Prendo un bicchiere di succo dal frigo e mi siedo sul divanetto dell'entrata. Ho da poco chiuso una telefonata con mio fratello e i nonni e devo dire che parlare con loro mi ha sollevato il morale. Mentre sorseggio il succo mi massaggio il piede che in puntata mi ha dato problemi. L'esibizione per la maglia la farò la prossima settimana in puntata.
Il cielo ormai si è scurito e piano piano inizia a tingersi di puntini luminosi. Fa freschetto ma non voglio mettere una felpa, anzi voglio iniziare a mettere cose più femminili. Chiudo gli occhi e mi godo la freschezza tra i capelli, è bello sentirsi bene dopo tanto tempo. Parlare con Maria e dirle tutto, anche se mi ha promesso che non manderà in onda nessun daytime riguardante l'argomento, mi è servito molto. Mi sono liberata di un grandissimo peso che non mi faceva vivere bene. Restare da sola adesso non è un modo per scappare dal mondo, semplicemente un modo per riposare ed, in questo momento, un modo per non fare capire a nessuno del mio piede. Dovrei dirlo alla maestra certo ma ho già avuto un dolore simile e l'ho curato semplicemente con del ghiaccio. Ormai sono quasi sul punto di perdere totalmente le mie facoltà cognitive quando sento dei dei passi avanzzare verso la porta. Sono rapidi e quando apro gli occhi vedo già Cricca bloccarsi di colpo. È un attimo prima che scappi dentro senza darmi il tempo neanche di parlare.
<Hey> gli dico io posando il bicchiere sul tavolino e correndogli dietro.
<Cricca> continuo standogli dietro.
<Cricca ti fermi per favore?>
Non dice nulla, semplicemente cammina il più velocemente possibile. Io non riesco proprio a stargli dietro, il piede mi fa male e camminarci sopra non è il massimo. Posso fare finta di niente a lezione ma non qui.
<M***a> esclamo poggiandomi su di un letto a caso. Mi massaggio le dita con entrambe le mani senza più vedere se Cricca è effettivamente andato via o no. In compenso di lì passa Wax che vedendomi si informa sull'accaduto.
<Che hai fatto?> Mi chiede.
<Nulla, suolo una piccola caduta.> Gli rispondo provando ad alzarmi. Non è passato poi molto ma voglio raggiungere Cricca ovunque sia per capire che gli succede. È vero che non ci parliamo ma non credevo fino ad arrivare a questo punto.
<Sai dov'è finito Cricca?> Gli chiedo.
<È andato di là> mi indica la lavanderia.
<Grazie>
Vado in lavanderia ma non lo trovo, allora provo ad andare in camera sua ma niente. Dove può mai essere finito!?
Ritorno in cucina e chiedo a Tommy dietro al bancone.
<Tommy hai visto Cricca?>
<È andato agli studio>
<Aveva lezione?>
<No, che io sappia no>
<D'accordo grazie>
Esco dalla casetta per andargli in contro. Adesso non è solo una questione di chiarire, se è scappato via così un motivo deve esserci. Non vorrei essere io quel motivo, dato che tutto ciò è accaduto perché ero seduta sul salottino sul retro.Entro negli studio.
<Cricca?> inizio a dire entrando in ogni sala.
Dopo aver terminato la mia esplorazione, finisco per recarmi nella sala relax.
Capperi com'è difficile. Inoltre questa sensazione di insofferenza non vuole abbandonarmi. Io vorrei tanto dirgli quello che provo ma se faccio di nuovo il primo passo alla fine finirà come le altre volte. Ahh come è difficile la vita!
<Ca*** Cricca> Dico portando i gomiti sulla tavola e le mani nei capelli. <Mannaggia la mis****! Perché sono stupida>
<Glielo dico o non glielo dico? Faccio il primo passo o non lo faccio?> Sbuffo e lascio la testa sul tavolo. In questo momento avrei tanto bisogno dei consigli di Riccardo.
Resto così un bel po' di minuti.
<Dire cosa?> Sento d'improvviso una voce alle mie spalle. Alzo la testa dal tavolo e mi volto verso la voce per trovarmi Cricca appoggiato alla spalliera della sedia.
<C-Cricca> dico sorpresa.
<Che ci fai qui?> Mi chiede lui.
<E-ehm...Tu...Beh...>
Si fa più vicino. <Allora?>
<Ero venuta a-a...>
<A?>
<A prendere...> Vago con lo sguardo prima di scontrarmi con un sacchetto sulle gradinate. <A prendere quello> mi alzo di scatto e mi dirigo verso le gradinate, zoppicando.
<E che cos'è?> Chiede incrociando le braccia.l, sembra quasi divertito.
<Sono le scarpette da riposo di Rita> faccio una risata isterica.
<Ah... E a chiesto a te di riprenderle>
<Si ha chiesto a me di riprenderle>
<Vestita così?>
<Così come?> Mi guardo e in effetti non sono vestita proprio nel modo giusto. Ho indosso ancora il Body della lezione e il leggins con il gonnellino sopra. Lo riguardo ma lui è già difronte a me.
<E poi, questo non è di Rita. Questo è mio e dentro ci sono gli auricolari e una bottiglia d'acqua>
Beccata!
<Beh allora mi sarò confusa> inizio a girarmi in torno. <Ne hai visti altri? Forse sono in qualche sala. Si può darsi. Vado a vedere>
Provo ad andarmene da questa situazione imbarazzante ma la sua voce mi riporta indietro.
<Potresti dire la verità?>
<È questa la verità>
<Sofia...> Si avvicina di più a me. <Non voglio litigare e non voglio nemmeno fare finta di niente>
<Fare finta di cosa?> Gli chiedo.
<Fare finta che io e te non ci piacciamo Sofia>
Mi blocco. Come può dirlo così? Lui è fidanzato e io... Io non sono mentalmente pronta ad affrontare un'altra relazione.
<Sofia->
<NO! SMETTILA> mi allontano. <Sei fidanzato, non puoi dire una cosa del genere>
<Beh lo sei anche tu, entrambi stiamo tradendo>
<Cosa!? Io non sono fidanzata e poi non è detto che io ricambi!> Le parole fuoriescono dalla mia bocca senza che io ne avessi veramente il controllo. Non intendevo quello.
<Sofia...>
Mi fermo.
Sto perdendo il controllo.
Di nuovo questa rabbia, questa sensazione. È quella che mi ha fatto litigare con LUI, che lo ha portato all'esaurimento, io sono la causa di tutto. Mi volto prima che Cricca possa vedermi con le lacrime agli occhi e scendo le gradinate. Non voglio che anche lui mi odi per sempre.
<Sofia>
<Cricca smettila. Scusami->
<Sofia adesso non c'entra niente quello. Perché zoppichi?>
<Perché il piede mi fa male> dico poggiando la mano sulla maniglia.
<Ci vediamo in casetta>
<No aspetta> mi dice avvicinandosi e prendendomi il braccio. <Siediti, vediamo cos'è>
<Nulla. Saranno i nervi> dico aprendo la porta.
<L'hai detto a qualcuno?> Mi domanda trattenendomi.
<A chi avrei dovuto dirlo?!>
<Bho forse alla Celentano?>
<Senti Giovanni io non rinuncerò a tutto questo solo per uno stupido male al piede. Ho già avuto questo dolore in passato e ti assicuro che è andato via subito> rispondo tutto ad un fiato come se più che convincere lui debba convincere me stessa. Lui resta in silenzio e non fa altro che guardarmi. Ca*** Cricca! Smettila...
Non siamo mai stati così vicini e non ho neanche mai avuto l'opportunità di vederlo così bene.
Quei due occhioni marroni sono di una dolcezza tale da fare sciogliere anche in più robusto dei ghiacciai. Per cui adesso mi chiedo: come può non aver sciolto anche il mio cuore? Ho come la sensazione di star per compiere una stupidaggine, di star perdendo completamente tutta la razionalità che mi tiene ancorata alla realtà. Inizio a sentire caldo e la stanza sembra non avere più una conformazione ben precisa. Sento un braccio avvolgermi la vita, prima di di sollevarmi e portarmi nuovamente sule gradinate. Non capisco perché lo faccia, perché si preoccupi tanto per il mio bene. Forse è davvero innamorato di me... O semplicemente lo fa per gentilezza.
Mi fa sedere e porta il piede che mi fa male sulle sue ginocchia, lui qualche metro distante da me ed inizia a massaggiarlo.
<Non sono molto bravo, ma credo che almeno così ti farà meno male.>
Per i restanti dieci minuti non faccio altro che fissarlo imbarazzata. Certo che non deve essere semplice per lui, non sa mai come rapportarsi con me e ne sono consapevole. Non sono una persona facile, anzi la maggior parte delle volte sono sempre scorbutica con lui. Non sono sempre stata così, anzi in passato mi piaceva ricevere le attenzioni di qualche ragazzo ma da quanto è successo tutto quanto non faccio altro che allontanare le persone.
<Grazie> sussurro credendo non mi sentisse.
<Sofia, non devi ringraziarmi. Se hai bisogno io sono qui, basta che mi permetti di aiutarti.>
Libero il piede dalla sua presa e finisco per abbracciarlo. Restiamo così per un paio di minuti, poi decidiamo di tornare in casetta. Stiamo per uscire quando mi dice di aspettarlo vicino alla porta. Ritorna dopo non molto con una giacca e me la poggia sulle spalle.
<Almeno così non hai freddo. Vieni dai.> Mi pone un braccio per aiutarmi a camminare e io lo afferro subito, sono talmente stanca
che in questo momento anche il mio ego si è addormentato.<Domani lo dirai alla Celentano?> Mi chiede Cricca sulla strada di ritorno.
<Non lo so, vorrei capire se è una cosa momentaneo o seria> gli dico tranquilla, da quando mi ha massaggiato il piede mi fa molto meno male e quindi credo davvero non sia nulla di grave.
Si ferma di scatto e mi costringe a voltarmi.
<Cricca?>
<Senti io voglio che tu rimanga qui il più a lungo possibile> si avvicina ancora di più. <E se per fare ciò dovrai restare ferma per qualche giorno o settimana, sarò io stesso a dirlo alla Celentano.>
Sto per ribattere quando lui mi prende il viso con entrambe le mani. Sono due i centimetri che ci separano e non penso di essergli mai stata tanto vicina.
<Per favore non arrabbiarti. Non voglio che ciò che abbiamo riconquistato oggi se ne vada vada via di nuovo. Lo sto dicendo perché tengo a te più di quanto tu tenga a te stessa.>
Terminata la frase ci ritroviamo a fissarci senza dire nulla. Poggio le mani sulle sue e inizio ad accarezzargli il dorso e quasi mi perdo in quel gesto. Fa freddo ma la temperatura del mio corpo e fin sopra la media. Prendo coraggio e alzandomi sulle mezze riesco a dargli un bacio all'angolo della bocca. Sono calma, almeno all'apparenza, con Cricca tutto mi viene naturale, i gesti e i movimenti escono dal mio corpo come se non fossi io a controllarli.
<Te lo prometto> gli sussurro. <Ti voglio bene Cricchetto> sorrido e senza dargli il tempo di replicare, mi metto di fianco a lui e ritorniamo in casetta sottobraccio.
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Il Sogno Di Una Guerriera || CRICCA
FanfictionSofia Vitullo, 17 anni e con un oscuro passato alle spalle. L'ironia e l'allegria di un ragazzo basterà per rischiarare il cielo in tempesta che ingombro su di lei?