One-shot

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Ciao a tutti!
Questa one-shot vi dico subito che è un po' diversa dalle altre due.
Non è incentrata su una ship ed è dal punto di vista del protagonista.
Il protagonista sarà Puppis no Lacaille del The Lost Canvas.
Posso dire che è un personaggio che io personalmente adoro, specialmente dopo aver letto l'extra su El Cid, e credo che se avesse avuto più scene anche nell'anime, insieme a Rusk e Tsubaki, sarebbe il mio Silver Saint preferito.
Dopo aver detto questo vi lascio alla lettura <3

PoV: Puppis no Lacaille
Serie: The Lost Canvas - Il mito del re degli Inferi
Titolo one-shot: La mia luce

PoV: Puppis no LacailleSerie: The Lost Canvas - Il mito del re degli InferiTitolo one-shot: La mia luce

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Cresciuto in una famiglia di spadai adoravo vedere mio padre quando fabbricava le spade.
Probabilmente era il migliore della mia città, io stesso lo dicevo per vantarmi un po'.
Giusto, io mi vantavo di mio padre perché il lavoro che mi piaceva tanto non ero in grado di farlo.
Non so quante volte ho provato a fabbricare una spada che si è distrutta subito dopo, oppure che non mi è neanche venuta e più che una spada sembrava, non so, una cosa informe.

Eppure un giorno ero riuscito a costruirla, era una spada bellissima.
Quello stesso giorno incontrai il sommo El Cid.
Un uomo solitario, di poche parole, che non mostrava molta dolcezza né a parole né a gesti.
Era un Gold Saint di Athena, della costellazione di Capricorn, ed era venuto in missione nella mia città.

Capí al primo sguardo che la spada che avevo fabbricato era bella ma per nulla resistente, lui stesso cercava di affinare il suo braccio per renderlo una spada perfetta, la sacra Excalibur.

Non so neanche perché lo feci, ma decisi di seguirlo nella sua missione.
Li fui accanto in ogni istante, già da prima che entrammo in quell'arena.
Poi iniziò a combattere, era un vero portento, il suo corpo era ricoperto da un'armatura dorata.

Rimasi affascinato quando lo vidi sfidare i nemici, specialmente alla fine, e mi venne in mente un'idea.
Gli chiesi il permesso di andare con lui, al Sanctuary, in Grecia.
Volevo diventare Saint, sapevo alla perfezione che il mestiere di spadaio non faceva per me, quindi volevo scegliere la strada da seguire, da solo.

El Cid acconsentí e così partimmo.
Dopo aver raggiunto il Sanctuary conobbi il sommo Sisyphos, anche lui un Gold Saint.
Era l'opposto del sommo El Cid, solare, sorridente, dolce, eppure andavano molto d'accordo.
Si vedeva proprio come il mio nuovo maestro ci tenesse a lui.

Insieme al Gold Saint di Sagittarius conobbi tre ragazzi che avevano all'incirca la mia stessa età.
Si chiamavano Pakia, Tsubaki e Rusk, e diventammo subito amici.

Iniziarono gli addestramenti, il sommo El Cid era molto severo e rígido, ma in quella rigidità si vedeva che ci metteva il cuore per insegnarci a combattere, per non vederci morire in battaglia.

Quando fu l'ora di ottenere le nostre cloth io vinsi la mia sfida e ottenni l'armatura della poppa.
Ero felicissimo e la mia gioia crebbe quando riuscirono ad ottenere l'investitura a Saint anche Tsubaki e Rusk.

Qualche giorno dopo anche Pakia avrebbe dovuto prendere la cloth, eppure una notte scappò dal Sanctuary.
Dovemmo dirlo al sommo El Cid che partí subito al suo inseguimento, con noi tre dietro.

Il nostro maestro era arrabbiato, si poteva notare dal suo sguardo, ma credo che la sua fosse più che altro delusione.
Alla fine tentò di ucciderlo, quella era la sorte dei disertori.
Per fortuna di Pakia intervenne il sommo Sisyphos, l'unico che poteva permettersi di mettersi contro il sommo El Cid senza subire conseguenze.
Io, sinceramente, tirai un sospiro di sollievo, non volevo che un mio amico perisse per una ragione simile.

Le giornate, dopo questo, passarono tranquille, tra allenamenti e pause.
Durante le nostre pause parlavamo spesso con il sommo Sisyphos e osservavamo il nostro maestro che, davanti al mare, cercava di migliorare la sua lama.

Quando osservavo il sommo El Cid, nonostante la sua solito espressione truce, vedevo una luce.
Sia se si allenava, sia se parlava semplicemente con il Gold Saint del sagittario, lui per me era luminoso.
Mi aveva insegnato che bisognava perseguitare i propri sogni, vivere la propria vita impegnandosi sempre al massimo e mi aveva portato via da quel mondo in cui ero cresciuto ma al quale sapevo bene di non appartenere.

Forse proprio perché per me, ma credo anche per Rusk e Tsubaki, era così luminoso e importante, quando venimmo a sapere del furto dell'anima del sommo Sisyphos da parte degli Dei dei Sogni, cercammo di seguirlo.
Lui ci proibí di aiutarlo, non sapevamo ancora combattere bene e potevamo essergli solo d'intralcio, ma noi non lo ascoltammo.

Ci recammo anche noi in Italia e, per nostra grande sfortuna, riuscimmo a ricongiungerci con il sommo El Cid mentre lui stava affrontando Oneiros.
Penso sia inutile dire che, con un solo colpo da parte del dio, venimmo spazzati via.
Il nostro maestro corse subito da noi, era furioso e allo stesso tempo triste.
Io, Tsubaki e Rusk spirammo poco dopo.

Ora so bene che anche il sommo El Cid è mancato per distruggere Oneiros che aveva unito il corpo con gli altri tre dei, ma una cosa devo pur dirla: la nostra convinzione di riuscire a far qualcosa per aiutare il nostro maestro ci ha portati alla morte, siamo stati degli stupidi.

Eppure, nonostante questo, non sono arrabbiato né con il sommo Sisyphos né con il sommo El Cid e con il suo mondo per averci portati alla morte.
Credo proprio che non potrei mai avercela con la persona che ha reso la mia vita breve ma migliore.
Non potrei odiare il mio maestro che oltre alle tecniche di combattimento mi ha insegnato a inseguire i miei sogni e a cercare sempre di migliorarmi, perché noi siamo come una lama, non siamo perfetti ma dobbiamo provare a raggiungere la perfezione per non spezzarci.

Alla fine, quindi, sono qui, un fantasma, un morto che ancora pensa alla sua vita passata.
Non posso farci nulla, è più forte di me.
Non dimenticherò mai mio padre, il miglior mastro spadaio della mia città natale, i miei migliori amici Rusk e Tsubaki, ma anche Pakia, il sommo Sisyphos e la sua gentilezza e, più di tutti, il mio maestro, la mia luce, il sommo El Cid.

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