Capitolo 4 - HARRY

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Harry guardò la scuola davanti a sé. La guerra contro Voldemort era finita da tre mesi, molti degli studenti che avevano combattuto nell'ultima battaglia si erano fermati ad aiutare nella ricostruzione del castello, che era quasi totalmente distrutto. Insieme a lui si era fermata anche Hermione, che si era ritrovata senza una casa in cui tornare. Normalmente sarebbero stati a casa Weasley ma, dopo la morte di Fred, nessuno dei due se l'era sentita di andare come ospiti alla Tana. La professoressa Mc Granitt aveva mandato una lettera a tutti gli studenti che avevano perso un anno di scuola offrendo loro l'occasione di recuperare il programma perso. Ron e Harry erano ovviamente stati obbligati da Hermione anche se in realtà non dispiaceva a nessuno dei tre poter passare un altro anno insieme, magari come dei normalissimi studenti di magia. Solo più tardi avrebbe scoperto di quanto di stava sbagliando. Era arrivato, quell'anno più rapidamente degli altri, l'ultimo giorno prima dell'inizio scolastico. Meno di 24 ore più tardi Hogwarts si sarebbe ripopolata di giovani maghi pronti a cimentarsi in uno studio matto e disperatissimo anche se senza il professor Piton e senza Silente non sarebbe mai stato lo stesso.  Le campane della torre dell'orologio suonarono le 11 di sera ed Harry sobbalzò. Stava facendo un giro per prendere un po' di aria e si era completamente dimenticato del coprifuoco, così si diresse a passo svelto verso il dormitorio dei grifondoro sperando di non incontrare nessun professore o studente di guardia. I corridoi vuoti gli riportavano alla mente tutte le volte che insieme a Ron ed Hermione era sgattaiolato fuori dal dormitorio per cacciarsi in qualche guaio mortale, sorrise al ricordo. A risvegliarlo dalla dimensione onirica in cui era caduto furono delle voci che provenivano dal corridoio che avrebbe dovuto prendere per arrivare al quadro della signora Grassa. Si nascose dietro l'angolo, non era sua intenzione origliare la conversazione, ma non voleva che lo vedessero in giro dopo il coprifuoco. Tuttavia, una volta in quella situazione, non poté fare a meno di sentire di cosa parlassero. Delle due voci che sentiva, una apparteneva senza dubbio alla preside Mc Granitt ma l'altra Harry era sicuro di non averla mai sentita prima. Sbirciò per osservare l'interlocutore della professoressa: era un uomo giovane, Harry gli avrebbe dato al massimo 35 anni, i capelli ricci avevano una colorazione biondo scuro ed erano coperti da uno strano cappello, più simile ad un elmo della Prima guerra mondiale. Era appoggiato ad un lungo bastone di legno scuro. Tutto in lui sembrava contemporaneamente magico e non magico. Harry poteva percepire da quella distanza l'aura di potenza che sprigionava. "E' tutto in ordine per l'arrivo dei ragazzi di domani?" chiese l'uomo alla preside, la quale annuì subito "certamente, come da accordi i ragazzi verranno presentarti come studenti di uno scambio culturale dall'America, verranno smistati nelle diverse case e avranno autonomia negli spostamenti, chiaramente senza violare il regolamento interno della scuola, mi auguro. I loro programmi sono stati stampati nelle lingue richieste." L'uomo sorrise soddisfatto "perfetto, spero non ci saranno problemi. Nel caso le ho mostrato come contattarmi, anche se spero non sarà necessario, nulla di personale chiaramente." La preside annuì "sarà mia premura rendere il loro soggiorno il più confortevole possibile". Lo sconosciuto guardo l'orologio al suo polso "ora devo andare, ho una consegna in ritardo, e io non sono mai in ritardo. Non mi deluda." Detto questo batté il bastone al suolo e scomparve nel nulla. Harry sbigottì: era sempre stato vietato smaterializzarsi ad Hogwarts, sia per una questione di sicurezza sia per non permettere agli studenti di muoversi da una classe all'altra con la magia. Quell'uomo aveva avuto il coraggio e la sfrontatezza di farlo proprio sotto il naso della preside che, come Harry vide chiaramente sospirò, probabilmente rassegnata, per poi entrare nel suo ufficio.  "Come non detto" pensò Harry "anche quest'anno ci sarà qualcosa di strano". Il giovane grifondoro era ormai sicuro che il suo destino fosse quello di cacciarsi nei guai. L'anno non era ancora iniziato e già c'era qualcosa che non gli tornava. Tuttavia, era troppo tardi per parlarne con Hermione, così decise di andare a dormire e di raccontarle quanto aveva sentito la mattina dopo, prima dell'arrivo dei nuovi studenti. Così controllato nuovamente che il corridoio fosse vuoto, sgattaiolò fuori dal suo nascondiglio e si diresse a passo veloce verso il dormitorio dei grifondoro senza per sua fortuna incontrare nessuno. Una volta scampato il pericolo si buttò sul letto abbandonandosi completamente alle coperte cercando di scacciare tutti i dubbi e le incertezze che lo assillavano.
La mattina dopo fu svegliato dalla luce del sole che passava attraverso la finestra della sua stanza. Guardò l'orologio che segnava le 6 di mattina e si maledisse mentalmente per essersi dimenticato di chiudere la tenda la sera prima. Riprendere sonno sembrava impossibile, così decise di alzarsi e prepararsi per la prima volta con molta calma. Dopo essersi lavato ed aver indossato la divisa scese nella sala comune dove, con grande sorpresa, trovo Hermione già pronta. Stava leggendo un grosso libro polveroso rilegato in pelle che, Harry ne era sicuro, lui avrebbe trovato noioso. Quando la strega lo vide sorrise e finse un'espressione sorpresa "Buongiorno Harry, sicuramente oggi nevicherà. Cos'è successo un folletto ti ha rubato le coperte?". Harry rise sedendosi accanto a lei "diciamo di sì. Che leggi?" Hermione chiuse il libro "un grosso libro troppo interessante per voi maghi comuni. Parla di tutte le creature magiche del nostro mondo, estinte e non. Lo sapevi che i goblin li utilizzano per scavare alla ricerca di oro?" Il mago annuì "ora lo so". Hermione alzò gli occhi al cielo ed Harry si rese conto di quanto gli fosse mancata quella serenità. Gli dispiaceva doverle comunicare quanto aveva sentito, così decise di tenerlo segreto. In fondo non doveva per forza essere una cosa negativa, la preside non avrebbe mai fatto qualcosa che potesse nuocere ai suoi studenti, soprattutto dopo la guerra che aveva attraversato tutto l'anno precedente. Per questa volta avrebbe lasciato che se ne occupassero i professori, ficcanasare negli affari della scuola gli aveva portato soltanto guai fino ad ora, anche se, come gli piaceva sottolineare, Harry era fermamente convinto che fossero i guai a cercare lui, e non il contrario. Così chiuse l'argomento "discussioni sospette nei corridoi dopo il coprifuoco" in un angolino della sua mente, deciso a non pensarci più. Il suo piano funzionò all'inizio della giornata, durante la colazione e per tutta la mattinata non ebbe problemi, ma, con l'avvicinarsi della sera, la curiosità diventava sempre più intensa e il pensiero delle parole della preside si faceva spazio con forza nella sua mente. Nonostante questo, riuscì a resistere quanto bastava per arrivare alla sera senza raccontare tutto ad Hermione, il cui buonumore arrivava fino alle stelle e migliorò ulteriormente con l'arrivo di Ron. Fu un sollievo anche per Harry vederlo arrivare con un sorriso stampato in faccia. L'ultima volta che lo aveva visto era stata una settimana dopo il funerale di Fred. Vedere i Weasley, una volta sempre sorridente, così distrutta aveva fatto male ad Harry. Erano stata la sua unica vera famiglia da quando aveva 11 anni e aveva chiesto loro informazioni su come accedere al binario. Si sentì sollevato. Ron era ancora il suo vecchio amico, sempre sorridente e molto impacciato. Dopo il ricongiungimento del trio il tempo volò e in un attimo si ritrovarono seduti al tavolo dei grifondoro in attesa dello smistamento dei nuovi studenti e, soprattutto, dei misteriosi ragazzi di cui aveva sentito parlare dalla preside. Aveva deciso che avrebbe aspettato a giudicare gli eventi ed era stato fedele all'idea di non coinvolgere gli amici fino a quella sera. Dopo lo smistamento dei ragazzi del primo anno solitamente c'era solo una breve presentazione delle regole principali ed indispensabili della scuola, senza dilungarsi troppo ma quella volta non fu così.
"Un benvenuto ai nuovi studenti del primo anno della nostra scuola e a tutti gli studenti che quest'anno hanno preso la decisione di tornare nonostante la tragica battaglia che è infuriata nel nostro istituto. Un ringraziamento speciale va ai ragazzi dell'ultimo anno che hanno deciso di aiutare nella ricostruzione della scuola e un caloroso abbraccio a tutte le famiglie che hanno perso familiari nella difesa di Hogwarts. Al fine di rendere quindi la scuola più sicura, in accordo con il ministero, avremo come ospiti quest'anno degli studenti americani della scuola di magia e stregoneria di Ilvermorny. Spero che li accogliate il più calorosamente possibile e che facciate loro provare l'ospitalità che rende questa scuola degna del suo nome. Verranno smistati nelle 4 case e seguiranno i corsi dell'ultimo anno. Vi prego di non giudicarne le abilità, in America hanno un sistema di studio diverso dal nostro, non per questo migliore o peggiore. Detto questo, apriamo le nostre porte ai nostri valorosi ospiti." A queste parole Gazza spalancò il portone della sala e tra i tavoli, ed Harry notò anche tra i professori, si sollevò un brusio non appena gli studenti americani avanzarono nel corridoio.

NOTA D'AUTRICE

Chi non muore si rivede no? Dopo mesi e mesi rieccomi con il quarto capitolo, il primo scritto dal punto di vista di Harry.
Vorrei potervi promettere una costanza ma con la maturità che si avvicina dovrete aspettare ancora un po'. Non so quanto passerà tra questo ed il prossimo capitolo, ma spero di riuscire a pubblicare il prima possibile.

Sperando di risentirci il prima possibile, ci vediamo al prossimo capitolo.

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