You hate it that you love me
Era buio pesto fuori.
Le luci dei lampioni oltraggiavano il riflesso sulle finestre, penetrando nella stanza. La stanza era umida, fredda.
Sul letto, tra le lenzuola stropicciate, Louis giaceva sopra il corpo della sua fidanzata.Il materasso produceva alcuni suoni indisturbati.
Le pieghe del loro peso creavano profondi solchi. Jess avvolgeva le gambe attorno ai suoi fianchi. Era tornata da poco da lavoro; lui non si era recato al club.Aveva trascorso la serata fuori con degli amici, per le strade di una Doncaster gelida e vuota, quasi desolata. Avevano fumato un po', girato le strade piccole e comuni, quelle di una vita, piene di ricordi.
«Louis» lo chiamò, accarezzandogli il viso ruvido e sottile, portando i suoi occhi liquidi in quell'azzurro. Lo aveva notato un po' rigido e meno sciolto del solito, il che la preoccupava ma di certo non la fermava. «Honey, amore.»
«Hm?» ansimò, corrugando la fronte.
«Ti amo.»
In quel momento, l'orgasmo lo colse.
Strizzò le palpebre, mordendosi il labbro e nascondendo il viso nell'incavo del collo della ragazza, invece che baciarla o guardarla negli occhi come era sua solito fare. I dieci secondi, giusto per riprendersi, e si scostò. Si distese a peso morto sul letto, lei rimase imperterrita a guardare il soffitto. Che cosa era appena successo??Istanti dopo, Louis si alzò e si precipitò in doccia. Il giorno dopo non aveva lavoro, fortunatamente, così avrebbe potuto riposare. La ragazza si coprì, le mani tremanti, mille domande e paranoie che l'assalirono come un vortice.
Sentì l'acqua scorrere dal bagno e strinse a sé le coperte, rannicchiata. Era la prima volta che si comportava in quel modo, così differente, distaccato, apatico. Di solito la baciava, le chiedeva se stesse bene, l'accarezzava. Non l'aveva nemmeno degnata di uno sguardo, né bramato il suo nome.
Infilò le sue mutandine e una magliettina, coprendosi fino al collo e voltandosi sul lato, quello in cui poteva dargli le spalle. Si rannicchiò come un feto in grembo e spense la luce. Aveva così fiducia di lui da non farlo più nemmeno al buio.
Quando lui tornò, s'infilò sotto le coperte e l'abbracciò qualche istante. Convinto che stesse dormendo, le baciò la spalla e sussurrò alcune parole che, per un momento, fermarono il suo cuore.
«Mi dispiace, piccola. Vorrei poter sistemare le cose, ma non posso.» disse soltanto, voltandosi di schiena e trovando la posizione comoda.
Jess, dall'altro lato, batteva ripetute volte le ciglia e mordicchiava il dito, indecisa se voltarsi e chiedere spiegazioni o fingere che stesse dormendo come un'ignara. Purtroppo, era una ragazza semplice e soprattutto sincera, fu più forte di lei.
Senza muoversi, aprì bocca: «Cosa ti dispiace?»
Louis ebbe un sussulto. Non rispose subito. Percepì il cuore in gola, gli tremò il fiato per quanto stesse realizzando di dover affrontare quell'argomento, una volta per tutte.
«Non poter amarti come facevo una volta, quando le cose andavano bene; quando la vita faceva meno schifo.»
«Louis...»
«Mi dispiace, Jess. Avrei voluto dirtelo prima ma non trovavo il coraggio, la forza. Non voglio spezzare il cuore di una ragazza meravigliosa come te. Ma purtroppo è la realtà, per quanto non riesca ad accettarla, fa male.»
Lei si voltò, sperando di trovarlo già a guardarlo. Cosa che realmente fu. «Hai un'altra?»
«Non ho una relazione, questa persona si è presa il mio cuore.»le disse guardandola profondamente negli occhi.
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BABYDOLL [Larry Stylinson]
FanfictionJess e Louis sono fidanzati da cinque anni. Lei una stripper in un club nel centro di Doncaster, lui un operaio edile; spacciatore nel tempo libero. Un appartamento e due stipendi instabili per un probabile futuro da pianificare. Una sera al club Je...