꧁ (0.4) ꧂

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e quel temuto giorno, era arrivato.
era il giorno prima della partenza e vanessa non sapeva nemmeno come comportarsi.
l'unica cosa che vanessa voleva fare era sprofondare in una valle di lacrime o sperare fino all'ultimo che si trattasse di un brutto sogno e che in realtà lui sarebbe rimasto lì con lei, abbracciati sotto le coperte, come lo erano quella loro ultima mattina insieme.

il sole mattutino penetrava dalla finestra, riflettendo i suoi raggi sui corpi aggrovigliati dei due amanti.

erano ancora nudi, a testimonianza della notte di amore che avevano passato precedentemente.
ogni volta che finivano, ricominciavno subito dopo, non lasciandosi un momento di pace.

c'era in loro la paura che tutto quello non sarebbe più potuto accadere.
era inutile negarlo.

infatti quelle ultime settimane insieme erano state le migliori, ma in un certo senso anche le peggiori, perché più i giorni passavano più namjoon e vanessa capivano in realtà che si stessero solo allontando di più l'uno dall'altro.

nonostante la cosa fosse prematura, erano passati dal sarto, facendosi ricamare il primo completino del loro bambino, assieme a delle piccole calze di lana e un cappellino dello stesso materiale.

sarebbero stati lunghi mesi o anni e nessuno dei due era pronto a lasciarsi andare.

vanessa fu la prima a svegliarsi, sopra l'ampio petto di suo marito, che ancora dormiva beato.

rimase a fissarlo per un tempo indeterminato, cercando di fotografare con gli occhi quel suo dolce viso addormentato, le labbra leggermente gonfie e schiuse, le lunghe ciglia che facevano ombra sulle guance leggermente rosee del moro.
aveva i capelli scompigliati sul cuscino e con un braccio la stava cingendo per la vita, mentre l'altro si trovava sotto la sua testa.

si era tormentata tanto nel chiedersi come sarebbe stato quel giorno, come avrebbe affrontato il tutto e ora che si ritrovava a viverne la vigilia, sentiva solo una cosa.
il vuoto.

nonostante lui fosse ancora lì con lei, a stringerla, si sentiva già distante da lui.
alzò leggermente il suo petto nudo da quello del ragazzo, reggendosi sui gomiti e rimase così a contemplarlo.

fino a quando non sentì le guance umide e gli occhi iniziare a pizzicarle, non si era nemmeno accorta che stesse piangendo.
dovette mettersi una mano sulla bocca, pdr cercare di calmare i singhiozzi che iniziarono a uscirle dalla bocca.

si prese la testa tra le mani, cercando di calamarsi e ripetendosi che in realtà tutto sarebbe andato bene ma da un lato aveva paura che non fosse così.

ne aveva sentite storie di donne che perdevano tutto che perdevano l'amore, solo perché anche loro erano andati a combattere.
e la maggior parte delle volte, non sopravvivevano.

e si provó a mettere nei panni delle povere mogli che ricevevano la notizia, magari anche nel modo più indelicato possibile e questo pensiero la fece solo stare peggio, tanto che ormai, decise di poggiare la faccia sul ventre nudo di namjoon, accarezzando la pelle abbronzata.

il moro aprì gli occhi lentamente e si sentì mancare il respiro quando notò le condizioni in cui era la sua amata.

non sapeva come muoversi, non sapeva nemmeno cosa dirle, perché in quelle settimane aveva provato a rassicurarla in tutti i modi possibili, nonostante nemmeno lui credesse alla maggior parte di quelle parole.

allungò la mano verso di lei, accarezzandole i lunghi capelli neri, le sollevò poi il mento con le dita e incrociò subito i suoi occhi a quelli della sua donna, che erano gonfi e lucidi.

cercò di essere forte, di non crollare nemmeno lui a quella vista, voleva  e doveva essere forte per entrambi.

vanessa si spostò da quella posizione solo per avvinghiarsi ancora di più a lui, stringendosi ancora di più contro il suo corpo e nascondendo la faccia tra il suo collo.

