Capitolo 5 - HARRY

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In una condizione normale Harry non avrebbe avuto nessun problema con quegli studenti americani. Non aveva nessun pregiudizio nei loro confronti, se non fosse stato chiaramente per quello che aveva sentito. Anzi, sarebbe stato anche entusiasta, come Hermione che stava stritolando il braccio di Ron studiando con attenzione i ragazzi che avanzavano con sicurezza sotto gli sguardi vigili di tutti i maghi. L'unico rumore era quello prodotto dalle loro scarpe sul pavimento. Rimase leggermente deluso anche lui. Quando aveva sentito parlare quell'uomo con la preside si sarebbe aspettato tutto tranne quello. Gli americani erano dei normalissimi ragazzi, proprio come loro, probabilmente solo di qualche anno più grande. Non avevano un aspetto minaccioso, né tantomeno pericoloso. Eppure, c'era qualcosa in loro che lo metteva a disagio, sprigionavano un'aurea potente, diversa da quella che Harry aveva percepito al cospetto dei maghi più potenti, come quella di Silente o della Mc Granitt.
Erano sei ragazzi, la maggior parte sembrava avere la loro età, anno in più anno in meno. Avanzarono a coppie in mezzo al corridoio, due ragazze e quattro ragazzi, indossavano tutti dei mantelli che lasciavano tuttavia intravedere le uniformi di Hogwarts indossate sotto. Si fermarono davanti alla preside che sorrise cordialmente "Sono entusiasta di darvi il benvenuto alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, spero possiate trovarvi bene e mi auguro che veniate trattati con il dovuto rispetto. Come da tradizione verrete smistati nelle quattro case: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Ma il vostro.... dirigente" lo disse come se stesse cercando la parola giusta "dovrebbe avervi già informato a riguardo. Senza perdere ulteriore tempo iniziamo lo smistamento". Gazza riportò lo sgabello e il cappello che erano stati spostati in un angolo.
La Mc Granitt srotolò la pergamena con i nomi, il silenzio regnava nella sala, l'atmosfera di attesa era percepibile. "Annabeth Chase". La prima ragazza che venne chiamata salì con sicurezza le scale che la separavano dallo sgabello e si sedette. Era sicuramente una bella ragazza, si ritrovò a pensare Harry, i capelli biondi e mossi erano raccolti in una coda alta ma alcuni ciuffi le ricadevano ribelli sul volto. Ora che era più vicina Harry poté notare gli occhi grigi e tempestosi che scrutavano e analizzavano qualunque cosa guardasse. La preside appoggio il cappello sulla sua testa e dopo qualche secondo di silenzio questo urlò "Serpeverde". Dal tavolo di Malfoy esplose un applauso, mentre io sospirai, non era affatto un buon inizio. La casa verde-argento quell'anno aveva ricevuto meno primini del solito per fortuna ma, a quanto pare, lo smistamento non era ancora completo. La ragazza, Annabeth, avanzò verso il tavolo lanciando un'ultima occhiata agli altri. "Nicholas Di Angelo" proseguì. Questa volta fu un ragazzino mingherlino con una zazzera di capelli neri che tanto lunghi da ricadergli sugli occhi, dal colore dell'ossidiana. Sembrava più piccolo di loro di qualche anno. Si sedette, senza nessuna apparente espressione sul volto e lo sguardo fisso davanti a sé. Quel ragazzino metteva i brividi. Anche questa volta il cappello urlò il nome sella casa verde-argento. Hermione storse le labbra guardando verso di noi "Non sta andando molto bene questo smistamento" Harry annuì continuando a tenere lo sguardo fisso sugli americani. "Jason Grace". Questa volta il ragazzo in questione aveva capelli biondo grano, portati con un taglio militare, e gli occhi azzurri. A differenza di Nico di Angelo lui era alto e decisamente più muscoloso, o almeno così sembrava per quanto concedesse di vedere il mantello. Ero tanto immerso nei miei pensieri che sobbalzai quando il cappello urlò "Corvonero". "Almeno non sono tutti in Serpeverde" mormorò Ron, guardando mentre il ragazzo si alzava e andava a sedersi. "Perseus Jackson", oltre a lui mancavano ancora due persone. "Che razza di nome è Perseus" Hermione aggrottò le sopracciglia. Il ragazzo che si sedette aveva i capelli