Right Here

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It's happening again

«Devo parlarti, Harry.»

«Louis, non sono nemmeno entrato.» ridacchiò, spronandosi per lasciargli un bacio a fior di labbra. «Cinque minuti, mentre mi sistemo, e sono tutto tuo.»

«Sì.» adagiò le mani sui suoi fianchi e gli baciò ancora le labbra. Harry lasciò cadere la sua borsa sul pavimento e si concentrò su di lui, toccandogli il viso. «Com'è andata stasera?»

«Il locale era mezzo vuoto. Da quando non c'è Jess non attira più come una volta.» sospirò, separandosi da lui e recandosi al bagno. Sciacquò le mani e tolse via il trucco, lasciando la porta aperta in modo che Louis si avvicinasse. «Dovresti essere a dormire, devi alzarti presto domattina.»aggiunse tranquillo e Louis sospirò, pensando a come la sua naturalezza sarebbe sparita tra poco, quando gli avrebbe confessato la verità.

«Ci sono delle cose che mi tormentano. Cose che hai bisogno di sapere, che non posso tenerti nascoste. Non più.» all'aggiunta dell'ultima sentenza, Harry fermò di sfregare il dischetto con l'acqua micellare sul volto e lanciò uno sguardo furtivo sul più grande.

«Mi fai preoccupare.» aggiunse, finendo di pulirsi. Louis lo aspettò, paziente, mentre si torturava in silenzio, divorando nell'ansia. Non avrebbe avuto idea di cosa sarebbe successo dopo ma, il suo presentimento, gli comunicava che il riccio non l'avrebbe presa bene.

«Allora??» chiese impaziente, spegnendo la luce, una volta in camera. Si tolse i vestiti e, nudo, mentre cercava qualcosa da indossare come sostituto al pigiama, occhi blu si sedette sul letto.

«Ti ricordi la sera in cui ho lasciato Jess?»

«Sì.»

«Prima che tu venissi da me, volevo dirti che sono stato a letto con lei. Le ho parlato dopo di quello che dovevo dirle e, di conseguenza, se n'è andata.»

Tranquillo, il ragazzo replicò: «Immaginavo fosse andata così, tranquillo. Altrimenti lei non se ne sarebbe mai accorta, e tu lo hai fatto apposta affinché lei lo notasse e tu avresti introdotto il discorso.» spiegò ovvio.

Sospirò: «Sì. Ma non è finita qui.»

«Oh.» si sedette accanto a lui e lo guardò.

«L'ho rivista, oggi. Mi ha telefonato in preda ad una crisi di pianto. Mi ha detto che ha un ritardo di nove giorni con le mestruazione.»

«Capisco...forse per lo stress, per le tante pillole che deve prendere per le malattie contraccettive sul lavoro.» presuppose, ancora ignaro, notando però un'aria strana in Louis, percependo galleggiante in aria una tensione negativa. Il più basso pensò fosse meglio non girarci intorno troppe volte, arrivando al sodo.

«Ha fatto il test di gravidanza. E' incinta, Harry. Di sedici giorni.»

Harry non rispose.
Si bloccò per qualche istante, lo sguardo perso in un punto fisso nel vuoto. Nemmeno le palpebre batteva. Quasi morto, sembrava.
Louis udì il suo respiro divenire tagliente e accelerato.

«Non—non puoi sapere se è tuo o meno, però.» la sua voce bassa, a tratti roca, non sembrava nemmeno appartenergli. Una voce che richiamava inverosimile, una voce incredula alle sue parole.

«E' mio, Harry. Negli ultimi cinque anni ha fatto sesso solo con me.»

Quella frase fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Gli occhi gli si riempirono di lacrime, le parole gli morirono in gola, si sentì soffocare. Come se il suo cuore fosse stato estrapolato dal suo torace e stretto tra dite rudi, forti, soffocando, bloccando il flusso sanguigno.

BABYDOLL [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora