"Sei stato fantastico come al solito amico!" Gli dice Manuel porgendogli un mazzolino di fiori - perché si, i fiori a teatro sono d'obbligo. Totò lo abbraccia prima di prenderli, soddisfatto. Ora che è entrato marzo le giornate iniziano ad essere un po più calde. La sera invece è infame, perché non potrai sapere quando freddo farà, se ci sarà quel vento che ti entra nelle ossa, o se farà più caldo del giorno appena trascorso. Quindi Manuel, per essere previdente, indossa giacca e camicia, la cravatta come stratagemma per proteggere il collo. Newt, caloroso come sempre, porta la giacca sulla spalla destra e le maniche arrotolate. Gabriel ha preferito indossare uno dei suoi abiti variopinti, oggi tendente al viola nonostante quel colore sia bandito dai teatri ("Voglio andare contro quello che la gente si aspetta da me!").
Anche gli altri due ragazzi si congratulano con Totò per il bellissimo spettacolo.
"Sei stato davvero molto bravo Sasà."
"Si, bella anche la storia."
"Grazie." Sorride e poi si rivolge a Manuel.
"Veronica e Claudia? Credevo fossero venute anche loro."
"Si, solo che entrambe domani se devono alza' presto e so' tornate subito a casa. I fiori sono da parte loro."
"Avrei dovuto capirlo. Sono talmente belli, che non avresti mai potuto comprarmeli tu!" Newt e Gabriel nel mentre si godono lo spettacolo dei due amici che bisticciano.
"Wow, ed io che credevo di essere uscito dal teatro!"
"Guardate che ve sento!" Intima Manuel al fidanzato. Cerca di assumere un tono offeso, ma finisce ben presto con lo scoppiare a ridere.
"Sentite, tra un paio di giorni siete liberi?"
"Perché?"
"Così vi porto a cena fuori a mangiare pizza napoletana." Si fermano davanti alla macchina di Gabriel. Lui guarda il suo migliore amico per avere conferma. Dopo che ha annuito, dice
"Va bene, se offri tu ci saremo." Manuel finge di alzare gli occhi al cielo, poi prende per una mano Newt e si allontanano di poco, così che possano avere un po di privacy. Gli da un bacio sulle labbra - Totò e il mezzo francese sembrano troppo presi da una conversazione per dare peso a loro due.
"Sta sera dormi da Gabriel?"
"Si, è troppo tardi per tornare a Cerveteri. Domani mattina a che ora inizi a lavorare?"
"Alle 7." Ma Manuel non lo sta più davvero ascoltando, la sua mente è rimasta bloccata al momento in cui gli è stato detto che il suo fidanzato dormirà a casa di un altro uomo. Sa perfettamente che l'uomo in questione è il suo migliore amico, ma forse ne è geloso proprio per questo. Si fida ciecamente di Newt, si fida con tutto il cuore, e nonostante sa che non gli farebbe mai una cosa del genere, dopo il tradimento di Irene fa fatica ad ignorare la vocina nella sua testa. E Manuel in quel momento si odia, si odia per tanti motivi: si odia perché non riesce a stare tranquillo; si odia perché, anche volendo, non avrebbe una casa sua in cui ospitare il fidanzato; si odia perché quel tipo di gelosia è stupido, lo sa, ma proprio non ci può fare niente. E forse per un secondo, un secondo soltanto, odia anche Newt, perché non gli ha chiesto se la cosa lo infastidiva, perché se non gliel'avesse chiesto, lui non glielo avrebbe detto. Scaccia velocemente quei pensieri sbagliati. Lui forse non dorme tutte le notti a casa del suo migliore amico? Non finge tutti i giorni di flirtare con ragazzi a cui piacciono altri ragazzi, o ragazze che apprezzano entrambi i sessi, solo per avere delle mance più alte? Che diritto ha di essere geloso un tipo come lui? In quel momento Manuel si rende conto che Newt lo guarda con i suoi occhi verdi. È in attesa di qualcosa, forse la risposta ad una domanda che non ha sentito.
"Come prego?"
"Ti ho chiesto se va tutto bene, ti vedo distratto."