neri del tutto scombinati, anche se non sembrava importargli, gli occhi avevano una tonalità verde che Harry non aveva mai visto prima, sembravano della sfumatura del mare. Poi Harry incontrò il suo sguardo e all'improvviso si sentì catturato, come se qualcosa lo stesse intrappolando e non gli permettesse più scappare. "Lasciami" sussurrò il mago. Come se lo avesse sentito quel ragazzo distolse lo sguardo dal suo e quella sensazione scomparve. "Come?" Hermione si girò verso di lui "Harry sicuro di stare bene? Sei pallido" ma lui annuii senza dire niente. La preside appoggiò il cappello sulla sua testa e in un attimo trillò "Grifondoro" tutto il nostro tavolo esplose in applausi, tutto ad eccezione di Harry che seguiva i suoi movimenti attentamente senza sapere esattamente cosa dover pensare. Si sedette a pochi posti da loro nel primo posto disponibile iniziando a stringere mani qua e la e sorridendo cordialmente a tutti. Prestai distrattamente attenzione allo smistamento dei due. Dopo di lui fu il turno di Piper McLean, che venne smistata in grifondoro, aveva una lunga treccia di capelli marroni con una piuma intrecciata. E per ultimo venne smistato in Tassorosso un ragazzo alto e snello capelli biondi ricci, occhi azzurri e un sorriso smagliante stampato in volto.
La preside lasciò che la pergamena si riarrotolasse su sé stessa "I prefetti si occuperanno di spiegare il funzionamento della scuola anche ai nostri ospiti. Ora che ogni cosa è a suo posto possiamo dare inizio al nostro banchetto". Inutile dire che i pasti ad Hogwarts mi erano mancati terribilmente, soprattutto se paragonati a quelli che mi cucinavano gli zii. Ogni tipo di pietanza comparve sul tavolo e il mio stomaco brontolò solo all'odore. "Allora, che ne pensate?" Hermione sembrava l'unica a non essere interessata al ben di dio che avevamo davanti. Ron, al contrario aveva già il piatto pieno di cosce di pollo. "Eh?" si voltò verso di lei che alzò gli occhi al cielo "Andiamo, come fate a mangiare con una novità come questa". Harry sorrise leggermente dopo che ebbe finito di riempirsi il piatto "Non preoccuparti Herm, ho intenzione anche io di indagare di più sul loro conto, ma a stomaco pieno si ragiona meglio". La ragazza alzò gli occhi al cielo "certo come no. Ron ricordati che dopo toccherà a noi occuparci dei due americani; quindi, ti prego cerca di non sporcarti la divisa" Ron annuì anche se era così tanto concentrato sulla coscia di pollo che aveva davanti che Harry dubitò l'avesse ascoltata seriamente. Ogni tanto Harry si girava verso i due nuovi grifondoro nel tentativo di notare qualcosa di strano che, tuttavia, non sembrava esserci. Sembravano ragazzi normali che chiacchieravano, ridevano e rispondevano tranquillamente alle milioni di domande con cui probabilmente li stavano assalendo.
La cena proseguì pressoché tranquilla, solo qualche fantasma qua e la che cercava di spaventare i novellini, anche se si tennero per qualche strano motivo lontani dal tavolo dei Serpeverde. Quando la cena scomparve davanti a noi e la preside ci invitò a tornare nei dormitori Harry si alzò facendo un segno agli amici che si sarebbero dovuti occupare dei nuovi arrivati. Si lasciarono con la promessa di incontrarsi la sera stessa nella sala comune concluso il loro lavoro di prefetti. Così con le mani in tasca Harry si incamminò verso il dormitorio seguendo il flusso di tutti gli studenti della casa rosso-oro, felice di essere tornato a casa e indeciso su cosa pensare dei maghi americani.

NOTA D'AUTRICE:
Credo che chiedere umilmente perdono non sia abbastanza questa volta. E se non fosse per la noiosita delle lezioni di matematica dell'università non avrei aggiornato per molto altro tempo. Ma eccomi qui. Non sono completamente soddisfatta del capitolo anche perché la parte dello smistamento è parecchio lunga e molto lenta, ma spero che vi piaccia.
Cercherò di aggiornare più spesso (e rispetto a una volta ogni tre mesi non è difficile migliorare).
Se nel frattempo non verrò mangiata da qualche entità strana (a.k.a. l'università), ci vedremo spero presto.

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