Pietro non aveva dubbi: anche quell'anno, avrebbe passato le vacanze di Natale con un certo grado di amarezza. Dacché aveva mosso i suoi primi passi nel mondo, era sempre stato così. Un po' come quando chiedeva del cioccolato, e questo alla fine gli veniva concesso, salvo poi scoprire che era solo cioccolato fondente. Non solo non soddisfaceva il suo desiderio, ma gli lasciava in bocca un persistente retrogusto amaro.
Le feste natalizie, insomma, andavano spesso così. Non che si lamentasse, sapeva comunque di doversi ritenere un ragazzino fortunato: aveva una famiglia che in fin dei conti lo amava, un cugino più grande, Simone, al quale era legato, dei compagni di scuola con i quali si trovava bene e poi c'era suo padre, che era come quel pizzico di zucchero che riusciva a rendere più accettabile la cioccolata più amara. Però... a volte, non poteva far a meno di degradare a bambino capriccioso e testardo, come gli rimproverava sempre sua mamma.
C'erano quelle volte che i pranzi di Natale in famiglia venivano rovinati da un regalo inatteso e sgradito, oppure dal mancato recapito di un regalo che era certo avrebbe ricevuto. C'erano quelle volte in cui capricci per cibo indigesto gli procuravano infamanti rimproveri, imbarazzanti sgridate davanti ai parenti, persino qualche sculaccione volante, anche se sua madre sembrava sempre propensa a risolvere certe controverse in privato, a tu per tu, vis a... derrière, in effetti. La contingenza peggiore, però, restava legata al suo rendimento scolastico. Se per caso i colloqui a scuola cadevano troppo vicino all'inizio delle vacanze... addio vacanze. Altrimenti, se venivano fissati a inizio Dicembre, aveva tutto il tempo per essere rimproverato, sculacciato, messo in punizione, fino a esaurire i termini del castigo, qualunque esso fosse (sequestro della playstation o persino il ritiro del cellulare, nei casi più gravi), entro l'inizio delle vacanze.
Quell'anno, le feste erano cominciate già nel peggiore dei modi possibili. Il ponte dell'otto dicembre, infatti, mentre per la stragrande maggioranza degli studenti era stato un primo assaggio di vacanza, per Pietro era stato un'anteprima dello spirito decisamente cupo e plumbeo che minacciava di lavare via ogni calda aspettativa per le imminenti festività natalizie. Letteralmente il giorno prima dell'inizio del ponte di ben quattro giorni, sua madre era andata a scuola, pure con largo anticipo, per presenziare al primo colloquio della sua avventura liceale.
Che un ragazzino di nemmeno quattordici anni cominci il percorso liceale in salita, non sorprende nessuno. Pietro lo sapeva, se l'attendeva anche sua madre, che in effetti, già un paio di giorni prima, comunicato il calendario dei colloqui, aveva manifestato di essere sul piede di guerra. "Se non cominci col piede giusto il liceo", gli aveva detto, "dovrò ricorrere a qualunque mezzo pur di raddrizzarti". A Pietro, espressioni come quella proprio non piacevano. In fondo, era solo un ragazzino come tanti. Davvero, Pietro non avrebbe saputo trovare nulla di diverso nella sua natura. Tutti i suoi compagni andavano maluccio, in matematica l'intera classe aveva difficoltà, per non parlare del latino. Dei suoi vicini di banco, sia Matteo che Giacomo erano preoccupati, e anche Michele non era tanto tranquillo. A renderlo diverso, per quel che ne sapeva, era solo l'estremo rigore, metodico e ossessivo, con cui sua madre insisteva a disciplinarlo.
Era una cosa di famiglia, in verità. L'aveva sempre saputo, e, i primi anni di vita cosciente, in quella beata ignoranza, non riusciva nemmeno a dispiacersene, convinto che fosse così che andava la vita. Poi, avanzando di grado nella scuola primaria, aveva appreso che no, non era proprio così... e che se poteva condividere con suo cugino maggiore Simone le severe e rigorose sculacciate, oltre al sangue che accomunava la sua mamma con quella di Simone, in quanto sorelle, senz'altro non era così con i suoi compagni, che tutt'al più sembravano preoccupati per una festa saltata o per la confisca dei videogiochi e nulla più.
Certo, non poteva essere l'unico che le prendeva, soprattutto alla scuola elementare, e ancor di più ne aveva avuto il sentore in prima media, quando, accompagnando suo malgrado la mamma ai primi colloqui, aveva assistito all'intero campionario di minacce genitoriali: quando torna tuo padre saranno guai, aspetta che arriviamo a casa, a casa facciamo i conti, stavolta le prendi, non te la caverai così facilmente... per non parlare dei ragazzini che uscivano dalle aule scolastiche piangendo, accompagnati dalla mamma o dal papà, scortati con costante contatto fisico, una mano sulla spalla oppure sulla nuca, come a sospingere la piccola vittima verso il patibolo.
STAI LEGGENDO
Velluto rosso (SV#2)
Ficção GeralNatale è alle porte! Per accompagnarvi nell'attesa di Natale ecco un ciclo di cinque brevi storie, una per ogni domenica dell'avvento, in cui l'atmosfera natalizia, le cioccolate calde, i calendari dell'avvento, i biscotti allo zenzero e le calze ap...