Capitolo 1

243 9 10
                                    

20 agosto 1738

La mia vita è sempre stata difficile da vivere, non avendo la libertà che desideravo. Ogni minima cosa passava sotto il controllo delle persone che mi stavano accanto e, inevitabilmente, sotto il controllo della mia famiglia. Eravamo dei borghesi, noi. Ai tempi, la donna veniva considerata solo un meccanismo per la procreazione, e io ero già promessa sposa. Avevo diciassette anni, e il mio uomo ce ne aveva trentanove. Non l'avevo mai visto in faccia, ma la gara tra i pretendenti l'aveva vinta lui. Mi aveva comprata. Non amavo quell'uomo come non amavo nessuno dei pretendenti. Fu così che, la sera di quel 20 agosto, arrivata a casa del mio "amato", tentai di ucciderlo. Ero così disperata che volevo davvero togliergli la vita. Non mi serviva nemmeno conoscerlo, era famoso per essere il più stronzo dei borghesi, ma questo ai miei non importava. Importavano i soldi. Purtroppo, il mio tentativo fu completamente vano e finì, invece, per essere uccisa da lui.

Il ricordo di quella tragica notte mi girava per la testa mentre cercavo di attivare il mio corpo e alzarmi da quello scomodo letto. Sono passati 277 anni dalla mia morte. Sì, è strano, ma sono ancora viva. In realtà, devo tutto ad una persona che, mentre ero agonizzante, quasi in punto di morte, mi ha salvata.

Ero stesa sul letto a casa dei miei genitori quando, tutt'ad un tratto, la stanza era occupata solo da me e dalla nostra governante. Lei mi accarezzò la fronte, una lacrima cadde sul mio viso. La sentivo fredda come non mai, come se il sangue non circolasse nel suo corpo esile. Si avvicinò a me, poggiando le labbra sul mio collo, e succhiò via tutta la vita dentro di me. Non sentivo dolore, non sentivo niente. Ormai sembrava tutto un sogno per me. Si tagliò l'interno della sua mano e, aperta la mia bocca, me lo fece bere di forza. Ora le mancava solo una cosa da fare: spezzarmi il collo. L'unica cosa che sentii fu il rumore delle mie ossa e la disperazione della governante che lo accompagnava.

Genève era la nostra governante, aveva cinque anni più di me. Beh, dovrei dire che aveva cinque anni più di me quando venne trasformata. Ormai erano quasi trecento anni che abitavamo insieme, anche se per i primi centoventi ero ancora in un sonno profondo. 'Ci hai messo di meno per trasformarti', mi diceva lei, che per diventare un vampiro ne impiegò centocinquanta. Normale per un normale vampiro. Ecco il punto: io non ero un semplice vampiro. Ero un ibrido tra vampiro e un essere sconosciuto, che mi permetteva di essere un passo avanti rispetto ai normali vampiri.

Io e Genève abbiamo stretto un bellissimo rapporto, eravamo sorelle: ci preoccupavamo sempre del benessere dell'altra, ci sostenevamo a vicenda e, perché no, ogni tanto ci aiutavamo nella caccia. Se lei aveva la fortuna di riuscire a cibarsi anche di animali –o, meglio, da qualche decennio esclusivamente-, io, invece, avevo il bisogno di nutrirmi solo ed esclusivamente di sangue umano. L'ultima volta che ho bevuto sangue diverso da quello citato prima sono impazzita, e scommetto che lei se lo ricorda molto bene. Ero così fuori di me stessa che stavo per trafiggerla ed ucciderla.

Nel corso di questi 277 anni, abbiamo avuto modo di vedere e vivere il cambiamento generazionale, l'avanzamento e lo sviluppo della scienza, le scoperte... tutto. E ci siamo evolute anche noi. Ci siamo adattate ad ogni periodo, ad ogni comportamento, e nessuno potrebbe darci mai delle old-fashioned. Nessuno si potrebbe mai accorgere della nostra realtà. Almeno, non di giorno e se non sono mie vittime.

-Daenerys! Daenerys, svegliati!- urlò Genève dal piano terra. Abitavamo in una casa nel bosco, molto isolata ma davvero moderna. Era bellissima: tre piani, vetri panoramici, mobili moderni e bianchi come tutto il complesso.

La raggiunsi al piano di sotto, già vestita, preparata e tutto. Le sorrisi.

-Rys, per favore, non facciamo tardi anche oggi o ci faranno fare il turno di notte e questo tu non lo vuoi, vero?- mi chiese, già sapendo la risposta.

Mi presi una sigaretta dal mio pacchetto e l'accesi, mentre lei finiva di infilarsi i vestiti. Lavoravamo in un negozio Starbucks, ed era proprio lì che trovavamo le nostre vittime notturne: quelli che ci stavano più sul cazzo, venivano uccisi. Ogni tanto favoriva anche Genève al pranzo, anche se il suo non era più l'assaporare la dolcezza del sangue, ma il gusto di vedere a terra la persona che odiava. Come biasimarla.

Quella giornata fu miracolosamente più leggera rispetto a tutto il resto della settimana, nonostante fosse sabato. Quindi, la sera mi ritrovai con una voglia matta di adocchiarmi qualcuno. Le mie cacce notturne erano impostate così: le prime vittime venivano uccise normalmente, mentre con l'ultima, quella più invitante, prima ci facevo sesso e poi la uccidevo, giusto per fargli ricordare la morte in un modo migliore una volta nell'aldilà. Il bello è che non potevo rimanere incinta se non lo facevo con un vampiro. Mi sentivo viva ogni volta che scopavo con una delle vittime.

Genève prese un percorso diverso per cacciare, addentrandosi nel bosco, mentre io raggiungevo una strada molto buia dove, ebbi modo di notare, passava molta gente, ignara delle tante persone morte lì. Ammazzai la bellezza di sei persone, avevo molta fame. Ora toccava alla vittima onoraria.
Avevo i sensi molto più sviluppati rispetto a quelli di Genève, infatti riuscivo anche a vedere chiaramente nel buio, come se avessi una videocamera a visione notturna al posto degli occhi. Si stava avvicinando qualcuno. Non che riuscissi a vederlo chiaramente, ma ne sentivo il profumo: orchidea nera. Riconoscevo tutte le spezie: miscela di fiori scuri, tartufo nero e ylang-ylang mischiate al bergamotto e al ribes nero, resa più intensa dal legno di loto; nota di cioccolato fondente bilanciata da patchouli, incenso e vetiver; gocce di vaniglia, impatiens e sandalo. Non sapevo bene se era maschile o femminile ma era particolarmente buono. In effetti, pensandoci bene, era più femminile. Da normale umana, non avrei potuto mai fare una cosa del genere, saper riconoscere tutte le note di un profumo. Seguì il mio olfatto e, fortunatamente, la persona non si trovava in una strada tanto luminosa.

Hybrid 《Sospesa》(In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora