Beccato.

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Tutto era iniziato un normale pomeriggio di ottobre in quel bar davanti l'università, Simone ha appena iniziato il turno di lavoro quando vede un gruppo di ragazzi occupare un paio di tavolini fuori. In quel gruppo riconosce qualche faccia famigliare con cui ormai aveva preso confidenza, ma tra quei volti ne scruta uno che non aveva mai visto, può giurare di non averlo mai visto perché se ne sarebbe sicuramente ricordato.

Il ragazzo ha i ricci scompigliati ed un anello alla narice sinistra che riesce a notare anche tramite la vetrata del locale, sembra impegnato in una conversazione divertente con Monica e a Simone non è ben chiaro quando il suo corpo abbia deciso di aggirare il bancone, lasciando Diego lì intento a preparare un paio di caffè, per dirigersi verso il loro tavolo. Fatto sta che si ritrova in piedi davanti al ragazzo che non ci mette più di due secondi ad alzare lo sguardo su di lui.

«oh Simo'» Chicca sorride spostando solo per qualche secondo lo sguardo dal drummino che stava girando e lui ricambia il sorriso sbloccando il palmare per prendere l'ordine.
«allora? Tutti il solito?» chiede.

Cinque dei sei ragazzi annuiscono e lui si affretta a segnare tre caffè, un succo al mirtillo ed una spremuta. Dopodiché alza lo sguardo sull'unico ragazzo sconosciuto che non aveva staccato nemmeno per un istante gli occhi da lui, li aveva sentiti bruciare costantemente sul viso e il fatto che non tentasse nemmeno un po' di nasconderlo faceva sì che avesse il doppio dell'effetto su di lui.

«tu?»
«un caffè»
«niente spritz?» chiede Chicca al ragazzo e prima ancora che risponda e Simone a farlo per lui mentre ripone il palmare in tasca.
«chi beve da solo se strozza» fa in tempo a vedere il sorriso del ragazzo prima di voltargli le spalle per tornare al bancone.

Diego lo guarda con la fronte corrucciata mentre cammina verso di lui, resta in silenzio finché Simone non si posiziona davanti alla macchina dei caffè e solo in quel momento si permette di spostare lo sguardo dal gruppo di ragazzi all'amico vicino a se.

«quello te stava a guarda' er culo» Simone quasi rischia di far capitolare una tazzina a terra per quelle parole. Alza lo sguardo verso il biondo al suo fianco e poi guarda alle sue spalle per vedere il riccio immerso nuovamente in una conversazione con Monica.
«ma che stai a dì Die', dai»
«te giuro Simo', te stava a guarda' palesemente er culo»

Simone avvia la macchina che nei secondi successivi inizia ad erogare il caffè e con l'ennesima occhiata rapida guarda il ragazzo seduto al tavolo che ricambia lo sguardo, lasciandolo scorrere lungo tutta la sua figura. Due domande sorgono spontanee nella mente di Simone: cosa pensava quel tizio quando lo guardava così? Ma soprattutto, perché lo guardava così?

Quell'incrocio di sguardi viene interrotto da Giulio che richiama il riccio con uno schiocco delle dita, i caffè sono pronti da circa un minuto, fermi sotto la macchinetta mentre Diego osserva quello scambio in religioso silenzio finché Simone non torna al suo lavoro.

«te stava a guarda' er culo» constata facendo alzare gli occhi al cielo a Simone.

**

Manuel credeva che iniziare l'università con un anno di ritardo rispetto ai suoi compagni fosse quanto di più distruttivo potesse succedergli. Con sua grande sorpresa, invece, si trovava estremamente a suo agio in quell'ambiente e nonostante alcuni suoi ex compagni frequentassero altri corsi riuscivano comunque a passare del tempo insieme quando ne avevano l'occasione.

Un'altra cosa che ha attirato l'attenzione di Manuel è quel bar appena fuori dalla facoltà, o forse ad attirare la sua attenzione era stato chi c'era dentro. Fatto sta che da ormai una settimana la sua sveglia era impostata un quarto d'ora prima per permettergli di passare lì prima delle lezioni per fare colazione. Si sedeva allo stesso tavolino, alla stessa ora e aspettava che "Simo'" si presentasse davanti a lui per prendere l'ordine, ogni giorno.

Tazze. | Simuel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora