Il campanello continuava a suonare ininterrottamente, ma Manuel non aveva nessuna voglia di discutere con qualche testimone di Geova, o con un rappresentante del Folletto, quindi lo ignorò rimanendo steso sul letto. Ma il campanello continuava a suonare e il ragazzo iniziava a spazientirsi, poi smise, improvvisamente. A sostituire quel fastidioso suono fu la voce di Simone che urlava a squarciagola «Manuel!». Riconoscendo il suo nome e la voce del fidanzato Manuel finalmente si alzò dal letto e si affacciò alla finestra presente sulla medesima facciata del portone.
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«Finalmente Manuel!» «Simò, ma che t'è saltato in mente? M'hai stonato co' quel campanello.» «Mi sono dimenticato le chiavi a casa» sbuffò «e pure il telefono» aggiunse poi. Manuel ridacchiò, era l'ennesima conferma di quanto Simone fosse sbadato nonostante la sua perfezione. «Invece di ridere di me, mi apri?» Simone si stava infastidendo. «Subito mio principe!»