Capitolo 2 - PERCY

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Devo essere sincero con voi, mentre camminavamo alla volta della Casa Grande sapevo che sarebbe stato qualcosa di importante ma, onestamente, non credevo che sarei stato di nuovo il para sedere degli dei. Ad aspettarci all'interno dell'edificio c'erano tutti: Jason, Piper, Hazel, Frank, Leo e con mio grande stupore anche Nico. Vederli di nuovo mi fece dimenticare momentaneamente il motivo della convocazione. Ma, a quanto vedevo dalle loro facce, non era lo stesso. Sembrava avessero appena visto un morto anche se, nel caso di Nico, questo paragone non funziona mai. 

"E' un piacere vedervi anche per me eh" sorrisi cercando di allentare la tensione "si può sapere che vi prende non ci vediamo da tanto e..." venni interrotto da Chirone.

"Percy". Mi girai verso di lui, il tono che aveva usato il vecchio centauro per richiamare la mia attenzione lo avevo già sentito, anche troppe volte, e di solito non portava a niente di buono.

"Si tratta di Rachel" continuò guardandomi attentamente e parlando lentamente, come se avesse paura della mia reazione "sembra che abbia pronunciato una nuova profezia e... mi dispiace Percy ma a quanto pare le Parche non hanno intenzione di lasciarti stare".

A quelle parole mi irrigidii, mi sentii come se stessi sostenendo il peso del cielo sulle spalle nuovamente. Non ce la facevo più. Avevo già perso molto, troppo, a causa delle guerre. Prima, contro Crono, avevo guidato i miei amici in una guerra che aveva causato la morte di una gran parte di loro. Poi con Gea avevamo attraversa l'inferno e avevamo scampato per un pelo una guerra civile tra Greci e Romani. Nonostante tutto l'universo intero si stava organizzando per rendere la vita di Percy Jackson impossibile. 

"La profezia" domandai con tono piatto "cosa recita"

"A nord dell'impetuoso mare

una nuova alleanza si dovrà creare

tridente e saetta collaborar dovranno

o contro il male entrambi perderanno

dallo scuro abisso tempo e serpente

sì pagherà la salvezza con un'anima consenziente

un vecchio tradimento sistemato verrà

ma attento, figlio del mare, il tuo difetto fatale ti ucciderà."

Era stata proprio Annabeth a parlare, prima dell'ultimo verso si era fermata per qualche secondo guardando attentamente le punte dei suoi piedi. La guardai attentamente, stava evitando il mio sguardo.  Passai poi in rassegna i volti di tutti i miei compagni che si guardavano in torno cercando di trovare qualcosa su cui concentrarsi che non fossi io. Inchiodai i miei occhi in quelli di Chirone che mi guardava dispiaciuto, forse addirittura con compassione. Questo mi fece infuriare.

"Bene, perfetto no? Va tutto una meraviglia. Ho bisogno di un po' d'aria". 

Detto questo mi voltai e uscii spedito dalla porta lasciando che questa sbattesse chiudendosi alle mie spalle. Sentii chiaramente la voce di Annabeth che mi chiamava ma non mi fermai, avevo bisogno di pensare e, soprattutto, di calmarmi. Era troppo da sopportare un'altra profezia. Come potevano tutti pretendere che un ragazzo come me a soli 17 anni potesse sopportare 3 grandi profezie e salvare il mondo per 3 maledettissime volte. 

Mi addentrai nel bosco, la luce filtrava attraverso il fogliame e i rami degli alberi, l'unico rumore era quello dei miei passi rapidi sul terreno e dal vento che fischiava tra la cresta delle piante.    Arrivai fino al pugno di Zeus e al ruscello che faceva da confine al campo.                                                  Mi lasciai scivolare sul terreno, appoggiando la schiena ad un albero e chiudendo gli occhi.          Molte volte mi ero chiesto cosa sarebbe successo se fossi stato un ragazzo qualunque, un mortale il cui unico problema era essere popolare a scuola e il più grande ostacolo era la maturità a fine anno. Mi ero chiesto anche come sarebbe stata la mia vita con Annabeth senza nessun mostro a rincorrerci e nessun dio che provava ad ucciderci ad ogni angolo. Come sarebbe stato bello camminare mano per mano con lei per le ampie strade di New York mentre lei mi parlava della struttura degli edifici e di tutte quelle altre cose che non capivo ma che mi piaceva sentire solo per il luccichio nei suoi occhi, di cui mi ero follemente innamorato. Certo, a Nuova Roma avremmo potuto vivere una vita pseudo normale, frequentare il college e magari mettere su famiglia. Ma gli anni migliori della nostra vita, passati a combattere, nessuno avrebbe potuto restituirceli. 

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