A sedici anni, Simone non era proprio un esperto di statistica. Anzi, per dirla tutta, a lui la matematica non andava per nulla giù. Insieme al latino, all'inglese, a scienze, fisica, filosofia. In effetti cosa ci facesse al liceo scientifico se lo chiedevano in molti, prima di tutto i suoi professori. Non se lo chiedeva, invece, sua madre, che tanto aveva insistito affinché vi si iscrivesse, non cogliendo per nulla – o forse cogliendola perfettamente, ma desiderando comunque soffocare – la sua indole pratica, sportiva, iperattiva. A Simone piaceva muoversi, correre, giocare a palla. Era stato solleticato dall'idea del liceo scientifico sportivo, salvo poi scoprire che nei paraggi di casa sua non ce n'era traccia. Così, si era arreso a uno scientifico tradizionale, per la gioia della mamma. Gioia che doveva essere sempre frustrata, ogni qual volta il figlio presentava un pagellino intermedio colmo di insufficienze. E tutti quei voti rossi, ben evidenziati nel pagellino, sembravano evocare il rossore diffuso del suo sedere, una volta che sua madre, finito di fare la somma algebrica dei colpi di spazzola per ognuno di quei voti sotto il sei, avesse applicato al suo derrière una buona dose di sculacciate.
Una passione per la matematica, per quanto sconvolta e traviata nei suoi scopi, sembrava stranamente accomunare madre e figlio. Mentre la mamma indugiava spesso e con gusto nella somma algebrica che avrebbe portato il salatissimo conto da pagare – rigorosamente in colpi di spazzola – suo figlio Simone sorprendeva con una spiccata sensibilità per l'arte del calcolo delle probabilità. Questo Pascal post litteram, che non avrebbe saputo abbinare al filosofo francese l'appropriato nucleo di pensiero filosofico (abbiamo già detto che non aveva molta pazienza per la filosofia), aveva elaborato infatti una propria filosofia di vita, frutto dell'esperienza di anni di marachelle, guai, sgridate e sculacciate.
Che si trattasse di prelevare la playstation dal suo solito sequestro, per una partita di straforo, da rimettere a posto prima del ritorno della madre dal lavoro; o di una fuga alla scuola calcio, vietata per punizione, camuffata da un impegno scolastico pomeridiano; o di una festa alcolica per adolescenti, mascherata da una morigerata e sicura serata a base di calcio in TV e pizza; in tutti questi casi e molti altri, insomma, Simone faceva ricorso al calcolo delle probabilità. Quant'era probabile che sua madre scoprisse le sue azioni? Basta calcolarlo e voilà: il misfatto è servito. Se poi le probabilità di insuccesso erano particolarmente alte, Simone non si abbatteva, ma faceva ricorso al suo asso nella manica, l'argomentazione che infiniti lutti addusse al suo sedere: ne valeva la pena. Insomma, anche davanti al disastro annunciato, proseguiva nei suoi mefistofelici intenti, convinto, à la Machiavelli, che il fine giustifica i mezzi.
Quando, la prima settimana di dicembre, accesa la prima rossa candela dell'Avvento, i suoi compagni avevano cominciato a vagheggiare l'idea di andare a pattinare, presso la pista sul ghiaccio appena montata nel bel mezzo del parco cittadino, l'iperattivo e instancabile Simone non aveva perso tempo e aveva manifestato entusiasticamente la propria convinta adesione. Massimo, sua spalla e, quando possibile, angelo custode, aveva agito da buona coscienza: "Ma scusa, sei sopravvissuto per un soffio alla punizione per il pagellino, come pensi di poter venire? Tua madre non te lo permetterà mai", gli aveva detto, preoccupato per le sorti del migliore amico.
"Sta' tranquillo, troverò il modo", aveva risposto Simone, ostentando sicurezza. "Vedrai, non mancherò".
L'ultima volta che i due adolescenti avevano avuto simile scambio di battute, nel medesimo contesto, l'aula scolastica affollata e confusionaria, nel bel mezzo della ricreazione, era Halloween, e Simone aveva giurato che avrebbe partecipato alla festa organizzata dall'amico. L'epilogo, be', lo ricorderete amaramente: Simone si era divertito, ma poi era toccato a sua madre divertirsi con il suo sedere, abbattendo sculaccioni, spazzolate e letali colpi di battipanni. E tuttavia, asciugate le lacrime, lenito il bruciore al sedere tanto offeso, stritolato nell'abbraccio affettuoso dell'adorato papà, Simone non aveva avuto dubbi: ne era valsa la pena.
STAI LEGGENDO
Velluto rosso (SV#2)
General FictionNatale è alle porte! Per accompagnarvi nell'attesa di Natale ecco un ciclo di cinque brevi storie, una per ogni domenica dell'avvento, in cui l'atmosfera natalizia, le cioccolate calde, i calendari dell'avvento, i biscotti allo zenzero e le calze ap...