Lui ti ama

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Anche nei due giorni successivi, suo padre sembrava aver cambiato atteggiamento nei suoi confronti, anche se ancora Andy non aveva trovato una spiegazione.
Aveva però paura a chiedere qualcosa all'uomo, magari sarebbe tornato tutto come prima. Magari suo padre si era rassegnato ad ignorare la cosa e a comportarsi come se niente fosse e ritirare fuori l'argomento avrebbe significato solo girare il coltello nella piaga e far tornare tutto come prima.
Quando però, al terzo giorno, suo padre gli chiese addirittura quali fossero i programmi di Mika per i prossimi giorni, per Andy fu troppo.
Rispose educatamente, sempre senza chiedere nulla per paura, ma appena si chiuse in camera sua prese il cellulare e fece il numero di Mika.
-Andy, ciao- rispose il ragazzo, dall'altro capo del telefono.
-Ciao- replicò Andy -Mika, hai per caso parlato con mio padre o... non lo so, hai fatto qualcosa?-
-No- rispose subito il riccio, stranito da quello domanda -mi avevi chiesto di non fare niente. Perché?-
-È strano-
-Strano in che senso?-
-Mi rivolge la parola- spiegò semplicemente Andy, seguito da una leggera risata di Mika.
-Meglio così, no?-
-Sì... ma non capisco- disse Andy, sospirando -beh, non importa. Volevo solo sapere se magari tu sapevi il motivo. Ci vediamo stasera?-
-Ti aspetto da me- gli rispose Mika, per poi salutarlo.

***

-Mika, mamma vuole sapere se ti fermi a cena questa sera- la voce di sua sorella Zuleika giunse alle sue orecchie mentre ancora Mika stava pensando alla chiamata appena conclusa con Andy.
Il riccio entrò in casa e si diresse da Joanie.
-Mamma, non posso questa sera. Ho appuntamento con Andy- le disse, sedendosi al tavolo della cucina e tagliando una fetta di torta appoggiata al centro del tavolo.
-A proposito- disse Joanie, avvicinandosi al davanzale della finestra e prendendo una rivista -sei stato molto bravo- e appoggiò la rivista davanti al figlio.
Mika prese il giornale ed ebbe un sussulto: era l'articolo di quel giornalista strano, che lo aveva messo in crisi con i suoi sbalzi d'umore improvvisi e inspiegabili.
-Davvero?- chiese Mika a sua madre -in realtà ho avuto come la sensazione che quest'uomo mi odiasse, anche se non so il perché-
Sua madre lo guardò, leggermente sorpresa.
-Ma è un articolo bellissimo, leggilo-
Mika aprì la rivista e si fiondò sulla pagina indicata nell'indice, curioso a quel punto di leggere le parole di quell'uomo. Tanto per cominciare, aveva scritto "Penniman" e non "Panniman", una fortuna a cui non aveva osato sperare dopo il suo atteggiamento durante l'intervista.
Iniziò a leggere, dimenticandosi addirittura della torta.


Soldi, successo, notorietà? No grazie, per me conta la felicità!
Quando la redazione mi ha affidato il compito di intervistare Michael Holbrook Penniman Junior – detto Mika – ero convinto che mi sarei trovato di fronte all'ennesimo ragazzino presuntuoso, dalle capacità sopravvalutate.
Mi aspettavo le classiche risposte di chi, investito dal successo, dimentica di essere comunque un semplice comune mortale.
E invece, mi sbagliavo di grosso.
Entra nel mio ufficio un giovane riccioluto ragazzo, dai vestiti colorati e dallo sguardo intelligente.
Mika, così lo chiamano da sempre i suoi genitori, si accomoda di fronte alla mia scrivania, mentre io comincio a fare le mie domande.
Decido di mettere alla prova il giovane cantante, ponendo delle domande che, lo ammetto, avrebbero fatto saltare i nervi a chiunque. Non mi sarei stupito di ricevere improvvisamente un pugno dritto nei denti.
Eppure, la tranquillità di Mika è decisamente invidiabile: quello che ottengo, è che sono io stesso a faticare nel mantenere la calma.
Domando quale sia il motivo del successo delle sue canzoni. Mika mi risponde che la sua musica parla di lui e della sua vita.
E' impossibile non riconoscersi nei suoi testi: si parla di questioni comuni, di difficoltà che chiunque può incontrare nel corso della propria vita. E anche se nelle canzoni non è possibile trovare la risoluzione ai propri problemi, ascoltandole ci si sente capiti.
Ci si sente meno soli.
Mika mi dice che ha iniziato a cantare per sfuggire dalla realtà, per creare un mondo tutto suo in cui rifugiarsi e in cui poter prendere il controllo della sua vita. Questo vale anche per chi lo ascolta: le sue canzoni sono parte di un mondo colorato, dove anche se qualcosa – o tutto – va male, la melodia riesce a trasportare in un universo che fa sorridere, che fa dimenticare.
Mika è consapevole di questo suo potere: mi spiega che per lui quello che conta è appunto il fatto di saper rendere felice la gente. Non si tratta dei soldi, non si tratta del successo: questo giovane ventiquattrenne ama regalare gioia a chi lo ascolta.
In particolare, esiste qualcuno la cui felicità conta davvero molto per il cantante: Mika mi confida di essere innamorato. Gli chiedo se questa persona non sia spaventata dalla nuova vita di Mika, ora che sta diventando famoso. Il ragazzo mi risponde che in realtà è lui quello ad essere spaventato: sa quanto sia importante proteggere la privacy e assicurare una vita tranquilla alla dolce metà.
Anche in questo caso, però, la priorità di Mika resta la felicità: "Per me la cosa che in assoluto conta di più è che sia felice, e che possa continuare a vivere la sua vita in tranquillità. Se questo mio nuovo stile di vita non le andrà più bene, sarà libera di andarsene. L'amore non deve mai diventare un peso e non permetterò che lo diventi. Per ora, comunque, credo che non ci sia pericolo. Siamo felici, insomma" mi dice.
Certamente, queste non sono le parole che tutti i ventiquattrenni pronuncerebbero.
Piacevolmente sorpreso dall'esito dell'intervista, dopo aver salutato Mika, vado a leggere con maggiore attenzione i testi di Life in Cartoon Motion, l'album che ha permesso al cantante di dare il via alla sua carriera.
Non fate il mio stesso errore di giudicare delle canzoni solo dai titoli: il contenuto dei testi è davvero interessante e per nulla scontato.
Mika è un cantante sincero, trasparente eppure misterioso: nelle sue canzoni si possono trovare molte cose, diverse per chiunque le legga. Esiste sempre però un fattore comune: la felicità di chi lo ascolta.

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