Capitolo 22

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In fila per fare il check in, Manuel non ha ancora capito come, il suo ragazzo e il suo migliore amico, siano riusciti a convincerlo. Non voleva accettare il regalo di compleanno di Newt, perché un viaggio a Parigi era davvero troppo. Si sarebbe accontentato anche solo di una camicia nuova o un paio di pantaloni. Nessuno, mai, gli aveva fatto una sorpresa più bella di quella. E Manuel era tremendamente a disagio. In quel periodo dell'anno, con San Valentino alle porte, chissà quanto aveva dovuto sborsare! Per quella che probabilmente era la città più romantica del mondo! Lui non si sarebbe potuto permettere un dono come quello neanche con tre mesi di duro lavoro. E il fatto che a Newt non importasse lo faceva sentire ancora più male. Si, perché se non poteva permettersi i ristoranti più cari, o se non riusciva a comprargli l'ultimo modello di orologio, al suo ragazzo stava bene così. Gli sorrideva, gli faceva un carezza e gli lasciava un bacio veloce, senza sapere che dentro Manuel bruciava dalla vergogna. Newt non glielo aveva mai fatto pesare, non ci avrebbe neanche pensato ad una cosa del genere, ma lui percepiva comunque tutte le loro diversità. E non erano cose da niente. Lui proietta spesso le cose nel futuro - si, perché, anche se non sa bene qual è il sentimento che lo domina, non ci può fare niente e deve immaginare già la sua vita con il rosso - e se, continuando quella relazione, avrebbe dovuto utilizzare i soldi dell'altro, quando a casa avrebbe portato giusto due spiccioli? La casa sarebbe stata una spesa solo di Newt? Sarebbe morto di vergogna. Si rende conto di non poter fare certi pensieri, però quando la solitudine lo trova, cosa che succede non di rado, non ci può combattere.
Il secondo motivo della sua riluttanza iniziale, che probabilmente avrebbe ammesso con più controvoglia del primo, era la paura dell'aereo. Non era mai uscito dall'Italia, figurarsi salire su un uccello di ferro. A spaventarlo non era tanto l'esperienza del volare quando quella dell'ignoto. Avrebbe dovuto fare una cosa nuova, senza sapere quali emozioni gli avrebbe suscitato - fortunatamente da Fiumicino a Parigi la tratta è breve.
E invece alla fine eccolo, in fila per fare il check in, con in mano una valigia da imbarcare, in un ambiente a lui del tutto estraneo.
"A che stai pensando?" C'è una cosa che deve ammettere: con Newt li accanto gli sembra tutto un po più semplice. Manuel non fa in tempo a rispondere che è il loro turno di imbarcare i bagagli. Si avvicinano alla bella signorina dietro il vetro e, mentre il rosso si occupa di tutto, il più grande, dopo aver mostrato i documenti, si osserva attorno. Non l'ha mai visto un posto così grande tranne che nei film, ma non rende proprio l'idea: è pieno di vetri che fanno entrare la luce; di romani diretti a casa, in vacanza o turisti venuti a visitare la Città Eterna; di negozi con prezi esorbitanti; di schermi enormi intenti a proiettare tutti gli orari per i voli. Il loro parte esattamente tra un'ora e mezza e non riesce a capire perché siano dovuti uscire di casa così presto. Sono le sette, ma Newt l'ha buttato giù dal letto alle cinque e mezza. Nonostante avessero dormito a casa di Gabriel per comodità, per controllare di aver messo tutto nelle valige, organizzarsi con il taxi e arrivate fino a Fiumicino, ci hanno messo parecchio.
"Vieni, ho preso i biglietti. Da questa parte." Manuel sbadiglia assonnato, ma prende comunque la mano del fidanzato e si mette a seguirlo.
"Ma perché siamo arrivati così presto? Ci tocca aspetta' ancora una cifra prima di prendere il volo."
Newt ridacchia mentre prendono a svoltare e superare vari angoli.
"Perché ci sono un sacco di cose che dobbiamo ancora fare. Adesso vedi."
"E di un po, conosci sto posto a memoria? No, perché me sembri abbastanza sicuro di dove stai andando." A quel punto il più piccolo scoppia a ridere, si ferma e gli lascia un veloce bacio sulla bocca.
"È solo la seconda volta che vengo qui pensa! Sto seguendo i cartelli scemo." E mostra le indicazioni che Manuel, talmente stanco, non aveva notato. Si aspetta che a quel punto Newt riprenda a seguire la strada, e invece rimane immobile. Il moro segue lo sguardo del rosso e lo vede fisso su quella che sembra una porta. È aperta, ma non si vede cosa c'è dall'altro lato perché una fila la attraversa. Poi legge il cartello appeso sopra di essa.

Imbarchi per gli USA

"Casa." Sussurra Newt così flebilmente da sembrare quasi che dalle labbra non sia uscito nessun suono. Manuel gli stringere più forte la mano, seppur sempre delicatamente.
"Ti manca?"
"L'unica cosa simile ad una casa, oltre quella porta, è mia zia, quindi si, lei mi manca. I miei fratelli...bhe è complicato. Non ho mai avuto un rapporto troppo stretto con loro, però...forse rivederli non mi dispiacerebbe."
"Io..." ma Manuel non sa davvero cosa dire.
"Dai andiamo. Sennò non facciamo in tempo."

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