era nemmeno passato un mese intero da quel giorno, ma non riusciva più a convivere con i suoi pensieri ossessivi e a tenersi tutto quel peso dentro. Doveva liberarsi per trovare un minimo di sollievo.
"Matt, non sono sicuro di riuscirci ancora, ma mi impegnerò te lo giuro. Oggi posso provare a parlarti di lui, però ti prego non pretendere da me che ritorni a quel giorno, almeno per adesso"
L' uomo fece un cenno di approvazione, socchiuse per un momento gli occhi e abbozzò un leggero sorriso.
Oscar e Ethan si incontrarono la prima volta al liceo. Entrambi erano tipi tranquilli, a cui piaceva passare inosservati, ma per quanto ci provasse, Ethan, non lo passava mai. Il ricordo che aveva Oscar sul loro primo incontro era ancora vivido nella sua mente.
Il primo giorno di scuola, Oscar sedeva in seconda fila mentre il posto dietro di lui era libero. Non lo sarebbe stato a lungo visto che in pochi minuti un ragazzo dai capelli arruffati, il viso spigoloso e il naso pronunciato sarebbe venuto ad occuparlo.
Una sigaretta non ancora accesa pendeva dalle sue labbra. Indossava una giacca marrone di seconda mano,un paio di jeans logori e una sciarpa a quadri probabilmente fatta a mano da sua madre. Dava l'idea di essere una persona confusa, dalla mente contorta.
Si sedette appoggiandosi bene allo schienale e tirò fuori dal suo zaino un libro. Senza aspettare troppo si mise a leggere. La mano destra sosteneva il capo mentre le dita torturavano nervosamente i ricci castani.
Oscar si girò verso di lui e notò le pagine del libro: erano completamente scarabocchiate o meglio dire, disordinatamente annotate. Il ragazzo alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di Oscar. Gli Sorrise maliziosamente spostando la sigaretta all'angolo della bocca.
"fumi?" chiese il ragazzo estraendo dalla tasca della giacca un pacchetto di Marlboro con su scritto "memento mori" a penna sopra.
"no" rispose Oscar cercando di mantenere il contatto visivo mentre le sue guance stavano iniziando ad avvampare.
"peccato" concluse lui con aria delusa, riponendo il pacchetto al proprio posto.
"sono Ethan, comunque."
"Oscar" lo disse con enfasi, quasi come se avesse saputo dall'inizio che quel ragazzo sarebbe diventato, di lì a poco, parte fondamentale della sua vita.
Per tutta la durata del racconto Oscar non aveva provato niente. Aveva spento i suoi sentimenti mentre le parole uscivano da sole, in automatico. Si sentiva in colpa per questo, come poteva non provare nulla mentre ricordava il suo migliore amico ormai morto?
" Molto bene Oscar!" disse Matt sorridendo.
"Ora proviamo a fare un altro esercizio. Prova a pensare a 4 oggetti che descrivano Ethan. E' doloroso lo so, ma devi iniziare a parlare di lui se vuoi migliorare."
Oscar trattenne il fiato poi espirando disse: " voglio veramente migliorare..."
Seguì un breve silenzio, poi prese coraggio e iniziò a parlare.
"Non riesco a non pensare ad Ethan senza pensare alle sigarette. Non ne aveva mai abbastanza. Le sue dita ingiallite che si avvicinavano alla bocca e il suo modo di fumare, così veloce lo rendevano ai miei occhi ipnotico. Molte volte gli avevo chiesto di smettere ma lui mi rispondeva mostrandomi il suo pacchetto di Marlboro indicandomi la scritta.
Tutti moriremo, non importa come.
Beveva spesso caffè nero, nella sua stanza c' erano mille tazze sparse per la scrivania che puntualmente dimenticava di lavare. Per questo i suoi abiti profumavano di tabacco e caffè. Ethan era i suoi libri, di cui era gelosissimo. Nei margini aveva il vizio di scrivere le sue impressioni o critiche sulla storia. Amava farlo, lo faceva sentire libero."
Gli occhi di Oscar cominciarono a gonfiarsi così come la voce a tremare sempre più.
"Non riesco a pensare ad un altro oggetto Matt, ma se penso a lui penso al lago."
" Non preoccuparti Oscar sentiti libero di raccontarmi ciò che vuoi." rispose l' Uomo, appuntandosi alcune parole sul portablocco.
Improvvisamente Oscar smise di parlare. Teneva lo sguardo fisso sulle sue mani con cui stava giocando nervosamete. Non appena sollevò il viso Matt notò che le lacrime gli stavano rigando le guance.
"Oscar va bene così. Non c' è bisogno di continuare se non te la senti."Lo rassicurò l' uomo porgendogli la scatola dei fazzoletti.
" Piangi Oscar, non chiuderti in te stesso. Dobbiamo lavorare sulle tue emozioni e sui tuoi pensieri. Non possiamo cambiare i fatti, ma possiamo cambiare il modo in cui li elabori. Ricordati che puoi chiamarmi quando vuoi. Ci vediamo la prossima settimana." Disse l' uomo accompagnandolo alla porta ed invitandolo ad uscire.
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Nessuno si salva da solo
Novela Juvenil"Nessuno si salva da solo Oscar" Gli disse un giorno Matt " anche le persone che appaiono più forti hanno bisogno d'aiuto quando tutto gli sembra cadere a pezzi." Quella frase aveva rivoluzionato il modo di pensare di Oscar e lo aveva fatto sentire...