il moro invece continuó ad accarezzarle i capelli, la schiena, cercando anche lui di imprimere la pelle della ragazza contro le sue dita.

lei sollevò leggermente la testa, e si fece asciugare le lacrime dalle dita del ragazzo, che ne approfittó anche per delinearne i contorni del viso.

si avvicinò poi alle sue labbra e le fece sfiorare leggermente, tastandone la morbidezza e quando le uní in un bacio, cercó di memorizzarne la morbidezza.

e finirono di nuovo l'uno dentro l'altro, lentamente, godendosi l'uno il corpo dell'altro e beandosi per l'ultima volta i respiri ansimanti che risuonavano nella stanza.

i gemiti strozzati di lei, a cui uscirono delle lacrime anche quando era al suo culmine  e il ragazzo subito si allungò verso il suo viso, baciandogliole, mentre continuava a ripeterle ininterrottamente quanto la amasse e quanto il loro amore fosse più forte di qualsiasi altra cosa.

quella mattina passò velocemente.
andarono del barbiere in quanto erabsto ordinato di tagliare di molto i capelli e una volta usciti di lì, mangiarono qualcosa.

namjoon ebbe poi verso il pomeriggio l'idea di fare una piccola passeggiata vicino al mare, così da passare un ultimo momento di intimità con la sua ragazza.

si sedettero sulla sabbia, leggermente umida, e vanessa poggiò la sua testa alla spalla di namjoon, che le circondò le spalle con il braccio.

fu proprio quest'ultimo a iniziare a parlare, interrompendo il momento malinconico che si stava creando:

"ti scriverò ogni settimana, ogni giorno, saprai ogni minima cosa te lo prometto.
cercherò di chiedere qualche permesso per venirti a trovare spesso, capiranno, sei una donna incinta ed è normale che hai bisogno  del mio sostegno e del mio amore
lo sai che ci sono, non me ne vado, okay?
non ti lascerò mai in pace, sarà come avermi sempre tra i piedi, anzi diventerò -"

ma si interruppe, notando lo sguardo assente della mora, persa in chissà quale pensiero.
erano in realtà parole che lui aveva detto e ridetto, ma in quel momento non sapeva proprio cosa dire.

la strinse solo ancora di più a se, comprendendo il silenzio della ragazza, anche lui stava morendo dentro, solo che non lo voleva dare a vedere.

a un certo punto, vanessa si trovó sotto il naso la mano del marito, che sorreggeva una conchiglia.

era così particolare: era bianca quasi trasparente  e totalmente integra.

la mora sorrise, notando l'espressione contenta del ragazzo mentre gliela porgeva.

la prese in mano, girandola e osservandola e rimase davvero incanata alla vista di una conchiglia così particolare.

"prendilo come il mio ultimo regalo."
namjoon si voltò verso di lei, le prese dalla mano la conchiglia  e notó che c'era una piccola fessura.

slacciò la collanina d'oro dal collo della sua amata e la infilò dentro, posizionandola al centro di essa.

"ogni volta che ti sentirai sola, o che hai bisogno di sentirmi vicino a te, vieni qui e siediti allo stesso posto dove siamo seduti adesso.
prendi la conchiglia tra la mano e stringila leggermente, chiudi gli occhi e ricordati di questo momento.
ricordati di me e te, qui, in spiaggia, circondati solo dal rumore dalle onde e dalla leggera brezza marina.
è come se fossimo in un dipinto, il più bello mai ritratto."

vanessa lo guardò negli occhi, che erano in realtà  per lei l'unica dipinito  che avrebbe voluto fissare per sempre, ma gli sorrise comunque, per poi avvicinarsi a lui e baciarlo.

lui le poggiò una mano sul ventre, accarezzandolo e una volta staccatosi dal bacio si abbassò a quell'altezza, lasciò un piccolo bacio e sussurrò:
"papà non vi lascerà mai, ricordatevelo"

mai.

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