Simone aveva rimesso piede dentro casa da circa dieci giorni, dopo averne passato quattro all'interno dell'ospedale. Dieci giorni che, in buona sostanza, aveva passato sul letto o sul divano circondato dalla massima apprensione di suo padre, sua nonna e Manuel, che sembrava essersi trasformato nella persona più responsabile del mondo da quando lo aveva visto riaprire gli occhi su quel letto di ospedale.
Manuel che, uscito da scuola, anziché dirigersi a casa propria era salito in moto con Dante per raggiungere villa Balestra. Il professore aveva smesso di fare domande dal primo giorno, quando Manuel gli aveva detto che la sua moto sarebbe servita ad Anita e "mica je dispiace se vengo co lei e resto a dormi', no? Tanto domani tornamo a scuola insieme". E Dante non c'aveva messo più che una chiamata alla donna per capire che no, a lei la moto non serviva e che si, suo figlio voleva solamente passare più tempo possibile affianco all'amico.
Quel giorno arrivano a casa con la convinzione di trovare Simone da solo, forse in salone o forse nel suo letto, ma quell'assoluta certezza viene prontamente spazzata via quando, una volta aperta la porta d'ingresso, sentono il familiare ticchettio dei fornelli che vengono accesi. Manuel lascia cadere lo zaino vicino all'ingresso prima di dirigersi in cucina, quello che si trova davanti è Simone, in tuta, con il braccio fasciato e stretto contro il busto, mentre con la mano libera tenta di far partire il gas sotto una pila d'acqua.
«io non lo voglio manco sape' come c'è arrivata quella pila da minimo 4 chili su quel fornello» dice, vede Simone sussultare leggermente prima di girarsi verso di lui. Manuel ha uno sguardo ammonitorio e lui non può far altro che alzare gli occhi al cielo sospirardo.
«l'ho riempita col pentolino più piccolo mentre stava già su» spiega, riportando gli occhi sulla pentola. «volevo farvi il pranzo» borbotta.Le spalle di Manuel si rilassano all'istante ed un improvviso ma non insolito calore si inizia a diramare per tutto il petto. Si avvicina sospirando e, senza dire nulla, afferra il barattolo di pesto poggiato sul bancone per poter svitare il tappo.
«tutto bene?» Dante si affaccia in cucina in tempo per vedere suo figlio sorridere all'altro ragazzo.
«tutto bene, sto facendo il pranzo» risponde Simone e lui fa uno sforzo immenso per non dirgli che forse è ancora presto per fare certe cose, perché sa per certo che Manuel già ha detto qualcosa. Quindi si limita a sorridere e sparire di nuovo in salone.
«posso continua' io?» chiede Manuel ricevendo un cenno di diniego da parte di Simone.
«no, voglio fare io» Manuel annuisce, nonostante non sia convinto del tutto.
«posso sta qua se te serve 'na mano?» riprova.
«puoi stare qua, ma non mi serve una mano»Alla fine a Simone una mano servì per scolare la pasta, svuotare bene il barattolo di pesto ed apparecchiare, ma Manuel non disse nulla perché il sorriso soddisfatto che spuntò sul suo volto appena finito non lo vedeva da un po' di tempo. Avevano mangiato in totale tranquillità e Dante si era offerto di lavare il piatti, lasciandogli la possibilità di dedicarsi ad altro.
Così Manuel si era ritrovato a spiegare a Simone le cose apprese a scuola quel giorno, che visti da fuori poteva quasi essere un'immagine comica, ma entrambi avevano scoperto di sentirsi appagati nel fare quella cosa. Manuel perché riusciva concretamente ad aiutare Simone, nonostante nella maggior parte dei casi si sentisse inutile, Simone perché lo vedeva finalmente concentrato su qualcosa di buono anche, forse, grazie a lui.
«Simo' de matematica non c'ho capito 'n cazzo ma Giulio ha detto che te la spiega lui quando torni, così te la spieghi a me» dice, scostando malamente il libro in questione per arrivare a prendere quello di filosofia.
«perché Giulio non la può spiegare a te?»
«perché non capisco manco a lui quando spiega, ja vojo bene ma non facesse er professore da grande, pe carità de dio» Simone scoppia a ridere contagiando anche Manuel che si sistema meglio sul letto. «poi tu padre oggi ha spiegat-»
«no Manuel, non mi spiegherai filosofia»
«si che te la spiegherò»
«no, pausa, chiedo pietà»
«me stai a chiede de non studia'? Sta botta alla testa ha fatto 'n effetto strano»
STAI LEGGENDO
Tazze. | Simuel.
FanfictionRaccolta di oneshots basata sulle tazze che detta così non ha senso e infatti non ce l'ha.