"Tu sei pazzo Manu!" Il viaggio in macchina verso Cerveteri gli sembra più lungo del normale. Totò ha intenzione di fargli un interrogatorio sul ragazzo dai capelli rossi, ma Manuel non è proprio dell'umore giusto. Quando sono usciti da teatro non ha avuto il tempo di incontrarsi con il ballerino. Sa solo che i proprietari della villa hanno mandato un messaggio a Veronica dicendogli che, mentre si cambiavano, potevano dirigersi verso Cerveteri, perché tanto un loro amico non si era sentito benissimo ed era rimasto a casa e che alcuni invitati erano già arrivati.
"Non so' pazzo. E me rifiuto de dovette spiega' la stessa cosa pe la milionesima volta." Manuel guarda fuori dal finestrino. Quando inizia ad alterarsi, spesso, e da bravo romano qual è, stroppia le parole nel suo dialetto volgare. Vorrebbe davvero far finire li quella conversazione, ma per qualche strano motivo non si trattiene dall'aggiungere.
"Non m'aveva manco detto che avrebbe ballato, solo che ce sarebbe stato. E se permetti sta cosa m'ha fatto rode er culo." Ma il motivo non lo sa neanche lui. Forse è stato tutto il tempo che ha sprecato a pensare a loro due, seduti l'uno vicino all'altro, a commentare lo spettacolo; o forse è perché non ama particolarmente le sorprese. Totò è concentrato sulla strada e si volta solo per un secondo a guardarlo.
"Magari voleva solo farti una sorpresa."
"Bella sorpresa de merda." Manuel accende la radio e mette le canzoni che sa piacere all'amico, per quel viaggio si sono detti anche troppe cose.Benché Veronica e Claudia avessero detto che non ci sarebbero state molte persone, hanno mentito. La villetta ha tre piani ed è quasi completamente piena. Manuel non ha mai visto nessuno a parte i suoi tre amici. Riconosce vagamente la ragazza che gli ha aperto la porta di casa a Capodanno, ma sicuramente non ha intenzione di fermarsi a salutarla. Prende due bicchieri, uno per se e uno per Totò, per poi tornare da lui.
"Grazie." Dice prendendone uno.
"Claudia e Veronica?" Il più grande alza le spalle. Probabilmente sono andate ad appartarsi da qualche parte, pensa Manuel. Restano entrambi a parlare del più e del meno non prestando caso allo scorrere del tempo.
"Hai intenzione di farmi conoscere Newt più tardi?" Quasi si strozza con l'alcol nel sentire quelle parole.
"Assolutamente no. Non so manco se più tardi ce parlerò io. Non ho capito in che rapporti siamo e non me sembra il caso. Per non parlare del fatto che sicuramente me metteresti in imbarazzo." Totò fa un sorrisetto e gli da una gomitata.
"Ti piace allora!"
"Stai zitto." L'altro vorrebbe continuare ad infastidirlo ma, per fortuna di Manuel, vengono interrotti dal rumore di due macchine. Tutti, tranne i due amici che stanno cercando di capire, si precipitano velocemente in giardino.
"Eccoli!"
"Sono arrivati!"
"Finalmente!" Si mettono ad urlare gli invitati, creando una confusione incredibile. E quando Manuel vede le due auto entrare dal cancello e parcheggiare sullo sterrato, capisce: sono arrivati i ballerini e il loro corteo li sta aspettando per fargli un saluto. I due amici si limitano ad affacciarsi dall'enorme balcone del primo piano, osservando quelli del piano terra. Si sporgono senza dire nulla, mentre i raggi della luna li colpiscono lievemente. È talmente buio che i proprietari hanno dovuto mettere delle torce (che ricordano molto quelle hawaiane) nel giardino e attorno la piscina per poter vedere qualcosa.
Dalle macchine scendono quattro ragazzi che Manuel ha visto per la prima volta quella sera a teatro - li ricorda tutti perché erano stati parecchio bravi. E poi spuntano dei riccioli rossi inconfondibili. Gli invitati iniziano ad applaudire come avevano fatto alla fine dello spettacolo. Molti si avvicinano ai ballerini per congratularsi, alcuni si limitano ad urlargli qualche complimento e pochi credono sia abbastanza e tornano alla tavola con gli stuzzichini. Il maggior numero di persone si concentra su Newt e a Manuel torna in mente quella strana senzazione provata in teatro: mentre l'altro ballava aveva sentito uno strano fastidio alla bocca dello stomaco nel constatare quanti occhi fossero puntati su di lui. Scuote la testa e si volta verso Totò. L'amico lo stava già fissando.
