RELIEVE.

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Tremano
- in fondo al fiume -
stille di nuove paure.
(Floriana Porta).

- Non voglio che tu lo faccia. -
- Cosa? -
- Guardarmi mentre scompaio. -

Le parole sporsero appena dalle labbra, un sibilo intinto di soggezione.

Quando la propria compagna di vita era una malattia degenerativa e ci si mirava allo specchio, l'immagine che si anelava catturare non era l'aspetto esteriore, bensì l'istante dove si abbracciava la consapevolezza di sapersi ancora padrona di sé stessa.

Il suo era un Parkinson precoce, raro, che per il momento si accontentava di piccole porzioni della sua identità, briciole che nel perdersi le lasciavano un tremore febbricitante alle mani.
Se doveva stimare quanto tempo le rimaneva prima che il suo corpo facesse di lei un guscio inerme, preferiva pensare al fatto che fosse ancora al primo stadio, che quella parola, tempo, con il suo ticchettio derisorio, fosse un orologio come un altro.

Poteva ancora sostenere quell'equilibrio delicato e frustrante sopra cui la sua vita camminava in punta di piedi, a modo suo era ancora capace di vestire la normalità e sentirsi parte della piccola realtà che si era costruita.

Petalo per petalo
 il fiore del ciliegio
 cade e ricade 
leggero come un velo 
lento sulla terra 
sfiorandola di baci.
(Masaoka Shiki).

Non ricordava da chi lo avesse sentito dire, ma le cose immutabili erano solite annichilire nel grigiore della noia e per un solo istante, chiudendo gli occhi, aveva pensato se mai, un giorno, non avesse cominciato a desiderare un pochino di più, un tocco di colore azzardato nei suoi gesti abitudinari.

Ma quando i tremori superavano i ventisette secondi e i fini tessuti muscolari si paralizzavano sotto la scia dell'atrofia, le palpebre si serravano automaticamente, il primo pensiero indirizzato alla sua coscienza che gradualmente si separava dal corpo, due entità distinte e opposte che sarebbero morte al culmine di quell'isteria fisica.

All'istante in cui le dita si irrigidirono intorno al bicchiere plastificato del caffè seguì un palpito pregno d'ansia che il cuore conservava sempre.

Che capitasse così, con getto spontaneo, non era qualcosa a cui potesse dare forma abitudinaria, perchè quella compagna di vita tanto speciale pareva godere di ogni suo attimo felice per poterglielo distruggere.

Sapeva che c'era e quindi si aspettava che accadesse.

Ma ciò che realmente la disarmava da tempo ce l'aveva lì.
A sfiorarla.

Le dita di lui carezzarono la pelle del suo dorso e il brivido si distese dando l'impressione che nulla fosse realmente accaduto.

Non era un tocco, soltanto uno sfiorarsi, un sospiro fugace che la devastava dentro per come si imponesse su di lei senza usare la forza, ma solo la presenza.

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