Non Andare Via - Fabio Quartararo

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Ho realizzato questa
storia su richiesta di
sferremi07

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Mi accoccolo ancora più vicino a lui mentre guardiamo un film in cui abbiamo entrambi perso interesse.

Il silenzio tra noi non è il solito silenzio confortevole, ma un silenzio teso, carico di parole non dette e di emozioni inespresse.

Mi prende la mano ed io la stringo forte.

«Non penso di aver mai visto un film così noioso.»

Rompe il silenzio, strappandomi un sorriso.

«È terribile, almeno non lo penso solo io.»

Ride anche lui, e si alza dal divano per prendere il telecomando, abbandonato sul tavolino in vetro di fronte a noi.

Lo spazio freddo e vuoto di fianco a me mi stringe il cuore di tristezza, mentre gli occhi mi diventano lucidi guardandolo.

Prendo una coperta e mi ci avvolgo, sperando che la sensazione passi, ma l'unica cosa che la fa realmente passare è quando ritorna a sedersi accanto a me.

«Ti va di vedere qualcos'altro o...?»

Scuoto la testa, ma non parlo. Credo che anche lui senta il peso che c'è tra di noi, l'ostacolo che la sua partenza ha posto.

«Non starò via tanto tempo, sai come funziona...»

Lascia la frase a metà, probabilmente a corto di parole. Annuisco e sento le lacrime bruciarmi agli angoli degli occhi quando mi bacia la fronte.

«Vorrei non studiare. Sarebbe meglio, potrei venire con te.»

«Se non studiassi, non ci saremmo mai incontrati. E soprattutto, quando avrai finito gli studi potremo lavorare insieme. È temporaneo.»

È quasi una stagione intera. Vorrei dirlo ma lo tengo per me, non farebbe bene a nessuno.

Cala di nuovo il silenzio, che mi fa rimpiangere le serate passate a parlare, seduti uno accanto all'altra come lo siamo ora.

Sapevo che la sua partenza avrebbe fatto male, ma non pensavo così tanto. Dopo una stagione in stage,sempre insieme, mi sembra impossibile tornare alla mia routine senza di lui.

«È tardi, forse è ora che torni a casa. Domani parto presto.»

Prendo la sua mano e la stringo tra le mie.

«Puoi restare, se ti va. Mi farebbe piacere.»

Scoppia a ridere, ed io rimango un attimo stupita, guardandolo senza capire cosa ci sia di così divertente.

«Scusa scusa, non dovrei ridere, ma ti giuro che mi fai morire. Non capirò mai perché non mi chiedi mai quello che vuoi senza giri di parole.»

Arrossisco.

«Non ti devi vergognare, non con me. Puoi dirmi tutto, sai che non ti giudico.»

Faccio un respiro profondo prima di andare contro a tutto quello che mi hanno insegnato i miei genitori.

«Non andare via. Resta qui, stanotte.»

Sorridere annuisce.

«Volentieri, speravo me lo chiedessi.»

Mi prende il viso tra le mani e mi bacia.

***

La mattina mi sveglia lui, chiamandomi mentre raccoglie i suoi vestiti sparsi per la stanza da letto.

«Silvia, Dio mio, se non mi sbrigo perdo il volo.»

Mi stropiccio gli occhi cercando di realizzare cosa mi dice con scarsi risultati.

Quando capisco, mi vesto anch'io in fretta e mi sistemo i capelli solo con le mani, con il risultato di una massa disordinata di riccioli.

In cucina, butto qualche biscotto in una scatola e riempio un thermos di latte quantomeno tiepido, per poi mettere il tutto in uno zainetto insieme al mio cellulare.

Quasi senza pensare, salgo in macchina con lui. Sui sedili posteriori, non posso fare a meno di notare le valigie.

«Ti ho detto che speravo mi avresti chiesto di restare, ma più che sperarci lo sapevo. E comunque, se non l'avessi fatto l'avrei fatto io.»

Ridiamo entrambi.

Mentre ci avviciniamo all'aeroporto comincio a sentire un senso di vuoto nel cuore, che nel nostro turbolento risveglio non avevo fatto in tempo ad elaborare. Non posso più chiedergli di restare.

Una volta arrivati al gate, scopriamo che il suo volo è leggermente in ritardo, e che per questo non l'ha perso.
Ora però deve imbarcarsi e partire.

Gli dò i biscotti ed il latte, guardando in basso per non fargli vedere i miei occhi arrossati.

«Senza di te mi dimenticherei anche la testa. Non so come farò.»

Ridacchio un po'. Tra noi torna il silenzio teso di ieri sera.

«Posso chiederti ancora di non andare?»

Sorride, guardando anche lui in basso.

«Puoi farlo, ma stavolta credo di non poterti ascoltare.»

Rompo ogni imbarazzo e gli do un bacio sulle labbra. Lui poi mi attira a sé, mi bacia ancora ed infine mi abbraccia così stretto da tagliarmi il fiato.

«Ora devi andare mi sa. Vinci il mondiale. Voglio vedere sulla coppa il tuo nome sotto all'anno 2021. Puoi farcela.»

Mi bacia ancora, poi raccoglie il bagaglio a mano.

«Lo farò, ci puoi contare.»

Si imbarca ed io resto immobile, un po' intontita. Quando parte, guardo l'aereo decollare. Una lacrima mi scende calda sulla guancia.

«Ti aspetto.»

Sussurro, nel gate ormai quasi deserto.

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