꧁ (0.1) ꧂

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"no ti prego, non adesso."

il primo sole primaverile di aprile aveva iniziato a riscaldare l'atmosfera, cercando di portare un po' di luce nel periodo buio nel quale si stava sprofondando,
e haeun e namjoon ne stavano approfittando per potersi godere quelle ultime settimane assieme.

l'aria in corea non era delle migliori, li scontri politici con la parte settentrionale della corea continuavano ad aumentare e tutti i cittadini sapevano che tra poco si sarebbe arrivato ad altro.

la gente aveva già capito che mancava poco nel sentire l'odore del sangue.
bisognava già prestare attenzione alle silenziose mine vaganti che potevano colpirti in qualunque momento.

tutti iniziavano a chiudersi in casa, cercando di condurre una vita normale, facendo finta che fuori non stesse accadendo niente.

le mogli cercavano di passare più tempo con i lori mariti e con i loro figli, consapevoli che da un momento all'altro li potevano essere strappati via.

namjoon e vanessa, stavano facendo la stessa identica cosa.

passavano molto più tempo assieme, non che prima non lo facessero, ma haeun da poco aveva rinunciato a lavorare solo per stare di più con il marito.

sapeva che lo stato sudcoreano avrebbe chiamato tutti gli uomini dai diciotto ai trent'anni di età per farli schierare nell'esercito ed era consapevole che il suo amato l'avrebbe lasciata da li a pochi mesi.

passavano i giorni come se stessero rivivendo il periodo dove si innamorarono.

quando il vento dell'amore li travolse nella giovane età di diciannove anni per lei e vent'anni per lui.

e pensare al loro primo incontro poi.

"vane! vane! guarda, sono una farfalla!"

la piccola jiwoo, figlia della sorella hyejun, era una dolce bambina di cinque anni, che mensilmente, sotto richiesta della zia e della nipote, passava una settimana con lei a seoul.

vanessa amava i bambini, amava vedere il loro piccolo sorriso farsi spazio sul viso dolce e innocente di quelle piccole creature.

"amore, sei bellissima.

però adesso dobbiamo entrare nel treno, sennò lo perderemo e non potrai tornare a casa."

"ma io non voglio tornare a casa, appa jimin e la mamma litigano sempre, la notte sento la mamma urlare e il papà tirarle schiaffi-"

vanessa era diventata bordeaux, doveva consigliare alla sorella e al cognato che almeno dovrebbero accertarsi che loro figlia dormisse, prima di darsi alla pazza gioia.

"ehm, non è che la mamma e papà litigano-"

"loro fanno s-selso!"

"cosa? oh mio dio piccola, chi ti ha imparato queste cose?"

"nessuno zia, dai andiamo!"

"okay, va bene, lasciamo stare."

la piccola inizió a saltellare felice, con la sua piccola valigetta in mano e haeun si lasció contagiare da quella piccola risata e iniziò a guardarla amorevolmente, seguendo tutti i suoi movimenti con lo sguardo: dal movimento delle braccia spiegate che volevano imitare il volo di una farfalla, dalle esili gambe che correvano, ai folti capelli ricci, identici a quella della sorella che venivano mossi dal vento.

troppo presa da quella adorabile visione, non sapendosi spiegare come, a un tratto si ritrovó a terra.

"oh mio dio, scusami tanto, non volevo."

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