The first time

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~ Grow hold with me, Tom Odell ~

Avevo incontrato Michael Clifford
solo tre volte prima di quella fatidica notte di mezza estate. Ricordo che la pioggia torrenziale mi picchiava violentemente le spalle, costringendomi a barcollare verso la tomba di mia sorella. Caddi sopra alla lastra di marmo e fissai il tronco di un albero ad un paio di metri da me.

Era proprio lì che vidi per la prima volta quei capelli rosso fuoco e quegli occhi verde smeraldo che mi scrutavano curiosi. Ma io non ci feci molto caso, stretta nel mio abito a tubino nero, mi costringevo a guardare l'oggetto di legno ricoperto di fiori colorati, e con le orecchie cercavo di ascoltare le parole che il prete leggeva dalle pagine scarlatte di un vangelo dalla copertina scura.

<< Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

Beati gli afflitti, perché saranno consolati.

Beati i miti, perché erediteranno la terra >>

Ma a quel punto smisi di ascoltare, poiché una lacrima stava scendendo cautamente lungo il mio viso, premetti la manica della giacca sulla guancia, camuffando quel gesto grattandomi il naso. Mi guardai intorno riportando il braccio lungo i miei fianchi, feci un respiro di sollievo quando mi accorsi che nessuno aveva notato il mio momento di debolezza.

Nessuno.

Tranne il ragazzo dai capelli rossi.

Stringeva una sigaretta tra le labbra e mi fissava prepotentemente, facendomi congelare il sangue nelle vene. Anche a debita distanza riuscivo a notare il colore dei suoi occhi, verdi, come lo smeraldo. Mi strinsi il giubbotto di jeans contro il petto, quasi a coprirmi da quegli occhi indiscreti che continuavano a fissarmi imperterriti, decisi di sostenere il suo sguardo. Dopo minuti che sembravano eterni lui guardò altrove, portandosi lo zippo alle labbra ed accendendo la sigaretta.

Per tre volte lo riscoprii a fissarmi, mentre lasciava sbuffi di fumo nell'aria autunnale, e per tutte e tre le volte sostenni il suo sguardo. Ma all'ultimo dovetti cedere io, poiché il prete, Jeremiah, richiamò la mia attenzione.

<< E adesso Naomi ha preparato un discorso per tutti noi >> Annunciò, chiudendo il vangelo ma lasciando l'indice incastrato tra le pagine.

Questa volta il ragazzo dai capelli rossi non fu l'unico a fissarmi. Mi schiarii la voce ed avanzai a passi lenti verso Jeremiah, dalla tasca del giubbotto estrassi un pezzo di carta piegata scrupolosamente in quattro parti, con le dita tremanti e fredde a causa dell'aria autunnale, districai il foglio da quelle pieghe. Mi schiarii la voce una seconda volta ed iniziai a leggere, titubante, ciò che avevo scritto per mia sorella.

<< Melanie era una ragazza semplice>> Mi fermai immediatamente, rendendomi conto che quelle parole non erano abbastanza per lei, quelle lettere scritte su di un foglio scarlatto, non erano abbastanza.

Niente era abbastanza.

Nemmeno le persone riunite di fronte a quella tomba, cercando di ricordare i suoi capelli rossi e quelle lentiggini che le ricoprivano il viso, i suoi occhi del colore del mare in tempesta, non erano abbastanza.

Si sarebbero tutti dimenticati di lei, anche io avrei dimenticato il modo in cui, perfino in punto di morte, cercava sempre di farmi ridere, oppure il modo in cui si attorcigliava i capelli tra le dita quando era nervosa. Sarebbero rimasti solo questi ricordi che ormai non mi appartenevano più, anche quel dolore proprio in mezzo al petto sarebbe rimasto, sarebbe ritornato ogni notte prendendo il posto di lei.

La mano di Jeremiah si posò dolcemente sulla mia schiena, incitandomi a continuare.

<< Non ci riesco >> Biascicai, guardando dispiaciuta tutte le persone intorno a me.

Riconobbi Ashton, aveva la sua solita bandana legata intorno alla fronte, dei riccioli dorati ricadevano sopra di essa. Era la seconda volta che lo vidi con uno smoking, l'unica differenza era che questa volta era per un'occasione diversa. Questa volta non era per il ballo di fine anno.

Ricordo quel giorno perché Melanie si provò un centinaio di vestiti prima di scegliere quello adatto ai suoi fianchi larghi ed il suo seno prosperoso. Quando Ashton bussò alla porta, Melanie iniziò ad urlare di non essere pronta, ma quando scese le scale ed Ashton le posò gli occhi addosso, in quel momento capii che lui l'amava davvero, perché nonostante i capelli spettinati ed il viso struccato di Melanie, lui la guardava comunque come se fosse bellissima.

Ma adesso i suoi occhi erano rossi, quasi come se avesse pianto per giorni interi, e forse era proprio così.

<< Non ce la faccio, mi dispiace >> Ripetei, accartocciando tra le mani il pezzo di carta e gettandolo a terra. Il mio sguardo si posò sui miei genitori, mio padre stringeva con un braccio il corpo fragile di mia madre, mentre lei teneva una mano davanti alla bocca quasi a soffocare quei singhiozzi che rimbombavano nel paesaggio autunnale. Posai nuovamente lo sguardo su Ashton, i suoi occhi mi scrutavano, stanchi, neanche lui ce la faceva più.

<< Mi dispiace >> Sussurrai, più a me stessa che alle altre persone.

<< Mi dispiace Melanie >> Fu l'ultima cosa che dissi, prima di voltare le spalle alla mia famiglia, ai miei amici, e scappare via, in mezzo agli alberi che circondavano il cimitero di StoneHills. Lontano da ciò che rimaneva di mia sorella, lontano da ciò che ormai non mi apparteneva più.

Non mi voltai indietro quando riuscii a raggiungere la strada asfaltata.

Non mi voltai indietro nemmeno quando un ragazzo dai capelli rossi e gli occhi color smeraldo urlò il mio nome.

OKAY.
Buongiorno (o buonasera) a tutti! Questa è la mia nuova fan fiction su Mikey.
Spero che vi piaccia!

Scars // Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora