La mattina di quella nuova giornata a New York era stata disturbata dalla madre di Hayden. Ero in camera avvolta nell'accappatoio quando avevo sentito uno strano vociare. Così, pensando fosse Brandon, ero uscita e avevo superato il corridoio ma più mi avvicinavo alle scale e più realizzavo che non fosse Brandon.
«Sei pregato di rispondere a tua madre.»
«Ho avuto da fare.»
Non mi ero fatta avanti, non volendo farmi venire, non avrei dovuto neanche ascoltare ma ero rimasta ferma soprattutto quando sentii queste parole:
«Si, certo, con quella sciacquetta di Greenville.»
Ora, non credevo Hayden avesse nascosto nell'appartamento altre ragazze di Greenville, perciò stava parlando di me. In modo per niente carino. Per questo mantenni tutto il mio controllo per non sbucare fuori e insultarla di rimando.
«Non chiamarla così!» a quel punto Hayden alzò la voce, «che cosa vuoi?»
«Riferirò a tuo padre di questo tuo sgradevole atteggiamento, sappilo.»
Lo sentii sbuffare. Ero certa avesse anche ruotato gli occhi.
«Quando mai non lo fai, madre?»
«Smetterò di farlo quando tu smetterai di comportarti così. Abbiamo sempre cercato di insegnarti le buone maniere e questo è il risultato? No, questo è il risultato delle persone che frequenti, come quello disgraziato di tuo cugino! E in particolare da quando sei in quella sperduta città sei cambiato. Ti stai rivoltando fin troppo e questa cosa non piace ad entrambi. Soprattutto a tuo padre.» disse minacciosa.
Il modo in cui si era rivolta a lui non mi era piaciuto affatto.
«Senti, cosa vuoi?»
«Io voglio che tu la smetta di andare in giro con quella ragazza mangia soldi, te l'ho già detto cosa vuole da te e tu glielo stai offrendo su un palmo d'oro--»
«Hai detto bene. Io l'ho offerto e ne abbiamo già discusso. I soldi sono miei e faccio quello che voglio.»
«Lei non è nessuno, Hayden. Rovinerà solamente la tua immagine!»
Wow. Grazie.
«Hai già una carriera. Perfetta e di alta classe. Quella ragazza ti ha spinto a fare uno stupido gioco insensato da rozzi.» continuò la madre.
«Hai finito?»
«Stai attento, ragazzino, questo tuo atteggiamento finirà molto male, lo sai bene. E rispondi a tuo padre.»
«Gli parlerò quando sarà tornato dal viaggio a Mosca.»
«Non è Mosca. Ha organizzato un altro evento.»
Un altro evento?
Lo aveva detto mentre camminava. Avevo sentito i tacchi puntellare sul pavimento.
«No, aspetta--»
«Lo sai che a lui non piace essere ignorato. E te lo dico un'ultima volta: lascia perdere quella ragazza. Lei non è come noi e sinceramente, pensi davvero ti accetterà fino in fondo?»
La loro conversazione era terminata lì e se pensavo di essere stata silenziosa come un felino, mi ero sbagliata perché Hayden mi aveva chiamato appena la madre era sparita.
«So che sei lì.»
Mi affacciai, stringendo i lembi dell'accappatoio e mi lanciò una rapida occhiata. Era arrabbiato, non con me, ma sapevo non fosse dell'umore di parlare con altri.
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It's a Cliché
Teen FictionHayden Miller è un eccellente pianista, vincitore di moltissime competizioni, prossimo prodigio della Juilliard School e, sia per la fama dei suoi genitori sia per il suo incredibile talento, ha vissuto sotto i riflettori fin da bambino. Tuttavia, l...