Capitolo 26

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Il tempo passa veloce, e prima che se ne rendano conto, maggio arriva al termine e l'estate si insinua finalmente nelle loro vite. Manuel è felice che, quando si fa buio, non ha più bisogno della giacca. Riesce anche a passare molto più tempo con Newt ora che per lui sono iniziate le vacanze. Lo spettacolo di fine anno che è andato a vedere l'ha lasciato senza parole, non riesce ancora a credere che il suo ragazzo sia in grado di ballare in quel modo. Tuttavia sono costretti a vedersi quasi ed esclusivamente al bar o la sera tardi. Giugno, il mese in cui le strade del centro della capitale si tingono dei colori dell'arcobaleno, vuole che un locale come il Coming Out sia spesso pieno. Per Manuel è sicuramente il periodo dell'anno più stressante, e forse questo è uno dei motivi per cui non l'ha mai attirato l'idea di partecipare al Pride. Di solito osserva le persone dalle vetrine o i clienti da dietro il bancone e spesso gli viene da ridere per i vestiti buffi che alcuni indossano. Anche Totò non se la passa mai bene con l'inizio delle vacanze. Appena fa un po di caldo e le scuole vengono chiuse, la gente inizia a viaggiare. I ristoranti si riempiono e i ristoratori si ritrovano con il lavoro fin sopra i capelli. Non riescono mai a passare del tempo insieme nonostante vivano sotto lo stesso tetto, perché Totò lavora spesso di sera, tornando a casa quando Manuel dorme già da ore. Quindi, alla prima giornata libera che hanno entrambi, sono ben felici di accettare l'invito di Newt.
"Volete venire a passare una serata da me? I miei compagni di corso sono andati tutti via per le vacanze, ho casa libera per un po."
"Certo, non vedo proprio l'ora di rilassarmi in quella piscina meravigliosa che ti ritrovi." Totò beve il caffè che l'amico gli ha appena portato, mentre il canadese se la ride. Manuel finge di pulire il tavolo accanto a loro per poter prolungare quella conversazione. Il locale è veramente stracolmo, e se solo JB sapesse che sta oziando, probabilmente lo licenzierebbe.
"Allora portatevi i costumi da bagno. Ora devo andare, ci vediamo tra due giorni." Newt si alza, da un bacio al fidanzato, paga ed esce (non si azzarda a lasciare neanche un centesimo di mancia, l'unica volta ce ci ha provato, momenti Manuel gli tirava uno schiaffo).
"Il bagno? Ma non te pare faccia n'po troppo freddo?"
"Troppo freddo!? Ma tu hai qualcosa di rotto dentro di te, faranno quasi quaranta gradi all'ombra!" Totò lo guarda scioccato mentre l'altro è passato a pulire il suo di tavolo.
"Vabbè, comunque non importa. Tu fai come ti pare, io il costume me lo porto sicuramente! Ora forse è meglio se vado anche io. Torno a casa a riposarmi un po prima del turno di oggi. Abbiamo tutto prenotato, prevedo sarà una serata lunga." Totò sospira sconsolato, pregustando già il momento in cui anche lui potrà andare in vacanza. Saluta l'amico ed esce dal Coming Out lasciandolo a servire ordini. Un rumore di vetri infranti fa uscire Manuel dal torpore in cui le due persone più importanti della sua vita l'avevano lasciato scivolare. Va verso la cucina e ci trova Veronica accasciata a terra, con una mano stretta in uno strofinaccio, i cocci sparsi attorno a lei ed i colleghi che le chiedono preoccupati come stia. Una macchia rosso scuro inizia ad allargarsi presto nel punto in cui stringe quel pezzo di stroffa. Appena Manuel entra nella stanza lei si gira. I suoi occhi lo fissano. Non sono pieni di dolore o preoccupazione, sono solo stanchi, implorano "quando posso riposarmi anche io? quando avrò questo privilegio?" E il ragazzo, del canto suo e senza parlare, gli risponde che lo capisce quello che prova, oh se lo capisce!

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"L'altro giorno sono tornato a casa così tardi, che tu eri già andato al lavoro!"
"Ecco perché me so' alzato e non t'ho trovato. Pensavo fossi uscito prima."