"Si scusa, è che ultimamente ho dormito poco e il lavoro è stancante. Non vedo l'ora di riposarmi un po." Si salutano a vicenda, poi Gabriel e Newt vanno a destra e Manuel e Totò a sinistra."A cosa pensi?" Gli domanda Totò mentre percorrono la strada del ritorno. Manuel si volta a guardare il suo migliore amico. Sul viso ha ancora il trucco dello spettacolo, troppo difficile da rimuovere con delle semplici salviette stuccanti. Una volta a casa sarà costretto a gettarsi sotto la doccia, anche per mandar via tutta la gelatina di cui i suoi capelli neri sono pregni. Tra le mani stringe il mazzo di fiori già ammosciato per metà. I vestiti di scena invece sono in una busta che per un motivo a lui ignoto, sta portando Manuel.
"Nulla in realtà. Tu invece come stai?" Solo quando pronuncia quella frase ad alta voce si rende conto che non parlano da un sacco di tempo. La trova una cosa strana dato che si vedono tutti i giorni.
"Bene."
"Guarda che lo so quando mi menti, te se arriccia il naso!" Ridacchia mentre Totò si porta una mano sull'area interessata.
"Non è vero!"
"Invece si."
"Ok d'accordo. Sto meglio, non dico che non faccia ancora male, però credo di aver capito come affrontare il tutto."
"Mi fa piacere."
"E tu invece? Cos'hai che non va? E non provare a dirmi 'niente', anche io so quando mi menti." Manuel sorride. Probabilmente non riuscirebbe a nascondere niente a Totò, neanche se lo volesse davvero.
"Sono solo 'n po geloso, niente di che."
"Di chi? Di Gabriel?" Il più piccolo annuisce.
"Ma sono solo migliori amici."
"Già, anche noi." Manuel lo guarda, ma l'altro abbassa gli occhi. Cambia velocemente discorso, perché parlandone stanno infrangendo una loro regola. In quel momento iniziano a cadere alcune gocce d'acqua.
"Cazzo, non c'avemo manco l'ombrello!"
"Dai, adesso vedrai che passa." Ma cinque minuti dopo sono costretti a fermarsi sotto un cornicione, perché la pioggia è talmente forte che quasi copre le loro parole. È Totò a riprendere il discorso di prima.
"Non ti fidi di Newt." Non è una domanda, ma una dolorosa affermazione.
"Che vai dicendo! Certo che mi fido! È solo che...che dopo Irene mi viene difficile non essere geloso. Non lo so io...non te lo so spiegare." Manuel incrocia le braccia al petto. Trema dal freddo, dalla vergogna e dalla rabbia.
"Tu lo ami."
"Certo." E non ha bisogno di pensarci neanche un secondo. Si stupisce di se stesso, fino ad uno, forse due mesi prima, non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura. Sarebbe stato terrorizzato all'idea di essersi innamorato di un altro essere umano, invece ora prova una gioia che non sa descrivere. Forse l'amore è proprio quello: non sapere come spiegarlo, bisogna viverlo per capire.
"E lui lo sa? Glielo hai detto?"
"No, ma avrei voluto."
"E perché non l'hai fatto?" Non lo so non lo so non lo so non lo so non lo so non lo so.
"Perché non ho trovato le parole giuste." Totò gli sfila dalle braccia la busta con i vestiti di scena, poi gli afferra le mani con le sue. Le tiene strette e gli occhi di entrambi sono fissi dove le dita si incontrano. Si alza appena sulle punte dei piedi, quel tanto che gli basta per essere alla stessa altezza dell'amico. Si sporge verso di lui e quasi gli sfiora l'orecchio con le labbra.
"Ti amo, ti amo, ti amo. Vedi? È facile." Manuel lo sente a stento con il rumore della pioggia che fa da padrone su tutto. Totò si allontana e tornano a guardarsi negli occhi. Il più piccolo scuote leggermente la testa, le mani ancora intrecciate.
"No, non è vero. Non è facile per niente."
"Forse devi solo lasciarti andare un po." E si, forse ha ragione, però non ne è capace.
"Non lo so fare."
"Posso mostrartelo io?" Manuel resta immobile, poi fa un debole si con la testa. Totò sorride, gli mette un braccio attorno alle spalle e lo fa voltare verso la strada. Con la mano gli indica quella parte di Roma bagnata dalla pioggia. Sono da soli, a quell'ora e con quel brutto tempo nessun romano, tanto meno un turista, scenderebbe a fare una passeggiata. Non ci sono macchine e se non fosse per lo scrosciare dell'acqua il silenzio farebbe male alle orecchie. Manuel non si è mai davvero fermato a guardare una semplice strada così a lungo. Nello stomaco sente un sentimento importante che non riesce ad esternare, ma forse non c'è neanche bisogno che lo faccia, a dare un minimo di consistenza ai suoi pensieri è Totò.
"Per ognuno la libertà ha un sapore diverso, però, se la vuoi trovare, o almeno provare a cercarla, non devi compiere gesti eclatanti. La libertà si trova nelle piccole cose, nei gesti quotidiani, a quelle azioni a cui non fai caso. Magari ti rendi conto a a renderti libero è una giornata di sole passata all'aria aperta, o il poter dire qualcosa ad alta voce. Io, la mia libertà la so trovare anche nella pioggia." Totò sorride, si stacca da Manuel e va verso il limitare del cornicione. L'amico gli afferra una manica della giacca per trattenerlo.
"Ma che fai? Così t'ammali?" Ma l'altro ride e gli afferra di nuovo le mani.
"Ecco, proprio quello che intendevo prima. Prova a lasciarti andare." Lo trascina con sé sotto la pioggia. Inizialmente Manuel è incerto, non vuole bagnarsi o beccarsi un raffreddore. Poi però si lascia convincere da Totò e dal suo sorriso incoraggiante, alla cui vista non può che rispondere sorridendo in automatico.
Le prime gocce di pioggia che lo colpiscono lo lasciano senza parole. È gelata e l'unica cosa che vorrebbe è tornare a casa e abbracciare Newt fino a che le sue braccia non gli tolgano il freddo di dosso. Però resta li, immobile, a fissare i capelli dell'amico afflosciarglisi sul viso e il trucco colargli via. Non può evitare di domandarsi se il suo aspetto risulti così incasinato. Gli ci vuole un minuto buono per trovarsi quasi a proprio agio e ridere a pieni polmoni. Trova la situazione davvero comica: loro due, tornati come ragazzi, a divertirsi sotto la pioggia. Sposta una piccola ciocca di capelli dal viso di Totò. Non l'ha mai visto da bambino, ma è così che se lo immagina.
"Com'eri?"
"Quando?"
"Quando ancora non te conoscevo." L'amico ha lo sguardo confuso, però sorride anche lui. Finge di pensarci, poi, mentre parla, inizia a saltellare nelle pozzanghere.
"Non lo so, ma credo che nel complesso fossi un bambino felice. Non capivo molte cose, come perché non potessi indossare i vestiti di mia madre quando mia sorella lo faceva, o perché non mi piacessero le altre bambine quando ero alle elementari. Però non mi sono mai creato troppi problemi, troppe domande. Vivevo e basta." Manuel lo guarda mentre si comportara come quando doveva avere otto anni e pensa che tutto quello che gli ha appena raccontato sia ovvio. Non è cambiato di una virgola, ma cosa poteva aspettarsi dal suo solare migliore amico?
"E tu? Com'eri tu?"
"Io? Ero n'bambino complicato. Al contrario tuo riempivo la mia testa di domande, di pensieri. Perché non ero come gli altri? Perché non avevo una famiglia? Perché i miei genitori non m'avevano mai voluto bene? Perché se n'erano andati da me?" Totò si ferma davanti a lui e, ancora sorridendo nonostante la triste storia, gli prende di nuovo le mani tra le sue.
"Non sei cambiato affatto Manu!" Lo trascina di nuovo con lui, a correre e ridere, bagnati fradici ma felici. Come se avessero davvero di nuovo dieci anni. Il più piccolo pensa che l'amico abbia ragione. Il tempo è passato, ma lui ha sempre quelle insicurezze piantate nel cervello. Si ferma di colpo, prende il viso di Totò tra le mani e gli lascia un bacio sulla fronte umida di pioggia. Lo abbraccia stretto, perché lui è una delle sue poche certezze.
"Grazie fratello. Senza de te non saprei proprio cosa fare."
"Ed io senza di te sarei perso. Non ti ho ancora ringraziato per aver aggiustato un cuore che non avevi rotto tu." E rimangono li per tutto il tempo che gli serve.
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6.725 Km
RomanceManuel è disperato quando vede la sua, ormai ex, ragazza a letto con un altro uomo. Non è facile per nessuno uscire da una relazione durata cinque anni e Manuel non è da meno. Ci vorrà un ragazzo straniero venuto da poco in Italia, ma che ha un'otti...