ÉTOILE.

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E' avversa assuefazione su cui scorre l'aria, rimbalzo di membra disgiunte da un tronco nodoso precisatosi al dì fuori di una nivale nebulosa.

Un, deux, trois.

E' l'inintelligibile melodia con il quale poggia fra le stelle i sogni.

Un, deux, trois.

Più di un barlume.
Di disegno.
Di un'aspirazione.

La speranza che la languisce nel cogliere il lieve segno di compiacimento muovere il capo del Maestro.

Un, deux, trois.

Efferatezza di passi traccianti sembianze definite in quel dettato d'amore ombreggiato dall'ossessione.

Un, deux, trois.

Sinonimo di fronti che sgocciolano assopendo il brusio di occhi in ebollizione, punte arroventate e fate dalle guance di setoso velluto bramanti una qualunque avvisaglia di cedimento da parte di agnelli suscettibili alla disforia.

Un, deux, trois.

Motivo di labbra avide e pensieri aizzati dall'ambizione di riscuotere la delizia di quanto promesse a loro stesse nel mentre le dita ultimano il laccio dei nastri.

Un, deux, trois.

Soltanto urtando l'abisso del paragone, assorbendo mordaci rimostranze, ha dissipato i demoni dentro lo specchio indurendo il fragilissimo reticolato di gesti convalescenti.

Fatta sua l'arte di suturare emozioni impastoiate al gusto salato delle lacrime prevaricanti, giungendo infine a saper brillare dell'essenza sublime che non doveva soltanto indossare, ma essere.

Un, deux, trois.

Bianca vergine del palco, dal collo sottile di ricercata grazia, non deve mai apparire stanca del fragore delle sue piume, men che meno permettere che il suo riservo soccomba.

Di squisita polpa rilucono le labbra di rosso corallo mentre il dono amaro del rigore conia infine un nome che indora il sontuoso scranio del proscenio.

Adesso più che mai la perfezione non deve trasmutarsi in oggetto di discussione.

Le sue ora sono le ali del cigno.

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