"Macchè uscito prima, magari. Avevano prenotato per una cena di un matrimonio. L'hai visto il locale, non è sicuramente adatto a certe cerimonie. Hanno pagato un sacco e il gestore è rimasto aperto fino alle sei...di mattina! Alle sei, capisci?" Manuel vorrebbe dirgli di si, ma lavorando in un bar, il massimo del ritardo che ha mai fatto sono le quattro, forse le cinque. Comunque è felice quando Newt gli apre il cancello della villetta e Totò ci si butta dentro con la macchina. Parcheggia vicino al prato e insieme scendono. Finalmente un po di pace, un po di aria non inquinata e soprattutto un po di sole.
"Eccovi." Il canadese saluta il fidanzato con un bacio.
"Tra qualche minuto dovrebbe arrivare anche Gabriel. Si è fermato a comprare della carne per fare il barbecue." Poi saluta Totò con un abbraccio.
La mattinata passa velocemente, forse anche troppo. Totò va subito a buttarsi in piscina, mentre gli altri due rimangono al piano terra seduti sul dondolo. Si lasciano cullare, abbracciati l'uno all'altro e con la luce del sole che gli accarezza la pelle, parlando di tutto e niente, finché non arriva Gabriel. Porta due enormi buste bianche piene di carne - a Manuel viene quasi un colpo, alla fine sono solo quattro, non quaranta. Saluta entrambi, poi anche lui corre per le scale, sistemandosi gli occhiali sul naso, togliendosi la maglietta quando ancora è sull'ultimo gradino, e si gettandosi in piscina. Mentre dal giardino sopra di loro gli giungono le risate dei due amici, Newt e Manuel si mettono a fare il barbecue. O almeno il secondo ci prova, rinunciando quando si fa quasi cadere un carbone ardente sulla mano. Così si fa guidare dal fidanzato nel punto in cui ci sono piatti e bicchieri. Apparecchiare sarà sempre il suo destino. Meno di dieci minuti dopo sono tutti e quattro seduti a godersi il cibo. Non è buono come quello di Totò, ma sicuramente merita.
Quando poi hanno le pance piene sparecchiano e si buttano sotto le sdraio a prendere un po di sole. Gabriel e Newt resistono poco, presto prendono un pallone e si mettono a giocare a calcio. Improvvisano una porta tra due alberi e per Manuel e Totò è divertente guardarli faticare sul giardino in pendenza. Sono felici. Sono fortunati. Lo sanno.

Manuel viene svegliato nel bel mezzo della notte da un cellulare che squilla. Guarda l'ora e nota che sono le tre.
"È il tuo?" Domanda al fidanzato ancora mezzo addormentano.
"Si, non ti preoccupare. Torna pure a dormire." Newt si mette seduto a fatica, sbadiglia e risponde.
"Ciao." Manuel non si abituerà mai a sentire quel saluto invece del tipico 'pronto' che qualunque italiano utilizza. Si gira dall'altra parte e prova a chiudere gli occhi, ma non riesce ad ingorare il fatto che il ragazzo dai capelli rossi stia parlando in inglese e che stia cambiando stanza. Non riesce a cogliere cosa dice per colpa del sonno e della poca padronanza di quella lingua. Ma non gli serve conoscere la sua lingua madre per sapere che sta parlando con un membro della sua famiglia, più volte gli ha detto di non avere amici in Canada. Ci sono state diverse chiamate da parte di sua zia, ma mai nessuna alle tre di notte. Trova la cosa un po preoccupante. Vorrebbe...la sua attenzione viene catturata da un rumore fuori dalla finestra. Decide che scervellarsi per capire il senso di quella telefonata non servirà a nulla, ci penserà poi Newt a spiegargli tutto. Si alza, il sonno ormai sparito, e si affaccia. La camera che gli è stata affidata si trova al terzo piano ed ha una vista magnifica sulla piscina. Si aspetta di vederla vuota, ma invece ci sono Totò e Gabriel che nuotano e scherzano immersi nell'acqua. I riflessi sono di un bellissimo blu scuro, e nei punti in cui non ci sono increspature, si possono scorgere benissimo la luna e le stelle. Immagina che i due