Capitolo 3 Bonus - Parte 2

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Donna era rimasta in camera con me per un'altra ora. Aveva pianto sulla mia spalla e poi si era messa a vedere un sito di abbigliamento per neonati. Non sapeva cosa fare. Diceva che non le sarebbe dispiaciuto avere un bambino ma era ancora troppo giovane e la relazione con Travis non era ancora così stabile. Le avevo detto che qualunque decisione avesse preso, io le sarei stata accanto e l'avrei aiutata. Quando l'avevo accompagnata alla porta della stanza, Brandon stava camminando lungo il corridoio ed ero certa che in quel momento, vedendo l'espressione distrutta della mia amica, avesse capito di chi fossero i test. Non fece domande e salutò entrambe per poi andare in stanza.

In quelle ore trascorse con Donna non avevo guardato il telefono e avevo dei messaggi di Lola e Cole, i miei amici del college, che mi chiedevano come stesse andando la giornata e di mandare loro qualche foto di Miami. 

Persi un po' di tempo col telefono tra messaggi e social e poi decisi che fosse arrivato il momento di fare una bella doccia. Il bagno era stupendo e aveva anche una vasca gigante ma avrei optato per la doccia. Hayden non mi aveva scritto ma non ero preoccupata, mi faceva piacere che si svagasse un po' prima del grande giorno. 

Mi spogliai e rimasi solo con il perizoma. Ma, sul punto di andare in bagno qualcuno bussò.

«Servizio in camera!»

Si parla del diavolo...

Mi venne da sorridere ancora prima di aver aperto la porta. Afferrai l'accappatoio dal gancio dentro il bagno e lo indossai non potendo andare ad aprire mezza nuda.

Aprii la porta. I miei occhi si soffermarono su una divinità greca che indossava una camicia nera, sbottonata fino a metà facendo intravedere i suoi tatuaggi e lo stesso era per il serpente sull'avambraccio dato che aveva arrotolato le maniche. Le mie dita fremettero all'idea di toccare la sua pelle. Ora i suoi tatuaggi non erano più un segreto per il mondo e dovevo ammettere che un po' mi dispiacesse. Mi piaceva essere tra i pochi a saperlo ma rimanevo sempre l'unica che poteva toccarlo, quindi continuavo a vincere sempre e solo io. 

«Non vedo il cibo, cameriere.»

Hayden avanzò di un passo e afferrai i lembi della sua camicia.

«È dentro i miei pantaloni, signorina.»

Mi finsi scioccata, «filtro Miller.»

Lui piegò le labbra insù e con un dito afferrò un lembo dell'accappatoio e lo tirò per sbirciare.  

«Non dovresti aprire in queste condizioni. Non sai mai chi potrebbe essere.»

Avrei riconosciuto la sua voce anche tra mille. Mi sollevai sulle punte dei piedi e premetti le labbra contro le sue mentre lui si spingeva contro il mio corpo ed entravamo in stanza. Diede un calcio alla porta per chiuderla e subito dopo afferrò i miei fianchi per farmi allacciare le gambe attorno al suo bacino e mi attaccò contro il muro, continuando a divorare la mia bocca. Avvertii il calore avvolgermi e si intensificò quando una mano risalì da sotto la mia coscia e strinse il mio sedere.

«Com'è andata la cena?» chiesi affannata, tra un bacio e l'altro.

«Bene. Continuavo a pensarti.»

Premette il suo bacino contro al mio e ansimai. Cristo. Lo sentivo già duro. Slacciò la cintura dell'accappatoio e abbassò lo sguardo verso il mio corpo semi nudo. Accarezzò il mio addome con le nocche e si tuffò sul mio collo per torturarlo con la lingua e i denti. Inclinai la testa indietro lasciandogli carta bianca. 

«Doccia?» gracchiò.

«S-si.»

«Perfetto.»

Una volta in doccia, nudi, con l'acqua che colpiva entrambi, lui mi spinse contro la parete fredda. Le sue dita affondavano nella mia carne, si modellavano nelle mie curve. Si nascondevano nei punti più sensibili e bollenti facendomi gemere il suo nome. Le sue labbra non davano tregua alle mie. Le cercavano disperate. Le volevano affamate. Le consumava senza pudore. Mi consumava senza pudore. Gli lasciai fare di tutto. Io, d'altro canto, gli tirai i capelli, gli graffiai le braccia, il petto. Lo strinsi a me e sentii la sua erezione premere contro la mia coscia. Tastai i suoi muscoli. Mi aggrappai alle sue collane.

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