«Non è reale» sussurro, prima di distendermi sul letto. Fisso il soffitto, gli occhi spalancati. Cosa c'è di più irreale di un sogno? Un incubo che aspetta di liberarsi ogni notte come fumo nero nella tua mente.
Qualcosa in agguato nell'ombra. Che può scorgere qualsiasi cosa nei tuoi occhi come fossero porte aperte. Scendendo nel profondo, intossicando il tuo cuore, dove diventi così insensibile. Senza un'anima.
Un incubo che trasforma tutto ciò credevi fantasia in realtà.
Chiudo gli occhi finalmente, scivolando in un sonno innaturale, insieme al mio spirito, che dorme in luogo freddo, soffocato dal terrore.
Apro gli occhi, mettendomi a sedere. Sono nel mio letto, ma è freddo e lontano dalla realtà. Non è reale.
Mi guardo continuamente attorno. Sembra davvero la mia stanza. Lo stesso letto dalle lenzuola bianche, le pareti coperte da una carta da parati bianco crema, la mia scrivania, il mio armadio.
Credere o no? La mia mente è persa in pensieri più oscuri. C'è qualcosa in agguato nell'ombra. E non so se faccia parte dell'incubo.
Una figura scura indugia nell'oscurità, avvolta nel manto velato del buio.
Il mio respiro si fa irregolare, mentre mi alzo, attratta da una forza che non mi appartiene.
I miei piedi nudi toccano il tappeto sistemato a terra. È gelato, ruvido, quasi tagliente.
«No...» sussurro, mentre una sensazione di puro terrore mi invade, spazzando via qualsiasi altra emozione.
«Sì, invece» ribatte una voce inquietante. Non so da dove venga.
Sento un fiato gelido sul mio collo e una mano congelata si posa sulla mia schiena, mentre un brivido scorre lungo essa.
Deglutisco, senza avere il coraggio di svegliarmi. Devo svegliarmi all'istante, prima che l'oscurità mi inghiottisca.
Una forza invisibile mi fa muovere. Mi ritrovo a camminare verso la finestra della stanza. Fuori è buio, lo so, anche se le tende coprono il cielo.
Sento un'altra mano sfiorarmi la spalla. Questa volta però è completamente differente: la mano è calda. Ci metto poco a capire che non fa parte del sogno. Qualcuno sta cercando di svegliarmi da fuori.
Una voce sommessa mi sussurra qualcosa. È dolce, ma confusa, non capisco cosa stia dicendo. È la voce soave di mia madre.
Voglio con tutto il cuore ascoltarla, ma esso è lontano. Accasciato nell'oscurità insieme alla mia anima.
Una consapevolezza si fa largo nella mia mente, alimentando il terrore che mi attanaglia il cuore: non riesco a svegliarmi.
Prima che i miei pensieri possano rischiararsi, la finestra si spalanca e la mano gelata mi ci spinge contro.
Il vento scompiglia le lunghe tenda pesanti, mentre i miei occhi color del ghiaccio scrutano il buio. Sembra davvero la città in cui vivo.
Le macchine sfrecciano sull'asfalto sotto il palazzo, il rumore dei clacson riempie le mie orecchie, le luci degli altri palazzi sono deboli e quasi reali. In loro risplende una luce innaturale, macabra e inquietante, che mi fa rizzare tutti i peli delle braccia.
La mano mi sospinge oltre il davanzale.
Io esco cautamente, cercando di evitare di cadere. Le tende si aggrovigliano tra le mie gambe, tanto che ho paura di inciampare.
Cammino lungo la sporgenza, verso la prossima finestra. Non so con quale forza riesco a farlo, dato che sono immobilizzata dalla paura.
Non guardo giù, altrimenti so che mi aggrapperei alla grondaia e non è proprio il caso.
Arrivata alla finestra, lo sguardo mi cade all'interno. Un uomo e una donna sono seduti su un divano e guardano la televisione, con sguardo impassibile, come se nulla di quello che stanno guardando li impressionasse. Subito dopo, il mio sguardo si ferma sul fondo della stanza. Una figura si nasconde all'ombra della parete. Muove alcuni passi avanti ed io posso vederla meglio. È uno strano mostro nero, dai piccoli denti appuntiti, che sfoggia in un ghigno malefico. Cammina un po' a fatica, trascinando le zampe posteriori. Dietro di sé lascia una scia nera, che pian piano divora la stanza.
I due coniugi non si voltano nemmeno. Sembrano non essersene accorti.
Gli occhi crudeli dell'essere si posano su di me ed io busso sul vetro della finestra per avvisare le due persone. Loro non battono ciglio, allora faccio per parlare, ma la mano gelata mi tappa la bocca, mentre mi trascina lungo la sporgenza, incitandomi a proseguire.
Sull'angolo del palazzo c'è un balcone. Credo che ci sia una festa, nella casa, per le luci che illuminano il buio.
Delle persone ballano sul balcone, sembrano divertite, ma non posso saperlo, perché una maschera da pagliaccio copre ognuna delle loro facce. Tutte uguali, tutte macabre e inquietanti.
Quando una si alza la maschera, scopre il viso di una ragazza dai grandi occhi bruni. Impallidisco. È imperturbabile, impassibile. Come se non stesse succedendo nulla.
No, non è reale, mi ripeto ancora.
«Certo che è reale» replica una voce, mentre la mano gelida mi spinge verso le sporgenze che mi permetteranno di salire.
«Se tu ci credi è reale. Respira credendoci, dormi, sogna. Io sarò reale solo se tu lo vorrai» continua, sussurrando.
«Ma io non voglio» dico, arrampicandomi con decisione. «Voglio svegliarmi se questo è un sogno, morire se questa è realtà».
«Allora non sai cosa ti manca. Non posso semplicemente lasciarti» ribatte la voce, mentre la mano torna a posarsi sulla mia schiena.
Mi zittisco, concentrata come sono sulla mia scalata. Afferro la prossima sporgenza, poco più in su della mia testa.
Il suono delle auto in strada non mi lascia tranquilla, ma cerco di non farci caso.
E soprattutto di non guardare giù.
Non voglio che sia reale, non voglio che sia reale... Inizio a ripetermi. Forse in qualche modo ne uscirò.
Arrivo ad una finestra e, non so con quale coraggio, guardo all'interno. Dei ragazzi stanno suonando. Forse sono una giovane band. La cosa che mi colpisce è il fatto che non siano impassibili come gli altri, ci stanno mettendo sentimento. Non riesco a sentire bene cosa stiano suonando... Dev'essere un vecchio pezzo rock.
Ad un tratto, il cantante mi nota è smette subito di cantare. Tutti gli altri fanno finta di niente, mentre lui si avvicina alla finestra, fissandomi sorpreso.
Non so chi sia, non l'ho mai visto, ma la sua presenza mi tranquillizza, tanto che sorrido.
Ci troviamo faccia a faccia, solo il vetro ora ci divide. Lui posa una mano sul vetro della finestra, dove la mia, dall'altra parte, è già posata.
Sono confusa, ma felice, perché finalmente vedo delle emozioni, eppure non capisco perché lui non è come gli altri. Cosa lo rende speciale?
Lo sguardo mi cade per caso sulla strada. Faccio per rialzarlo, ma avvisto qualcosa che mi stupisce. Le macchine fanno il giro largo, scansando una figura bianca, riversa in mezzo alla carreggiata. È debole, moribonda e... sono io.
La ragazza sanguinante, con le mani vicino al viso, gli occhi vitrei socchiusi sono io.
È il mio cuore. La mia anima.
Torno a guardare avanti e scopro che le mie dita stanno diventando nere, quasi fossero in cancrena.
Caccio un urlo straziante, mentre mi rendo conto di una cosa: il mio cuore sta morendo, schiacciato dalla paura, e io sono stata consumata dal terrore.
Vedo il mio riflesso nella finestra. Le mie iridi si stanno schiarendo fino a confondersi con la parte bianca, mentre il mio viso diventa nero e la pelle si riempie di cicatrici.
Devo svegliarmi.
«Svegliami!» grido al ragazzo, nel panico. «Chiama il mio nome e salvami dall'oscurità!».
I miei capelli iniziano a cadere, mentre la mia pelle si sgretola.
«Salvami...!». Una debole voce sussurra queste parole e mi rendo conto che è la mia. Dev'essere il mio cuore.
«Ordina al mio sangue di scorrere, prima venga annullata» continuo, graffiando il vetro con le unghie che minacciano di staccarsi presto. «Salvami dal nulla che sto diventando!»
La finestra si apre di colpo ed io spofondo nel vuoto, con un grido di terrore.
Precipito velocemente, quasi non me ne rendo conto. Mi chiedo se quest'incubo si nutre della mia paura, senza darmi risposta. Non lo saprò mai.
Sento un dolore lacerante al petto e mi porto una mano al cuore, mentre l'altra tenta di afferrare qualcosa di inesistente.
Prima che l'oscurità mi avvolga, caccio un urlo nel buio, mentre sento la mia fine vicina. «Riportami in vita!».
Riapro gli occhi all'improvviso, ritrovandomi nella mia stanza. Il respiro è irregolare, il battito cardiaco a mille.
Mi guardo intorno, spaventata. È tutto reale. Sono a casa mia e sono salva. Anzi, mi correggo, forse sono salva.
Era stato solo un sogno, uno stupido incubo che aspetta di liberarsi ogni notte come fumo nero nella tua mente.
Qualcosa in agguato nell'ombra. Che può scorgere qualsiasi cosa nei tuoi occhi come fossero porte aperte...
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Drowned In Emotions
FantasyAntologia di storie brevi. Storie ispirate alle canzoni degli Evanescence. "Era stato solo un sogno, uno stupido incubo che aspetta di liberarsi ogni notte come fumo nero nella tua mente. Qualcosa in agguato nell'ombra. Che può scorgere qualsiasi co...