VERKLÄRTE NACHT/NOTTE TRASFIGURATA - Niar303 -

320 13 34
                                    

I: GRAVE

Germane parentele, porte dal pedante

vento, affratellavano i passi coniugati

in pascolo su la prata di diaccio franto;


nella nera sera dai seni di Selene, men

e più prossima, sfalsata con sfarzo fra

valli di vetro, gli amanti si consumavano


Il pianto fiorito di contrappunto in

contralto al cobalto fallo imbardato

sul costato roccioso, al dì sfregava

sinfonico, venendo in spume, grave.


Alché di lei la voce, proprio al momento

del concepimento interpose, ansimante,

una liquida rivelazione: v'era già seme...


II: MOLTO RALLENTANDO

"Del Padre il gene, sparso oggigiorno

contro mia volontade, per il vile collo

d'aria in fame, egli infame ho rattenuto


con maschia maschera, mischiando

tale violenza alla notturna innocenza


Corvina er'ei forma, per'verso giuoco

col becco trasse ogni arso grido


manducando i miei violati interni

come vermigli vermi, e a ridir che


non erano sereni i silenzi frapposti

lungi dall'interrato intervallo, ma che

sorde sofferenze cantaro, seppur


ora sia vuota con dentro d'egli l'uovo,

me ne compiaccio, me ne vergogno"


III: A TEMPO

Con invero pudore proseguiro;

di lei perso il passo di verno

diverse in divezzi pallori.


Scesa Silene, fece da pacificatore

congiungendo di lui le mani sulle

labbia ancor madide del rostro

arcuato che le avea straziate


Una carezza che tentò d'astergerle

dal laido sforzo che l'avea insozzate

tanto umile quanto eran umide

ma fu solo futile ricalcare


Allorch'egli, per tanto fedire,

ruppe repente il silenzio:


IV: ADAGIO

"Non rendere stregua una tale

strenna, tu, mia amata (e sorella)


Se non è invero che l'uovo sia frutto

d'un flutto ch'ha per innesto incesto

d'altronde ei prodotto sarebbe al

contempo fratello mio, figlio tuo

amante nostro e animal domestico"


(Pianti infuriarono all'alba

d'un cianotico cielo costernato

da brillanti defezioni infettate

da varie putride premure)


V: ADAGIO, MOLTO TRANQUILO

La resse per i forti fianchi

I loro spiri s'enfiarono ne

la brezza in un onesto bacio


Silene trapunse adagio lor'epe

con d'ariento il bastone bravo


Giacché si miscero li uggiti

umori, rifulsi di fulvi effluvi

per fluviali percezioni


Ruppesi l'uovo, di marino

rigetto l'interno, saziato

dal grottesco gorgo di lui


Nacque una pena dalle

vaghe forme d'un pesce;

in purulenta prolificazione

si mordeva la coda




(Il ciclo maestrale di mesti

venti alzati nell'utero della

natura ventrale, stuprata

da un umano

Aborto)

Niar303

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Niar303

Poetici RiflessiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora