~Mi fanno stare bene~

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Il medico mi visita ed io resto tutto il tempo in silenzio. Lo osservo prendere appunti su di un foglio e dopo sedersi ed estrarre dei fogli dalla borsa. Mi passa la dieta che dovrò seguire e mi dice che devo prendere degli integratori ogni volta dopo i pasti. Mi saluta ed io resto un altro po'in saletta in silenzio da sola. Entrare in casetta in questo momento significa rispondere a domande su domante e vedere gli altri preoccuparsi per me. O semplicemente essere ignorata perché a nessuno interessa. Ma entrambi i casi mi straziano alla stessa maniera.
Poggio la testa sul borsone che ho con me e chiudo gli occhi, provando a dimenticare la figuraccia fatta in puntata. Ho voglia di dormire, di dimenticare tutto. Mi giro verso il muro e sempre con la testa sul borsone mi addormento cercando di trattenere qualche lacrima.

*In casetta {visione Cricca}*

È passato più di un ora e mezza da quando siamo tornati tutti dalla puntata e lei sarebbe dovuta già essere qui. Il medico la sta trattenendo? È davvero tanto grave la situazione?
Mi alzo dal divano un po' agitato, vorrei parlarle, intuivo che il suo fosse un disturbo alimentare ma non credevo che ci facesse i conti da tanto. E Poi perché? Chi è questo LUI? E i suoi genitori? Non hanno visto le condizioni della figlia?
Chiedo di nuovo a Ramon se magari avesse detto qualcosa prima di andarsene inerente al fato che sarebbe rimasta lì, non so. La sua risposta è sempre la stessa: lui l'ha lasciata in sala relax e non l'ha più vista, ciò vuol dire che è da due ore che non si vede. Anche Ludovica e Rita iniziano a preoccuparsi, per non parlare di Aaron. Ed io, io sinceramente non so neanche definire come mi sento. Dovrei andare a cercarla, non c'è altra soluzione. Se si fosse fatta male? O peggio ancora avesse avuto un malore!? No no devo andare, PER FORZA.
<Aaron mi dai una felpa di Sofia?>
<Eh? Una felpa? È tornata?>
<No, vado a cercarla io. Volevo solo avere una cosa pesante per farla coprire.>
<È lì sopra, stavo per chiedere alla produzione di portargliela>
<Vado io tranquillo>
<Va bene>

Mi metto il giubbotto e prendo la felpa che Sofia aveva lasciato sul letto. Mi dirigo agli studio e inizio a cercarla. Controllo tutte le sale in meno di dieci secondi. Si capisce che sono preoccupato?
Controllo l'ultima sala e finalmente la trovo.
<Sofia?> Le vado in contro. È distesa a terra e non risponde. <SOFIA> mi siedo accanto a lei e provo a smuoverla leggermente. Ho paura di toccarla, ogni mia mano è due volte le sue braccia, potrei farle male. Provo a girarla nella mia direzione, senza svegliarla. Dorme così profondamente che non mi ha nemmeno sentito urlare.
Stava piangendo?
Vederla così non mi piace per niente, l'ho osservata per tutta la settimana e posso dire che nulla mi ha lasciato presagire ciò. Le ripoggio la testa sul borsone e le poggio a dosso la sua felpa. Alzandomi vedo dei fogli sul pavimento accanto a lei. Sono i fogli del medico?
Li raccolgo, facendo attenzione a non svegliarla, e mi siedo su uno sgabello vicino alla porta. Non posso credere che si sia ridotta a pesare quarantaquattro kg, che proporzionato a una ragazza di un metro e sessanta è comunque poco. Deve seguire una dieta e l'obbiettivo prefissato per la prossima settimana, vedo segato, è l'aumento di almeno un kg.
Mi fa male ammetterlo ma se gliela lascio seguire da sola non credo che  aumenterà nemmeno mezzo kg. Devo aiutarla, mi va di farlo, da quando l'ho vista la prima volta, in hotel, è un chiodo fisso.

*{Visione Sofia}*

Mi stiracchio, dopo aver costato di essermi addormentata. Stranamente però non ho freddo, sarà che ormai mi ci sono abituata al freddo. Quando mi giro, però, la felpa che ho poggiata a dosso cade e io capisco di non essere sola. Mi metto a sedere e mi strofinio gli occhi, sbadiglio per l'ennesima volta e provo a capire dove sono e con chi sono. Mi muovo a malapena e sento la schiena indolenzita, dormire sul pavimento non è stata una grande idea.
Sto per alzarmi quando noto Cricca intento a leggere dei fogli. Sono ancora mezza intontita ma strizzo gli occhi per capire meglio cosa attiri così tanto la sua attenzione. Mi rendo subito conto che quella è la dieta che mi ha dato il medico, non so più ben dire quanto tempo fa, dato che non sono più vicino a me. È così assorto che non ho il coraggio di disturbarlo, che cosa ci sarà mai di tanto interessante in una dieta? Dobbiamo comunque tornare in casetta e, anche se starei volentieri qui per terra a fissarlo (non so neanche io il perché), devo interromperlo. Mi alzo e vado nella sua direzione. Sono ormai vicino a lui quando nota la mia presenza.
<E-ehy Sofia> dice alzandosi di scatto e provando a nascondere i fogli che ha in mano.
<È la mia dieta quella che stai leggendo?> Dico io fingendo di non sapere. In risposta lui me li mostra:
<Si...> E sembra un tantino imbarazzato: <scusami.>
<E per cosa?> Rispondo semplicemente.
<Non sei arrabbiata?>
<Perché dovrei> termino con un sorriso per poi dirigermi verso la porta e invitarlo ad andare in casetta. Dopo un momento di smarrimento dovuta alla mia strana gentilezza, mi segue per gli studio.
<Sofia> mi chiede all'improvviso mentre sono sul punto di aprire la porta.
<Dimmi> gi chiedo voltandomi.
<Non so se dovrei chiedertelo, se faccio bene a immischiarmi così ma... Volevo...>
<Chiedere cosa?> Lo sollecito. Vuole  sapere cosa? Cosa deve chiedermi?
<Cricca parla>
Lui resta ancora in silenzio con lo sguardo ormai fisso sul pavimento.
<Faccio così paura?> Decido di "buttarla" sul ridere dato che ciò che deve chiedermi sembra turbarlo molto. È così carino quando si preoccupa per qualcosa, quando si preoccupa per qualcuno... Quando si preoccupa per me...
Mi avvicino, voglio vedere quegli occhi sorridenti ritornare come erano prima. Gli volto il viso verso di me, in modo che possa vederlo meglio.
<Qualunque cosa tu voglia chiedermi ti risponderò con sincerità okay? Però... Tu devi promettermi che non mettersi mai di sorridere.> Non so dove io abbia trovato il coraggio di pronunciare queste parole. Non sono così eloquente di solito. MA CHE COSA MI STA SUCCEDENDO?
Mi rendo conto di starlo a fissare come un ebete e allora mi rivolto imbarazzata, in realtà neanche lui si è mosso più di tanto.
<Andiamo dai, altrimenti si fa tardi e la produzione ci caccia> gli dico per porre rimedio alla situazione imbarazzante che si è creata. Apro la porta e sento pronunciare:
<Ti aiuterò ad uscire da questo inferno te lo prometto>
Resto un attimo immobile, il corpo pesante, il cuore accelerato. Nessuno me lo ha mai detto prima. Cosa dovrei rispondergli? Non voglio che pensi più a me che a lui e a questo percorso fantastico che è riuscito ad ottenere. Non voglio essere la causa delle sue distrazioni.
<Non preoccuparti per me, io sto bene> detto questo apro la porta e definitivamente esco dagli studio.

Il Sogno Di Una Guerriera || CRICCADove le storie prendono vita. Scoprilo ora