Le dita accarezzavano lente i tasti bianchi e neri, si unirono allo strumento come se fossi io il mezzo per far sentire cosa lui avesse da dire con la sua dolce e lenta melodia che risuonava tra le pareti dell'auditorium.
La musica che avevo composto mi ricordava tanto il momento in cui passeggi all'alba sulla spiaggia, senti la sabbia fresca sotto i piedi, l'aria salmastra che si appiccica alla pelle e ti coccola nella sua brezza leggera, con il sole che piano piano spunta dall'orizzonte. Mi ricordava quel momento di pace e tranquillità che tutti dovremmo provare, senza pensieri e senza problemi ad accompagnare i nostri giorni.
Quel momento dove riesci a stare solo con te stesso e ti puoi soffermare solo sulla bellezza delle cose che ti stanno attorno e sui ricordi positivi, che ti fanno sorridere. Quella composizione mi ricordava una lunga passeggiava nei ricordi più belli, con la mia famiglia, i miei amici, e quando suonavo. Era dedicata a loro e a tutto quello che mi avevano dato.
Osservai le mie dita aprirsi e toccare nel momento giusto i tasti corretti, senza commettere nessun errore, non ebbi neanche il bisogno di leggere lo spartito che avevo scritto perchè era tutto impresso nella mia memoria. Una volta seduta, premuto il pedale, la forza e il coraggio mi spinsero ad iniziare e da lì non mi fermai più, continuai lenta a produrre quella melodia delicata e felice, con una nota lontana e malinconica, ma che riusciva lo stesso a lasciarti uno strascico di spensieratezza.
Quando toccai le ultime note, mi fermai osservando le mie dita chiudersi lentamente in pugni per trattenere l'adrenalina appena provata.
Ci furono dei secondi di silenzio nei quali avvertii il sapore del sangue in gola e il cuore pomparmi forte nelle orecchie, finché non udii il primo applauso, seguito dal secondo, terzo e poi uno scroscio echeggiò nella stanza facendomi venire la pelle d'oca e non riuscii a non sorridere con gli occhi lucidi per l'immensa gioia e soddisfazione.
Mi voltai leggermente e poi mi alzai, facendo un piccolo inchino ai presenti tutti in piedi che mi stavano regalando uno dei ricordi più belli.
«E questa era Makayla Adams, signore e signori.» sentii dire al microfono dall'uomo che stava presentando la gara.
Ringraziai tutti per poi scappare velocemente dietro alle quinte appena tutti iniziarono a fare silenzio per accogliere il concorrente successivo.
«Sei stata fenomenale, Mak!» mi abbracciò Myles appena mi vide sbucare da dietro i tendoni scuri.
«Sto ancora tremando ma cazzo, ce l'ho fatta!» dissi scioccata, felice e con altre mille emozioni in corpo.
Mi passai le mani sul volto mentre notai gli altri miei compagni, i quali avevano già fatto le loro esibizioni, venire a congratularsi con me e quasi non scoppiai a piangere di gioia.
«Io penso che sappiamo tutti chi porterà in finale la nostra scuola.» commentò una ragazza con un sorriso, era la batterista della band.
Schiusi la bocca sorpresa e scossi la testa, «ti ringrazio ma anche voi siete stati fantastici.»
«Sei stata l'unica ad avere una standing ovation.» puntualizzò un ragazzo dai capelli metà bianchi e metà blu.
Effettivamente era vero ma la non era detto, magari i giudici avevano altri gusti e preferivano mandare in finale una band oppure una violinista. Ma ad ogni modo, lo avremmo scoperto il giorno dopo in quanto c'era ancora una giornata di selezione e alla sera di domani avremmo scoperto chi sarebbe andato in finale.
Quando entrai nell'auditorium per raggiungere i miei amici e Ethan, la gara era finita e molti parenti e persone che erano venute ad assistere stavano andando via. Dalla porta vicino al palco mi misi sulle punte alla ricerca di mio fratello e dei miei amici e quando vidi Malcolm sbracciarsi vicino alle ultime file li raggiunsi alla svelta e con un sorriso gigante sul viso.
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It's a Cliché
Teen FictionHayden Miller è un eccellente pianista, vincitore di moltissime competizioni, prossimo prodigio della Juilliard School e, sia per la fama dei suoi genitori sia per il suo incredibile talento, ha vissuto sotto i riflettori fin da bambino. Tuttavia, l...