Episodio Sei

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Speciale di Capodanno

Federico e Andrea non potevano certo dire di non esser stati avvertiti. Non che fosse di consolazione. Del resto, il rammarico è sempre inutile. E, a undici e tredici anni, tale l'età dei due cuginetti, non riesce a insegnare proprio nulla. Sicché, c'era ben poco che potessero fare per smaltire l'imbarazzo, la vergogna, lenire il dolore, quello emotivo, almeno (per quello fisico sarebbe bastato sgraffignare una buona crema lenitiva e idratante dal bagno). D'altra parte, prenderle a capodanno aveva tutto un altro sapore. E come aveva detto Francesca, la cugina più grande, di diciassette anni, chi le prende a capodanno le prende tutto l'anno.

Certamente, né il piccolo Federico, né il più grandicello Andrea erano contenti di averle prese, poi praticamente davanti a tutti, i cuginetti più piccoli a curiosare, la cugina a sbeffeggiarli... però, rintanatisi in camera di Federico, entrambi vivevano un mix di sentimenti contraddittori. Avevano impiegato un nanosecondo a sparire, sottraendosi alla vista dei parenti in casa, rifugiandosi in cameretta, e col passare dei secondi andava mutando il loro stato d'animo, mentre il silenzio, tra loro due, così surreale e raro, si addensava.

La verità è che i due cuginetti sono sempre stati dei combinaguai. E ogni marachella aveva più gusto, se a compierla erano insieme. Condividere le punizioni, pure le imbarazzanti e dolorose sculacciate, è sempre stato un ingrediente fondamentale nel loro rapporto. Poi il piccolo aveva questa predilezione: si cacciava nei guai e trascinava con sé il grande. Federico era sempre stato pestifero, iperattivo, machiavellico, un genietto del male ma col faccino da angioletto, le guance paffutelle, le lentiggini, gli occhi verdi, dolci, incorniciati nel viso tondo, sovrastato da una capigliatura riccia e ribelle.

Andrea invece a prima vista sembrava un secchioncello: gli occhiali gli davano un'aria intelligente, i capelli castani e lisci, sempre in piega, restituivano il ritratto di una personalità ordinata e tranquilla, sicura di sé. In verità, Andrea andava malissimo a scuola – mentre il pestifero Federico era sempre tra i primi della classe! – e di contro amava gli sport. Quanto agli occhiali, faceva di tutto pur di non averli intorno. Anche a costo di veder sfocato e strabuzzare gli occhi, li lasciava a casa, ma spesso sua madre lo rincorreva, minacciando punizioni. Punizioni che invece si avveravano quando riusciva nel suo intento. C'erano state poi quelle volte che gli occhiali erano stati dimenticati a casa di un compagno di scuola, nello spogliatoio della piscina e a scuola; in tutti e tre i casi, suo padre l'aveva sonoramente sculacciato.

Per suo padre, infatti, c'era una sola risposta a qualunque cosa combinasse: le sculacciate. Per sciocchezze e bazzecole, bastava la mamma armata di cucchiaio. Per qualunque cosa riguardasse la scuola, arrivava suo padre. E in genere bastava la possente mano di suo padre per fargli pronunciare buone promesse, tra le lacrime. Raramente le aveva prese con la spazzola, come quella volta che aveva combinato danni in salotto, o quell'altra volta che, in estate, alla casa di campagna dei nonni, aveva accidentalmente fatto scappare i cani da caccia del nonno. Allora le aveva prese con la spazzola e davanti a tutti, perdipiù. Eppure era stata colpa di Federico, tanto per cambiare.

Anche se aveva collezionato, in tredici anni di vita, un gran numero di sculacciate, non erano nulla in confronto a quelle che prendeva il cuginetto. Federico sembrava davvero lo facesse di proposito. Quando riusciva a trascinarlo, Andrea non aveva dubbi che lo facesse apposta, come se ricercasse veramente quell'epilogo inevitabile, loro due stesi in orizzontale sulle gambe dei rispettivi papà. A casa, solo con i genitori, le prendeva settimanalmente. E non c'era giorno che passasse senza prendersi un colpo volante, o magari anche solo la minaccia di prenderle. Undici anni, l'inizio delle medie... momento critico nella vita di un preadolescente, soprattutto se dall'indole vivace, per dir poco. I tentativi dei genitori di disciplinarlo non mancavano, ma a volte capitava che l'insistenza e la testardaggine di Federico avevano la meglio sulla pazienza dei genitori. C'erano volte che la mamma semplicemente si stancava di sgridarlo, quando arrivava il momento di andare a letto. E però... quella mezzoretta guadagnata oltre le undici di sera, l'avrebbe sempre pagata a caro prezzo: magari l'indomani mattina non si sarebbe svegliato al primo richiamo, e così avrebbe finito coll'andare a scuola col culetto rosso, dopo il passaggio di papà e della sua maledetta spazzola. Il più delle volte, però, la mamma sfoderava il cucchiaio e così, con qualche colpo sferrato sul retro del pigiamino, ammetteva la sconfitta e se ne andava a letto.

Velluto rosso (SV#2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora