S1: E8 "Una via d'uscita"

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EMMA

«È inutile, siamo in trappola.» Stiles si accascia al suolo, poggiando la schiena contro le sbarre di metallo della cella.
«Non voglio arrendermi.» dico stringendo le mani a pugno.
«Nemmeno io, ma vedi alternative?» Stiles mi guarda, aspettando una risposta. Una risposta che non arriva, perché nemmeno io so, che cosa fare. La porta di metallo si spalanca all'improvviso. Stiles si avvicina alle sbarre afferrandole con entrambe le mani. Argo, l'uomo tarchiato, entra nella stanza. Ha un'espressione dura nel volto. «Lupetto, voglio sapere la verità.» dice rivolto a Scott, il quale è incatenato al muro insieme ad Isaac e Derek. «Non capisco di cosa stai parlando.» dice Scott.
«Vuoi che ti rinfreschi la memoria? Eccoti servito!» detto questo, estrae uno strumento elettrico dalla giacca in pelle e lo poggia sul fianco di Scott, facendola urlare di dolore.
«Scott!» urlo.
Argo sorride. «Ti riformulo la frase, lupetto: voglio sapere la verità, ora.»
«Te l'ho già detto: non so di che cosa stai parlando.»
E quando l'uomo sta per colpirlo di nuovo, richiamo la sua attenzione. «Ho l'urgente bisogno di andare al bagno!» dico. «La prego, mi faccia uscire.»
Argo scoppia a ridere. «E ti aspetti che ti creda, ragazzina?»
«Dovrebbe, invece. Sono una ragazza, dopotutto. Se non si fida, perché non mi accompagna lei stesso al bagno, allora?» l'uomo ci riflette sù e quando sto per rimproverarlo nuovamente, accetta la mia proposta e mi lascia uscire dalla cella. Senza rifletterci due volte, afferro un tubo di metallo alla mia sinistra e colpisco Argo in piena fronte, facendolo barcollare all'indietro e lasciandolo cadere pesantemente a terra. «Per tutti i licantropi di questo pianeta! Sei stata fenomenale, Emma!» esclama Stiles.
«Te l'ho detto, cugino. Io non mi arrendo mai.»
Detto ciò, prendo le chiavi, libero Stiles e gli altri. «Andiamo a liberare, Charlie.»

CHARLIE

Sono passate due ore da quando la signora Dalaf mi ha parlato. Non riesco ancora a capacitarmi della situazione. Per quale motivo tiene me e i miei amici prigionieri? Che intenzioni ha? Scuoto la testa e mi alzo, contemplando nuovamente la stanza. «Ci sarà pur una via d'uscita da qualche parte, no?» mi guardo intorno, cercando di individuare qualsiasi cosa che potrebbe aiutarmi a fuggire da lì, ma più vago per la stanza, più le mie speranze si riducono sempre di più. «Non è possibile!» esclamo accasciandomi a terra. «Non riuscirò mai ad uscire da qui.» e prima che possa gettarmi tra le braccia della disperazione, la porta di metallo si spalanca. Alzo lo sguardo e li vedo: i miei amici sono venuti a salvarmi. «Charlie, presto! Andiamocene via di qui!» grida Emma. Mi alzo con il cuore che mi batte all'impazzata. Finalmente sono libera! «Come avete fatto a trovarmi?» chiedo stupita.
«Ora non abbiamo tempo, dobbiamo andare!» replica Derek. E senza perdere altro tempo seguo i miei amici lungo un corridoio spoglio e freddo.

MELISSA

«Non posso crederci!» sbotta la signora Anderson riprendendo in mano la cornetta del telefono.
«Qualcosa non va?» le domando, non appena la raggiungo al banco delle informazioni.
«Charlie non risponde al cellulare. L'ho chiamata quattro volte. Non è da lei!» esclama la mia collega, portandosi una mano sulla fronte.
«Non era alla festa con gli altri?» le domando.
«Sì, Melissa. La mezzanotte è già passata.» replica lei indicandomi l'orologio appeso alla parete.
«Oh! Scusami. Non ho visto che si è fatto tardi. Ora provo a chiamare Scott. Sono sicura che sono ancora tutti insieme.» dico.
La signora Anderson mi porge la cornetta. Digito il numero di mio figlio e attendo. Nessuna risposta. «Mi sembra strano.» dico aggrottando la fronte.
«Sai che c'è? Io chiamo la polizia!» sbotta lei.
«Aspetta! Forse saranno rientrati a casa e si saranno dimenticati di avvisarci. Tutto qui.»
«E se non fosse così. Melissa, chiama la polizia.» senza alcuna alternativa, chiamo lo sceriffo Stilinski. Quando risponde alla chiamata gli spiego la situazione. «Forse hanno il cellulare scarico.» dico.
Lo sceriffo Stilinski sbuffa. «Non credo proprio. Arriviamo.»
Quando giunge in ospedale, la signora Anderson comincia a fare molteplici domande allo sceriffo. «Signora, faremo tutto il possibile per rintracciare i nostri ragazzi. Il panico non aiuterà a risolvere la situazione.»
La signora Anderson, per un fugace momento, si tranquillizza. «Non ne dubito, certo.» farfuglia.
«Che ne dici se andiamo a bere qualcosa di caldo, mh?» le chiedo dolcemente. «Lo sceriffo Stilinski ci aggiornerà sulla situazione.»
La mia collega accetta, nonostante continui ad essere preoccupata per sua figlia.

CHARLIE

Quando giungiamo alla fine del corridoio, mi fermo per riprendere fiato. «Siete sicuri che sia la strada giusta?» domando.
«Gli uomini della signora Dalaf escono sempre da questa porta. Gli ho visti quando ci hanno catturati.» dice Derek.
«Non eri svenuto?» chiede Emma.
Derek scuote la testa. «Ho ripreso coscienza poco dopo.»
«Non abbiamo tempo per le domande, dobbiamo andare.» Scott abbassa la maniglia della porta e la apre. L'aria fredda della notte mi investe in pieno viso. «Ce l'abbiamo fatta!» esulta Emma.
«Ehm, ragazzi.» dice Stiles. «Non credo che siamo gli unici ad avercela fatta.»
Un brivido mi percorre lungo la schiena, quando mi guardo intorno e intravedo gli uomini della signora Dalaf circondarci completente. «Che cosa facciamo, ora?» domando preoccupata.
«Combattiamo!» urla Scott.
Accade tutto velocemente. Scott, Isaac e Derek si trasformano in lupi mannari. Gli uomini, in tutta risposta, si avventano su di loro. C'è una tale confusione che non riesco a capire chi ha la meglio. «Ragazze! Ho un'idea! Raggiungiamo la Jeep e riprendiamo Scott e gli altri.» dice Stiles.
Emma ed io annuiamo e cominciamo a correre in direzione del luogo in cui Stiles ha lasciato la sua jeep. Quando stiamo per raggiungerla, senza accorgermene, un'uomo mi prende di spalle e mi punta una pistola alla tempia. «Fermi!» grida il mio aggressore. «O giuro che le impianto questa pallottola in testa!»
«Va bene! Va bene!» esclama Stiles agitato. «Ti prego, non farle del male!»
«Ritornate da dove siete venuti, altrimenti...»
«Altrimenti, cosa?» continua una voce a me famigliare. Lì, tra i cespugli della foresta, compaiono due occhi rossi. «Peter.» sussurro.
E prima che il mio aggressore possa fare qualsiasi cosa, Peter con un balzo riesce a liberarmi dalle grinfie di quell'uomo. Senza ucciderlo, lo lascia ferito a terra e insieme andiamo a recuperare la jeep. Una volta giunti sul posto, recuperiamo Scott, Isaac e Derek.
«Dobbiamo fare presto!» dice Derek. «Scott è gravemente ferito!»
«Che cosa gli è successo?» chiede Emma preoccupata.
Scott si contorce dal dolore. Ha la spalla insanguinata. «Oh, mio Dio.» Emma si porta le mani alla bocca.
«Gli hanno sparato.» dice Isaac.
«Charlie, chiama Deaton. E fai presto.»
Annuisco e chiamo Deaton, mentre Stiles accelera a tutta velocità in direzione della clinica.

EMMA

Quando giungiamo in clinica, Deaton ordina a Derek e ad Isaac di poggiare Scott sul tavolo centrale, mentre Peter, Charlie e Stiles guardano inermi la scena. «Puoi aiutarlo?» domanda Stiles.
Deaton si avvicina a Scott e gli esamina la ferita. «Gli hanno sparato. Posso aiutarlo. Dobbiamo estrarre il proiettile, prima.»
Scott caccia un urlo di sofferenza.
«Non capisco! Perché soffre così tanto, allora?»
Deaton corruga la fronte, prende uno strumento dal bancone ed esamina nuovamente la ferita. Quando alza lo sguardo verso di noi, il mio cuore perde un battito per una frazione di secondo.
«L'ho hanno colpito con un proiettile avvelenato.»

Teen Wolf - La guardiana Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora