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ho un taglio profondo sulla nuca. È stato quel mostro. Prima con me,poi con mio fratello e infine con mia madre.. la sta picchiando più delle altre volte. "Basta", ho sussurrato come se dovessi dirlo a me stesso. "BASTA" ho urlato. Ho preso un vaso e gliel'ho tirato in testa al mostro che per troppo tempo ha fatto del male a me e alla mia famiglia. Una volta a terra mi metto sulla sua pancia e lo colpisco più volte con i cocci del vaso ormai infranto. Non penso più a nulla. È tutto così silenzioso,Pacifico,calmo e tranquillo. È una sensazione del tutto nuova e piacevole,spero non finisca più.

Mi sveglio grazie al suono irritante della sveglia. Avevo i capelli appiccicati in fronte. Che sogno... non saprei se classificarlo come sogno o incubo. So solo che la sensazione che ho provato in quel sogno/incubo era molto ambigua e malsana se penso di averla provata quando stavo praticamente facendo un omicidio. Non voglio pensarci più... quel mostro deve rimanere nel passato. Non credo nemmeno di odialo,purché l'odio è un sentimento. Credo di essere abbastanza neutro nei suoi confronti. Non voglio nemmeno ricordare il suo nome,mi fa gelare il sangue. Lo chiamerò per sempre mostro,perché non è altro che tale.

Anche oggi rivivo il mio eterno loop. Mi alzo,mi lavo,mi vesto ed esco. Mi sto incamminando verso la fermata del bus. Sono consapevole che il bus non passerà mai in orario. Mi squilla il telefono. È una notifica da parte di una persona che non sento da tempo: Ettore. Mi chiede come sto e come mi sto trovando al liceo,e se mi andrebbe di partecipare a una festa che si terrà in una villa di un suo amico stretto. Mi ha invitato perché vuole incontrarmi. Ultimamente ci siamo persi di vista,e questo mi dispiace moltissimo. Ettore è un mio caro amico. Credo che accetterò,però a casa c'è mamma che sta male e mio fratello che è piccolo e solo non si sa gestire. Mi sento male solo al pensiero di tornare a casa e respirare quell'aria eccessivamente pesante. Aria che sa di dolore,credo di averlo provato per troppo tempo.
Finalmente è arrivato l'autobus,spero solo di non arrivare in ritardo,non voglio che il prof mi faccia un cazziatone davanti a tutti,che vergogna che sarebbe.
7:20, c'è troppa fila per strada e l'autobus è rimasto imbottigliato nel traffico. Sono sceso quì,in una fermata un po' distante dalla scuola,e per "un po'" intendo un km se non più. Bene,ho una carpetta più grande di me e pesante come se ci fossero pietre,lo zaino che mi pesa quanto tre case e in più la scoliosi. Alle 7:55 devo entrare a scuola e io sono ancora quì. Devi farmi un km correndo e con tutte queste cose,e devo arrivare anche in tempo. Morirò.
Vanno bene i primi due minuti,più o meno. Ma ora inizio ad essere un po' stanco e mi sento un po' male. Ma devo correre. CORRI! CORRI!
Ho rischiato più volte di essere messo sotto dalle macchine,però sono arrivato con solo 2 minuti di ritardo, e il prof di geometrico non mi ha detto nulla. Sono arrivato in classe che ero pallidissimo,forse per quello il prof non mi ha fatto il cazziatone. 
Ho finito le prime due ore di geometrico,amo questa materia. Adesso devo sopravvivere a un'ora di italiano e poi ci sarà la ricreazione.

Suona la campana,come la chiamo io, "la campana della liberazione". Ovviamente rimarrò in classe,dato che non ho amici con cui divertirmi. Almeno avrò del tempo per riflettere all'invito di Ettore.

Sono passate in fretta queste ore. Oggi uscivo prima,alle 12:00. Sono tornato a casa e il peso che ho sentito appena varcata la porta di casa è stato indescrivibile. "Ciao,mamma. Come va' oggi?"
"Tutto come sempre" aveva la voce rotta,aveva pianto da poco. Io le sto accanto,ma vorrei solo urlare e scappare via. Sono stanco di tutto. E quindi,tagli,tagli e tagli. Ecco come colpo il vuoto che provo in ogni singolo momento della giornata.

Rispondo a Ettore che questa sera ci sarò e lo ringrazio per l'invito. Ettore è sempre stato uno dei pochi che è sempre rimasto presente nella mia vita,senza andare via come tutti hanno sempre fatto. È l'unico che sono sempre riuscito a vedere come un fratello maggiore,una persona su cui contare,una spalla su cui piangere. Anche se non ci sentiamo più con la frequenza di prima,io a Ettore devo tutto.

Ettore ha risposto,è felice di passare del tempo con me e di divertirsi insieme a tutti noi; Anna,Mario,Stefano,Cico,Stre ed Alex. Ci saremo tutti questa sera,la vedo come un'opportunità per distrarmi e passare del tempo piacevole insieme ai miei amici.

The music ends where we start Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora