Capitolo 54

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Non avevo mai visto nessuno morire. A dieci anni ero andata al funerale della nonna di Malcolm. Era una vecchiettina dolce e simpatica. Ci preparava sempre dei deliziosi biscotti alla cannella quando andavo a trovarla con Mal. Ma era anziana e per quando brutto...prima o poi un vecchio deve morire, è la vita.

Ma vedere, con i propri occhi, la vita di qualcuno essere spezzata--la vita di un giovane essere interrotta in quel modo così brusco, violento e senza senso...era qualcosa che non sarei mai riuscito a togliermelo dalla testa.

«Basta così,» sentii dire a sottovoce da Brandon, «Mak, andiamo.»

Ma i piedi erano bloccati. Il mio corpo era rigido come un tronco, rimase immobile e gracile, in direzione di quel ring.

Quel ring che ad un certo punto, dopo che Steven aveva ringraziato i presenti per essere venuti, era stato illuminato da un occhio di bue mentre tutto il resto del salone era caduto del buio. Quel ring era stato poi colmato da due ragazzi, probabilmente un paio d'anni più piccoli di me ma che in volto avevano la rabbia e l'odio che mai avrei potuto comprendere. Entrambi volevano vincere. Ma solo uno poteva farlo.

«Mak--»

Non avevo visto quella persona, una persona mascherata che dopo il terzo round era entrato nel ring--i due ragazzi martoriati e col sangue che usciva dai tagli sul volto e dal naso e i lividi già a deformare i loro visi. Quella persona sembrava essere rimasta nascosta fino a che non aveva più potuto nascondersi e a quel punto il mio cuore sembrò cadere nelle tenebre di quel posto. Venne stritolato dalle ombre che si celavano in quella sala.

La maschera nera incastonata di piccoli diamantini che avevo visto in mano di Hayden era su quella persona. Che si muoveva con fare robotico e senza emozione.

Quella persona che sapevo fosse lui aveva appena consegnato una pistola al ragazzino che aveva vinto.

Era la prima volta che vedevo un'arma nella realtà. Era diverso quando le vedevi nei film, perché sapevi che era tutto finto ma adesso...era la realtà. Quel ragazzino stanco e martoriato aveva in mano una pistola e la teneva con un tremolio finchè la presa non diventò più salda e deglutii.

«Cosa succede?» domandai in un soffio non riuscendo a muovermi.

Era come se il mio corpo dovesse vedere quella scena. Come se avesse intuito che era proprio per questo che Steven mi aveva portata qui. Farmi vedere questo. Farmi vedere Hayden consegnare la vita di un ragazzino alla morte.

«Makayla.» Brandon si parò di fronte a me con sguardo severo.

«No...» scossi la testa appena provò a tirarmi indietro.

«Andiamo via.»

Alcune persone attorno a noi ci guardarono infastidire dalle voci e movimenti. Li osservai, erano tutti con lo sguardo puntato al centro della stanza e nel mentre sorseggiavano i loro preziosi calici alcolici. Come potevano essere così tranquilli e indifferenti?

Gli sussurrai di lasciarmi andare e di farmi vedere. Lui non voleva e rafforzò la presa sulla mia vita bloccandomi la vista, poi provò a farmi girare e portarmi via. Però, io riuscii a sgusciare via dalla presa e nel momento in cui i miei occhi spaventati si posarono sul ragazzo con l'arma, lui sparò.

Il colpo di pistola risuonò nell'aria e risucchiai un urlo quando il petto dell'avversario si mosse per il colpo. Gli aveva sparato. Lo aveva colpito davvero.

I miei piedi si incespicarono mentre indietreggiavo ma non riuscivo a distogliere lo sguardo da quel povero ragazzo che cadde in ginocchio col petto nudo e il sangue a sgorgagli dalla ferita.

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