Come break down these walls
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«Ti ho già detto che non posso pagarti. A nessuno di voi.» tuonò arrogante, restio, sovrastando i sonori rumori degli attrezzi. Louis annuì soltanto, asciugandosi il sudore dalla fronte.
La fine del mese era giunta al termine e, gli operai, lamentavano un ritardo di pagamento, inconsci che mai avrebbero ricevuto quel saldo. Louis, purtroppo, lo sapeva. E non aveva ancora detto niente alla sua ragazza, dopo una settimana alla scoperta della notizia.
I motivi furono più che validi. Alcuni di questi, perlomeno, sì. Come lo stress accumulato, le poche ore di sonno, la necessità di appagare i suoi istinti sessuali. Oh, e la negazione riguardo al piacere che, assieme a quel sexy ricciolino, aveva provato.
Era un sabato mattina molto caotico.
L'intonaco non asciugava, attorno alle mura che avevano innalzato Il suo capo lamentava scarsa manodopera e corposità del lavoro. Grazie al cazzo, se non paghi, pensò Louis, sbuffando mentre sollevava la sacchetta di premiscelato, più grande e pesante della sua stessa corporatura.Tornò a casa stanco, privo di energie morali oltre a quelle fisiche, la mente altrove e la rabbia repressa. Non provava nemmeno a pensare al mare di caos che avrebbe dovuto affrontare, senza lo stipendio dopo straordinari e ore aggiuntive fatte a posta per questo. Per uno scopo insignificante; niente.
Prese il pacchetto di Marlboro e ne fumò due di fila, le braccia sul davanzale della finestra, lo sguardo perso al vuoto e la mascella contratta. La sua ragazza non era in casa. Necessitava comunicarglielo, dirle che, quel mese, avrebbero dovuto rimandare di dieci giorni il pagamento dell'affitto, le rate che stavano risarcendo all'immobiliare, niente piccola parcella sul conto in banca.
Passò le mani tra i capelli, ancora sporche di intonaco e fredde. Non fece nemmeno la doccia, correndo verso la sua auto a passo spedito e guidando nella sola e unica destinazione che non gli fece ancora perdere la speranza.
Parcheggiò con una manovra rapida, esperta, le vene si accentuarono sulle sue mani. Scese e vide Dean contare un mazzetto di soldi, con una sigaretta tra le labbra.
«Tomlinson, come mai qui?» domandò, senza scollare gli occhi dallo scrollare dei soldi.
«Non lo so, Dean.» scrollò le spalle, le mani nella felpa. «È la giornata più brutta della mia cazzo di
vita.»«Tua suocera?» scherzò.
«Peggio.»
«Oh.»
«Quello stronzo non mi pagherà, questo mese. Ti rendi conto che entrerà uno stipendio in meno?» sbuffò.
«Louis, mi dispiace tanto...vuoi vendere un po'?»
«Per poi darti i soldi guadagnati e restare a mani vuote? Anche no.» rispose ironico.
Si voltò nella sua direzione, il freddo pungente nell'aria: «Quanto ti serve?»
«Il minimo per poter dire alla mia ragazza che posso coprire io l'affitto, questo mese.» sospirò.
«Ci penso io.»
«Non voglio spacciare. Non oggi.» mi affrettai a dirgli.
«Non voglio farti spacciare, infatti.» rispose, frugando nel suo zaino. Quando ritornò su, prese un mazzo di soldi avvolto in una bustina di plastica trasparente. «Sono i soldi che la mia ex moglie mi dà ogni mese a seguito della causa. Non mi servono.»

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BABYDOLL [Larry Stylinson]
FanfictionJess e Louis sono fidanzati da cinque anni. Lei una stripper in un club nel centro di Doncaster, lui un operaio edile; spacciatore nel tempo libero. Un appartamento e due stipendi instabili per un probabile futuro da pianificare. Una sera al club Je...