Capitolo 8

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Di solito è Totò che gli dice cosa sarebbe meglio indossare, ma quando si tratta di andare a teatro Manuel non ha bisogno di consigli. Ha perso il conto di quanti spettacoli dell'amico sia andato a vedere (il più recente è sicuramente quello di Natale in cui ha recitato il ventisei). È un ambiente che conosce bene e in cui si sente a proprio agio. Ma c'è qualcosa di strano quel giorno: nonostante abbia già visto il Lago dei cigni almeno tre volte, vuole incontrarsi con le ragazze - alle quali alla fine hanno dato i due biglietti in più - e sedersi in platea al più presto. Il cuore è impaziente per qualche motivo; lo stomaco è fastidiosamente in subbuglio. Ha paura di conoscere la causa di tutto questo, ma teme di dirlo a voce alta e renderlo reale.
"Ehi, che stai combinando?" Totò entra nella stanza ridacchiando e facendo tornare Manuel alla realtà. È nella camera da letto, davanti allo specchio che gli restituisce la sua figura intera. Indossa un completo nero e tiene le mani sulla cravatta rossa con le righe bianche. Sta provando ad allacciarla, ma era talmente immerso nei propri pensieri da averla annodata tutta.
"Da, ci penso io." Esordisce l'amico. Si mette alle sue spalle ed inizia ad armeggiare con il complesso ammasso di nodi. Ora lo specchio inquadra entrambi. Anche il più grande è vestito elegante, con un completo uguale a quello di Manuel, solo con colori grigi. Ambedue ci tengono parecchio ad essere eleganti quando vanno a teatro e non si sentono mai in imbarazzo per questo, perché spesso anche le altre persone li imitano. Totò finisce con la cravatta, gli da un veloce bacio sul collo e si allontava in fretta.
"Fatto, ora sbrigati o faremo tardi." Hanno appuntamento con Veronica e Claudia tra mezz'ora e se vogliono arrivare in tempo devono sbrigarsi davvero. Il napoletano si assicura di aver presto tutto - chiavi di casa, chiavi della macchina, cellulare - e velocemente escono di casa.
Mentre camminano per le strade di Roma, Manuel sente ancora lo stomaco pesante. E poiché lo spettacolo inizierà alle otto e mezzo, e sono stati costretti a mangiare presto, a quel disagio ci si aggiunge la cena non ancora digerita che sballottola dentro di lui. Ha voglia di vomitare; di tornare a casa; di arrivare in teatro; di piangere; di ridere; non sta più nella pelle; non si è mai sentito così giù di morale; ha male alla testa; è tutto così confuso; e poi è tutto così chiaro.

Durante tutto il viaggio in macchina non hanno parlato molto, anzi, quasi per niente: Totò ha cantato alcune canzoni meomelodiche della sua playlist, mentre Manuel è rimasto a guardare il cielo e la strada fuori dal finestrino. Quando scendono dalla macchina la gente fuori dal teatro è talmente tanta che faticano a trovare Claudia e Veronica. Alla fine però ci riescono e si scambiano dei baci sulle guance in segno di saluto.
"Wow, come siete eleganti!"
"Grazie!" Loro invece indossano delle semplici magliette e jeans. Nonostante non sia nulla di speciale ai due amici non dispiace. Iniziano presto a parlare del più e del meno, ma Manuel non ascolta. Data l'enorme quantità di gente sa che la sua impresa è praticamente impossibile, eppure non può fare a meno di cercare tra la folla. È convinto che capelli rossi (e belli) come i suoi non passano inosservati, un volto come il suo non passa inosservato. Gli viene quasi da ridere quando pensa che probabilmente sarebbe l'unico a maniche corte nonostante il freddo, nonostante sia gennaio; gli viene quasi da piangere quando si rende conto di non essere in grado di trovarlo tra tutti quei capelli, tra tutti quei volti. Si trattiene dal fare entrambe le cose passandosi una mano sul viso. Poi improvvisamente qualcuno gli tocca il braccio.
"Vogliamo prende' qualcosa da mangiare e nasconderla dentro la mia borsa prima di entrare?" È stata Veronica a parlare e Manuel quasi inorridisce.
"In teatro non si può mangiare!" E alle regole che riguardano quel posto sacro lui è molto attaccato.
"Va bene, va bene, era solo un'idea. A proposito, lo sapete che dopo lo spettacolo c'è un'altra festa nella casa dell'ultima volta? Non ce staranno così tanti invitati, ma se volete ve facciamo entra'." È Totò che poi si intromette nel discorso.
"Veramente abbiamo già un invito."
"Davvero? E come mai?" Anche Claudia inizia ad interessarsi che, quando ci sono di mezzo piccoli gossip, non riesce proprio a trattenersi.
"Non lo so. Manu ha fatto amicizia con uno dei ragazzi." Tutti si voltano verso di lui.
"Ho fatto amicizia co un ragazzo, Newt. Lo conoscete?"
"Si, è uno dei proprietari della casa. L'ha affittata insieme ad altri tre ragazzi." Manuel questo non se lo aspettava. Resta sorpreso ma non più di tanto, che cosa si sarebbe dovuto aspettare da un ragazzo con un profumo costoso come quello del canadese?
"A proposito, come mai li conosc..." Ma non finisce di porre la domanda che un uomo esce dal teatro e si mette a fare gesti con le mani. Non sentono la sua voce, ma sia Totò che Manuel sanno che lo spettacolo sta per cominciare e gli spettatori si devono accomodare in sala. Avvertono Veronica e Claudia.
"Ora dobbiamo entrare, ne parliamo dopo." E così piano piano, tenendo l'uno le mani sulle spalle dell'altro, si avvicinano all'entrata. Porgono i biglietti all'uomo che li lascia accomodare. Il palco è molto spazioso e la sala è veramente enorme. I loro posti sono parecchio in fondo e nonostante non sia una postazione ottimale per vedere gli attori, è perfetta per il pubblico e a Manuel va bene così. Aspetta che il teatro si riempia, tornando a osservare attorno a lui e a non ascoltare gli amici. Se per strada c'era confusione, qui sicuramente noterà i suoi capelli. Passano i minuti, i posti terminano e tuttavia di lui non c'è traccia: ci sono sei persone in tutto con i capelli rossi, ma due sono ragazze, uno li ha troppo lunghi e gli altri tre troppo chiari. Per la prima volta in quella serata sente montare la rabbia. Non gli aveva forse detto che sarebbe venuto? Che si sarebbero incontrati? Perché farlo sperare per niente? Perché poi invitarlo alla festa dopo lo spettacolo? Forse aveva avuto un contrattempo? Forse non si era sentito bene? Solo di una cosa Manuel è sicuro, che se le luci non si spegneranno presto, la sua testa esploderà. Vuole solo provare a godersi il Lago dei cigni ora, non chiede altro. La sua richiesta viene ascoltata quasi subito. Vede una donna posizionarsi sul palco davanti al sipario rosso e Totò che lo tira da un braccio verso il suo posto.
"Dai siediti che tra poco cominciano." La donna inizia a chiedere il silenzio dentro al microfono e piano piano tutta la platea tace. Solo allora parte con le presentazioni, quel momento noioso eppure necessario per ogni spettacolo.
"Salve a tutti! Per chi non lo sapesse sono Rossella Vallesi, l'insegnante di tutti gli splendidi ragazzi che vedrete ballare oggi. Mi sono occupata personalmente delle coreografie. Il mio scopo è di trasmettere tutta la mia conoscenza e la mia passione ai miei alunni. Comunque vada, sono molto orgogliosa di loro perché ciò che stanno per portare è sicuramente uno degli spettacoli più impegnativi. Come al solito mi hanno fatto arrabbiare fino ad un secondo fa" urla queste ultime parole dietro la tenda rossa e delle risate si levano dal pubblico "ma sono sicura che noterete tutto l'impegno che ci hanno messo. Detto questo, spero veramente che possa piacervi. Buona visione." Fa un piccolo inchiono e, mentre le luci finalmente si spengono, la platea sfocia la propria impazienza in un fragoro applauso.
"Dai, finalmente inizia." Sussurra Veronica che è seduta accanto a Manuel. Lui, prima di vedere le tende che si aprono, sente il suono di qualcuno che, da dietro le quinte o dalla regia (dipende da quanto è moderno il teatro, e non può saperlo perché Totò non ha mai recitato qui), tira le corde del sipario. Nella sala cala un silenzio di tomba, la scena illumina dieci ragazze vestite e truccate tutte uguali, la sceneggiatura sul fondo è fatta molto bene. Le ballerine sono immobili, solo quando parte la musica si accende la magia: iniziano velocemente a muoversi tutte coordinate, passi leggeri e precisi. Certo, non sono esperte e qualche errore lo fanno, ma l'insieme è ugualmente molto bello. Almeno Manuel lo preferisce: gli ricorda che su quel palco ci sono solo dieci ragazze, perché a volte si dimentica che sono persone reali - gli capita anche con Totò, quando vede l'amico nei panni di un cameriere o di un nobiluomo. Lo spettacolo procede sulle note che conosce abbastanza. L'inizio lo ricorda discretamente, quindi sa bene le prime entrate e uscite. Ciò però non gli impedisce di strozzarsi - quasi - con la propria saliva quando vede entrare il primo ballerino. È un ragazzo giovane che probabilmente non supera i vent'anni, è alto, bello e ha dei capelli ricci di un rosso intenso - che non sono adatti allo spettacolo, ma che non possono essere nascosti, e Manuel aggiungerebbe un per fortuna. Non può saperlo in quanto spettatore, eppure scommetterebbe la vita che quel ragazzo, il primo ballerino, è canadese, indossa un profumo che non si potrebbe permettere neanche con un anno di stipendio, ha vissuto più con la zia che con i suoi e che con questi ultimi non ha un buon rapporto. Sente un bruciore al petto e solo in quel momento si rende conto di trattenere il respiro da quando quei capelli rossi sono saliti sul palco. Inspira ed espira lentamente. Ora lo osserva: si muove velocemente e in modo sinuoso, è delicato e preciso, non sbaglia un passo. Nota con una strana senzazione, forse gelosia, che sono tutti rapiti dal suo ballare. Quando esce di scena si sente irritato perché ha bisogno di vederlo ancora, però è anche sollevato perché non ci sono più tutti quegli occhi di ragazze e ragazzi puntati su di lui. È irrazionale e stupido, Manuel se ne rende conto, eppure non può farci niente. Prova talmente tante emozioni diverse e contrastanti che non sa proprio come esprimerle.  Solo di una cosa è certo: Newt l'ha colpito in un modo che non gli piace.
Capisce velocemente perché è il primo ballerino: quando salta, tutta la platea trattiene il fiato, stupita dalla sua bravura. Manuel decide di infrangere una delle regole che ha con Totò per quanto riguarda il teatro - e in quel momento realizza che la loro amicizia è piena di quelle regole - e gli tocca un braccio per attirare la sua attenzione. L'amico avvicina il viso al suo, continuando però a tenere gli occhi puntati sui ballerini. Il moro gli avvicina la bocca all'orecchio e sussurra pianissimo.
"Lo vedi quello con i capelli rossi?" Totò fa un cenno di assenso con il capo.
"È quello Newt." Totò sta volta si gira completamente nella sua direzione e sbarra gli occhi.
"Mi vuoi dire che quel figo ti fa il filo e tu non te lo inculi?!" Più che ascoltare le sue parole Manuel si limita a leggere il labbiale.
"Ne parliamo dopo." E tornano entrambi a concentrarsi sullo spettacolo.

Quando c'è la pausa tra primo e secondo atto, Manuel prova a riprendere l'argomento interrotto fuori dal teatro - sperando che le ragazze se ne ricordino.
"Allora, come avete conosciuto i ragazzi della villa?"
"Bhe, mia madre lavora all'accademia in cui studiano e ogni tanto m'è capitato di fare una capatina. Così c'ho fatto amicizia. A proposito, lo spettacolo è veramente bello. Che ne pensate?" Ma Manuel, dopo le parole di Veronica, torna a non ascoltare più i suoi amici. Sta immaginando il dopo: il cosa dire a Newt quando saranno a casa sua, il come comportarsi, il cosa significhi tutto quello che sta provando mentre lo osserva ballare. Non sa nulla, solo che non ha voglia di soffrire ancora per qualcuno e quel ragazzo gli ha già dato troppo a cui pensare. E la situazione non migliora quando, cinque minuti dopo, le luci si spengono nuovamente.

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