Capitolo 6

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Il pomeriggio successivo andai al bagnino dove lavorava quel ragazzo.
Avevo bisogno di vederlo.
Gli raccontai ogni cosa perché sapevo che lui  era l'unico mi potesse davvero comprendere.
Nella vita aveva affrontato molti più drammi famigliari rispetto a me e nonostante la delicatezza dell'argomento fu comunque in grado di farmi ridere.
Mi regalò dei minuscoli occhiali di Hello Kitty che aveva trovato nella sabbia.
Una delle tante cose che mi ha dato per scherzo insieme a numerosi anelli, molti dei quali ho perso.
Gli confidai che quella sera sarei dovuta uscire con il migliore amico del fidanzato della Giada, solo per farlo ingelosire un po'.
Quando gli feci vedere una foto lo prese in giro dicendo che era inguardabile, poiché la cosa lo infastidiva particolarmente.
Quando tornai a casa mi preparai per uscire.
Indossai un semplice vestitino nero ,con una sola manica a sbuffo, e non diedi neanche troppa importanza al trucco poiché  ero convinta che Ale non potesse trovarne una più bella di me.
Legai i capelli in una cosa alta e aspettai Alessandro che mi passasse a prendere.
Entrata in macchina si complimentò con me sostenendo che fossi davvero bella, sminuendo invece il modo in cui si era vestito e nella mia testa gli diedi ragione.
In realtà non sapevo nemmeno perché stessi continuando quella storia, ero lì quasi per obbligo perché era l'amico di Omar.
Mi portò a Santarcangelo e durante il tragitto mi chiese se per me 6 anni di differenza fossero un problema.
Gli risposi di no, tanto mi ero già frequentata con ragazzi più grandi di lui.
Al mio fianco non voglio dei ragazzini ma un uomo,che sappia quanto possa far schifo la vita, che abbia la forza e il coraggio di combattere nonostante tutto, capace di darmi delle certezze e farmi sentire sempre, unica, qualcuno con i vecchi principi che vada oltre ai messaggini sui social.
Credevo che Alessandro fosse questo,un uomo ma come mio padre, alla fine,tutti si rivelano per quello che sono.
Camminammo fino alla rocca, per vedere al buono le luci della città.
Quella sera parlai molto, gli raccontai quasi tutto, volevo sfogarmi, e forse anche avvisarlo indirettamente del casino che avessi in testa e che ancora era in tempo per scappare. Probabilmente non lo fece perchè ingannato dal mio sorriso ammaliatore, capace di spiegare il dolore come una giornata di sole.
Notai che spesso si perdeva a guardarmi.
Nell'ultimo mese non mi guardava più nello stesso modo.
Ad un tratto, mentre ero appoggiata a un muretto, si avvicinò per baciarmi,e fu in quel momento che sentii le farfalle sbattere le ali dentro di me.
Feci finta di niente e mi continuai a comportare con grande indifferenza.
Quando eravamo in vacanza, mi disse che quella sera gli avessi detto che ormai era come ste stessimo insieme.
La cosa mi fece ridere, perché non mi sarei mai permessa di dire nulla del genere soprattutto da momento che non volevo nulla proprio da nessuno in particolare da lui.
Credo invece che fosse lui che stesse correndo troppo, io avevo altro a cui pensare.
Quando tornai quella sera mi misi a controllare il telefono di babbo impaurita che avesse un amante.
Trovai solo dei messaggi con mia mamma di qualche mese prima in cui chiedeva spiegazioni di vari conti all'estero che aveva scoperto. Mio babbo le aveva risposto aggressivamente, accusandoli di non fidarsi di lui, che invece si impegnava così tanto a controllare e organizzare le finanza l della famiglia.Insomma l'emblema dell' ipocrisia.
Decisi di inserire nel suo telefono la localizzazione per essere sicura che almeno andasse a lavorare.
Mi ero trovata a dovermi comportare da genitore per mio padre quando l'unica cosa che dovevo fare era vivere la mia adolescenza.
Quando tra me e Ale finì, lui mi disse di avere troppe cose a cui pensare in quel momento e che quindi in pratica ero solo problema in più per lui.
Avrei potuto non iniziare nulla con lui dal principio solo perché avevo anche io le mie cose a cui pensare e forse sarebbe stata scelta giusta.
Ma non tutti sono in grado di gestire i loro problemi, giusto?

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