Ho appena finito di fare il tampone e sto andando ad incontrare la Celentano per comunicarle i risultati. Sono negativa, ma la febbre non è scesa e alcune volte devo correre in bagno a vomitare. Non voglio fermarmi quindi credo che non le dirò quest'ultima parte. Fingere mi viene bene per cui non sarà un problema.
Entro nella sala relax e poggio la borsa sulla tavola. Ci sono Niveo e Rita sulle gradinate e Tommy che è appena uscito da una delle sale di prova. Li saluto e apro il borsone per prendere le pillole che mi ha dato il medico e dell'acqua per prenderle.
<Te le ha da il medico Sofy?> Mi chiede Rita.
<Sisi> le dico prima di prenderne due.
<La Cele ti aspetta in saletta> mi comunica lei prima di alzarsi assieme a Niveo.
<Okay adesso vado.>
Prendo l'occorrente per la lezione e poso le medicine nella borsa, prima di lasciarla su una delle sedie. Non dovrebbe dare fastidio lì.<Salve maestra> dico entrando e levandomi la mascherina.
<Hey tesoro, tutto bene? Cosa ha detto il medico?>
<Mi ha dato delle pillole e il tampone è uscito negativo, quindi posso fare lezione e stare con gli altri normalmente> le rispondo iniziando a riscaldarmi.
<Sofia se non ce la fai posso darti dei giorni per rimetterti, non sono tanto una vipera da farti ballare con la febbre> sorride lei.
<Non si preoccupi, sto bene. Se non riesco glielo dico>
<Sofia dico sul serio>
<Anche io sono seria>
<Va bene, ma non sarò più dolce delle altre volte intesi?>
<Ma non lo voglio maestra> sorrido io posizionandomi.<Per oggi va bene. Vai in casetta e riposati> mi dce la Celentano avvicinandosi al plexiglass.
<Grazie maestra> le rispondo prendendo l'acqua per bere.
<Vieni, vieni, avvicinati> mi sorride.
<Mi dica>
Porta una mano vicino al plexiglass e mi fa segno di poggiare anche la mia.
<Sono fiera del percorso che stai facendo.>
Mi fermo incredula, non mi aspettavo un'affermazione simile.
<Non devi spingerti oltre se non ce la fai. Devi preservare il tuo corpo e la tua salute, ci lavori con loro. Se un giorno non riesci perché non stai bene, tipo oggi che è evidente, non venire, avvisami e basta.>
Questo suo aspetto non l'avevo mai visto. Mi viene quasi da piangere, quando vuole riesce ad essere davvero materna.
<Non devi dimostrare niente a nessuno, non devi sentirti inferiore a nessuno. Sei brava e bella, vedo i progressi che stai facendo sia nella danza che nella vita di tutti i giorni. Se mi arrabbio alcune volte e perché vorrei farti capire che non devi pensare di non valere niente. Non pensare più a ciò che ti hanno detto, che ti hanno fatto, sei qui e questo deve rappresentare un nuovo inizio. Capito?> Termina con gentilezza.
<Si maestra. Grazie per le sue parole> e mi asciugo gli occhi.
<E non piangere, che non ne hai nessun motivo.>
Esce dalla sala e io resto sola con le sue parole che mi rimbombano nella testa. Crede in me più di quanto creda io in me stessa e mi chiedo se questa cosa non mi faccia male. Se mi affidassi troppo agli altri? E alla fine non fossi così tanti brava da potercela fare da sola? Non voglio crederci, voglio essere un grado di volermi bene da sola.Mi dirigo nella sala relax per prendere la mia roba ma non la trovo. Inizio a cercarla per tutti gli studio ma non la trovo. È quasi ora di chiudere, non credo che possa esserci qualcuno che me l'abbia portata via. E adesso cosa faccio?
Quando perdo completamente le speranze e mi porto una mano sulla fronte per cercare di frenare il mal di testa incessante, sento dei passi dietro di me e, voltandomi, vedo Nicolò provenire dal corridoio.
<Sofia, che ci fai qui? Com'è andata la visita dal medico? Se sei qui vuol dire che sei negativa giusto?>
<Si sono negativo, devo solo prendere delle medicine. Senti per caso hai visto un borsone?> Ne approfitto per chiedere.
<No, non ho visto niente quando sono venuto. Ma scusa tu non hai la febbre? Hai fatto lezione?>
<Si ho fatto lezione, mi sentivo bene. Ma non posso tornare in casetta senza la borsa e il giubbotto. Per non parlare del fatto che dentro avevo portato un maglione pesante e dei pantaloni più doppi. Ufff> esprimo tutta la mia frustrazione gettandomi a sedere su una gradinate e grattandomi la fronte. Mi sto innervosendo: tra il mal di testa che mi martella nelle tempie e il genio brillante che ha deciso di non farsi gli affari suoi e portarmi le cose via non so cosa sia meglio.
<MA IO DICO, PERCHÉ NON SI FANNO GLI AFFARI LORO! Se la borsa sta lì c'è un motivo! E che Ca**o> non intendo avere pietà per nessuno, chiunque esso sia.
<Come c***o torno in casetta io!>
Nicolò si avvicina e prova a toccarmi una spalla ma io neanche mi accorgo dei suoi movimenti tanto sono arrabbiata.
<Ti posso dare la mia giacca> mi dice lui.
<E quando mi hai dato la giacca a me, tu cosa ti metti?!> gli dico in tono sarcastica, segno che sto per perdere il controllo delle mie parole.
<Ne ho una in più>
Mi giro verso di lui sorpresa. In realtà è semplicemente perché non so cosa dire. Mi sono talmente tanto arrabbiata che non ci capisco più niente.
<Grazie> dico sprofondando nelle mani.
Lui si alza e mi scompiglia i capelli per poi sfilarsi la felpa e porgermela.
<Ma non avevi-?>
<Ho una felpa con la cerniere, metti tu questa e il mio giubbotto che ne hai più bisogno e io metto quella>
<No assolutamente no!>
Mi alzo di scatto ma la mia testa inizia a girare come una trottola. Afferro le braccia di Nicolò per tenermi in piedi.
<Wooh che hai? Sofia? Sofia Hey!!>
La sua voce sembra ovattata eppure è qui vicino a me e dovrei sentirla chiaramente.
<Nicolò... Andiamo... In casetta>
<Cos'hai? Ti senti male? Cavolo Sofia hai ancora la febbre?!>
<Nicolò...>
<Dai andiamo, tranquilla>
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Il Sogno Di Una Guerriera || CRICCA
Fiksi PenggemarSofia Vitullo, 17 anni e con un oscuro passato alle spalle. L'ironia e l'allegria di un ragazzo basterà per rischiarare il cielo in tempesta che ingombro su di lei?