"Secondo me dovresti andare a salutarlo."
"Non ho intenzione di parlare con lui. Ma poi hai visto quanta gente ce sta'? Non riuscirei ad avvicinarmi manco volendo." Manuel torna a guardare al piano terra. Incontra gli occhi verdi di Newt e il tempo si ferma: il canadese gli fa un sorriso e l'altro resta impassibile, ancora arrabbiato per il non detto. Mentre Totò batte una mano sulla ringhiera annunciando che sarebbe andato a prendere qualcosa da bere, il più piccolo dei i due osserva il ballerino: sta salutando tutti gli ospiti in modo sbrigativo, non concedendo più di dieci secondi a persona; si avvicina alle scale provando a dare varie giustificazioni, vado un attimo al bagno o ancora torno tra cinque minuti. E Manuel ha un problema perché non sa se ridere o meno. Sa perfettamente che il ragazzo si sta dirigendo verso di lui. Ma purtroppo non sa come dovrebbe comportarsi.
"Ciao." Lo saluta dopo poco una voce con un accento che, suo malgrado, non gli dispiace poi tanto. Dei riccioli rossi si posizionano accanto a lui sulla ringhiera.
"Ciao." Manuel è più freddo di Newt, vuole fargli comprendere che non ha gradito. L'altro fa finta di niente.
"Piaciuto lo spettacolo?"
"Si, soprattutto la sorpresa dei ballerini."
"Dai, pensavo sarebbe stato carino non dire niente." Il più grande sbuffa.
"Hai da accendere?" Gli domanda il rosso. Manuel cerca nella tasca le sigarette e l'appiccio. Glieli porge entrambi, nonostante non gli abbia chiesto da fumare. Ambedue ne prendono una.
"Ma non fa male il fumo dopo uno spettacolo? Ho sentito dire che dopo il movimento fisico i polmoni so' più dilatati e tutte ste cazzate qua. Magari è pure vero." Newt aspira una boccata prima di controbattere. Chiude gli occhi e si sporge un po di più.
"Bhe si, è vero, ma a volte ne hai bisogno e basta. Carino da parte tua, ora che siamo amici, preoccuparti per..."
"Ah siamo amici? Non lo sapevo. Da quando?"
"Più o meno dalla notte di Capodanno." Manuel vorrebbe tenere il broncio ancora un po, ma non riesce a fingersi arrabbiato per molto. È quel modo naturale e sfacciato che ha di provarci con lui...lo riporta per un po ai giorni del liceo, perché quel comportamento solitamente è solo degli adolescenti. Ed effettivamente Newt praticamente lo è ancora. Continua tra una boccata di fumo e l'altra.
"Sai, inizialmente il mio intento era quello di provarci con te, ma poi mi hai raccontato della tua ex ragazza e ho capito di non avere speranze." Manuel trattiene le risate. Potrebbe interromperlo, ma crede sia più divertente lasciarlo parlare.
"E va bene così, insomma i ragazzi che mi attraggono non possono mica essere tutti a loro volta attratti da me" inizia a mettere le parole l'una dietro l'altra talmente veloce e senza riprendere fiato, che stargli dietro diventa difficile "e scusa se ti sto mettendo a disagio con tutto questo è solo che credevo di averti inquadrato ma invece sei etero e..." Nonostante Manuel fosse partito con l'intenzione di non ridere, a l'ultima parola non si trattiene più. È scortese da parte sua e per sdrammatizzare e tranquillizzare l'altro assume un tono scherzoso che gli ha insegnato Totò.
"Etero? Solo perché stavo pe sposarmi co una donna sono sicuramente etero? È n'po omofobo da parte tua, non credi?" Newt si rilassa leggermente. Butta la cicca in un vaso e guarda il più grande inalare le ultime boccate che gli sono rimaste. Ha gli occhi che gli brillano perché la speranza è l'ultima a morire.
"Non sei etero? Cioè ti piacciono anche i ragazzi?"
"Si. Sai, esistono diversi orientamenti sessuali oltre all'essere gay."
"Lo so, ma non ci stavo pensando."
"E poi, chi mai lavorerebbe al Coming Out senza..."
"Ho capito ho capito." Ridacchia. Manuel lo osserva passarsi una mano tra i riccioli rossi e lo trova tenero. E bello. E si ritrova ad immaginare la consistenza dei capelli, se sono davvero così morbidi come sembrano. Sposta lo sguardo altrove, perché ha in mente una cosa da dire di cui sicuramente si pentirebbe un attimo dopo averla pronunciata, e si schiarisce la gola.
"Facciamo che te perdono solo se mi racconti qualcosa de più sul fatto che balli." Newt sorride al cielo, aggiungendo una stella nella notte già ben illuminata. Sotto di loro gli invitati stanno facendo un chiasso incredibile, ma nessuno dei due ci fa caso.
"Bhe, ho la passione della danza da quando ero piccolo. Come ti ho detto i miei non sono molto aperti e non potevano accettare che loro figlio ballasse. Ho frequentato comunque molte lezioni. Ero più a casa di zia che nella mia: era lei a prendersi cura di me, era lei a pagare le rette dei miei corsi. Quando ero bambino forse non me ne rendevo conto, ma ora si e so che le devo tutto. Comunque ho deciso di venire a fare un anno qui per vedere come va. Ci sono parecchie opportunità sia per imparare che per esibirmi. Ho trovato poi una casa (questa) da dividere con alcuni compagni di corso. È un po lontana dall'accademia ma non importa. Ecco, credo che questo sia tutto ciò che c'è da dire." Manuel non ci crede. È convinto che con quello che Newt potrebbe raccontargli, sarebbe in grado di scrivere un libro intero. Però non fa ulteriori domande. Vuole conoscere quel ragazzo passo dopo passo, godersi ogni momento. E questo lo spaventa. Significa forse che ha deciso di dargli una possibilità? Che è pronto per vedere altre persone? Che ha intenzione di assecondare il suo flirt? Tutti i suoi dubbi e i suoi problemi vengono però dimenticati in un secondo quando alza la testa verso il cielo. Non ci aveva fatto davvero caso, ma la notte è piena di stelle.
"Che spettacolo." Si ritrova a dire con la bocca spalancata. Newt ridacchia e, indicando in alto, imita il suo gesto.
"Dici quelle? Si, sono belle. Mi sarebbe sembre piaciuto imparare qualcosa sulle costellazioni, ma non ho ancora mai trovato il tempo."
"Te lo insegno io!"
"Davvero? Non ti facevo così esperto."
"Oh non lo sono. Mia madre lavorava all'università di Roma Tre, nel dipartimento de fisica, posto nel quale ho passato metà della mia infanzia. Era a stretto contatto soprattutto co gli astrofisici, nonostante lei fosse un geofisico, e alla fine gli hanno trasmesso la passione pe lo spazio. Puoi capire bene che da piccolo me leggevano libri sul sistema solare, e me piaceva anche. Ha tramandato il tutto al suo unico figlio." Newt ha smesso di osservare il cielo parecchio tempo fa: tiene lo sguardo fisso sul ragazzo moro che gli sta accanto. Lo spettacolo delle stelle lo vede ogni notte, quello che ha vicino è molto più raro. Ed è felice quando riprende a parlare perché trova che la sua voce sia molto bella.
"Spesso mia madre portava me e papà in montagna pe dei fine settimana interi, solo pe poter osservare il cielo stellato insieme. Diceva sempre che, se avesse potuto tornare indietro, avrebbe scelto l'astrofisica." Newt non vuole essere invadente, ma desidera sapere qualcosa in più su quel ragazzo. Così prova a metterlo a suo agio, in modo che poi potrà azzarda domande che per rispetto non bisognerebbe mai fare e aspettare che sia l'altro a parlarne. Ma lui ha aspettato anche a sufficienza.
"Ho un telescopio nello sgabuzzino. Ti va se lo prendo e inizi a raccontarmi qualcosa sulle stelle?" Manuel annuisce e sorride, continuando anche quando l'altro ormai è sparito da qualche parte per recuperare l'oggetto. Solitamente si sarebbe lamentato del freddo pungente e avrebbe insistito per tornare dentro al caldo (davanti al camino perché tanto l'ha visto ed è a conoscenza della sua esistenza). Invece questa volta qualcosa non glielo fa fare: è al freddo - indossa comunque abiti pesanti, ma per lui non saranno mai sufficienti - eppure sta morendo di caldo.
STAI LEGGENDO
6.725 Km
RomanceManuel è disperato quando vede la sua, ormai ex, ragazza a letto con un altro uomo. Non è facile per nessuno uscire da una relazione durata cinque anni e Manuel non è da meno. Ci vorrà un ragazzo straniero venuto da poco in Italia, ma che ha un'otti...