ragazzi siano sgattaiolati via dalle rispettive stanze al primo e al secondo piano per andare a farsi un bagno. Manuel non può evitare di sorridere a quella vista. Non ha idea di quali siano i sentimenti di Gabriel, ma è quasi sicuro che il suo miglior amico si sia preso una sbandata. Totò è li, immerso nel blu fino alla vita, con i capelli bagnati, la pelle d'oca per il freddo e il sorriso più bello che gli abbia mai visto. È felice e di conseguenza lo è anche lui. Quel ragazzo sembra davvero una brava persona e il suo migliore amico si meritava qualcuno del genere da molto tempo. Manuel distoglie lo sguardo solo quando Totò esce dall'acqua, probabilmente per effettuare un tuffo da bordo piscina, e si accorge che non indossa il costume. Ridacchia, deciso a chiedere spiegazioni l'indomani, perché fare il bagno nudi con qualcuno non è proprio una cosa da tutti i giorni. Vuole anche condividerlo con Newt, raccontargli che forse tra i loro due amici sta nascendo qualcosa. E proprio mentre pensa questo il fidanzato ritorna nella stanza. Non parla più al cellulare e sul viso porta un'espressione indecifrabile.
"Ch'è successo?" È la prima cosa naturale che a Manuel viene da chiedere. Il canadese si siede sul bordo del letto, le mani unite abbandonate tra le gambe, lo sguardo fisso sul pavimento.
"Era mio fratello Mike." E quelle parole risultano tremendamente strane, perché non una volta qualcuno della sua famiglia, che non fosse la zia, l'ha mai chiamato.
"Va tutto bene?" Ma non ci sarebbe neanche bisogno di una sua risposta, è evidente dalla sua espressione che qualcosa non va. Manuel si accomoda accanto al fidanzato. Gli passa una mano sulle spalle nella speranza di risultare confortevole.
"Ha detto che mia zia non sta bene."
"Quanto è grave?" Ma anche qui non c'è bisogno di una risposta. Newt scoppia a piangere, abbandonandosi sulla spalla del fidanzato. Nessuno dei due porta la maglietta, quindi le lacrime colano e si infiltrano tra la loro pelle. Manuel vorrebbe fare di più, ma il suo potere è limitato, qualunque sia il male della povera donna, non può certo curarla lui. Eppure, se ne avesse la possibilità, pur di vedere il ragazzo disperato tra le sue braccia di nuovo con il sorriso, sarebbe pronto a volare in qualunque angolo del mondo per trovare un rimedio. Invece si deve limitare a rimanere fermo e cercare di prendere il suo dolore.
"Lei è tutta la mia famiglia. Quando mi hanno fatto outing, lei c'era; quando ho deciso di inseguire il mio sogno di ballare, lei c'era; quando non avevo più niente e nessuno, lei c'era. È stata lei che per prima ha creduto in me, lei mi ha insegnato ad accettarmi, lei mi ha fatto credere di nuovo in quello che, per colpa dei miei genitori, avevo perso fiducia." Si indica il crocifisso che non si toglie mai e che gli pende sul petto. Il discorso di Newt sembrava molto più lungo ed articolato, ma tra i singhiozzi e la bocca coperta dalla sua spalla, Manuel è riuscito a capire solo quelle parole.
"Vorrei davvero poter fare qualcosa per te. Che c'ha?" Il canadese non risponde subito, impiega alcuni minuti a cercare di calmarsi. La cosa gli risulta difficilissima.
"Un tumore. All'ultimo stadio. Non le resta molto." Sono poche parole, ma forse tra le più dolorose che Manuel abbia mai sentito.
"Ma perché non t'hanno detto niente prima?" Newt ci impiega un po a rispondere. Fa prima dei respiri profondi cercando di stabilizzare la voce.
"I miei fratelli volevano che non avessi distrazioni e mi concentrassi sulla mia vita qui. E mia zia non voleva farmi preoccupare." Ben presto, in quella calda notte, gli unici rumori che si sentono su quella collinetta nella Cerveteri alta sono il pianto di un ragazzo disperato e le risate divertite di due possibili amanti.

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