•4 - La notte d'oro.

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Capisco cosa intendeva Jungkook con "la notte d'oro", non appena entro nel locale

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Capisco cosa intendeva Jungkook con "la notte d'oro", non appena entro nel locale.
Il club è pieno, penso di non aver mai visto così tanti uomini pronti a spendere tutti i loro soldi.
Mi avvicino al bancone, osservando per qualche istante il ragazzo che sta ballando sul palco.

«Sei interessato?»

Piego le labbra in un sorrisetto divertito, mentre abbasso gli occhi su di lui. «Non quanto lo sarei se fossi tu» gli rispondo, ottendo un'espressione soddisfatta. «Ti conviene.»
Porta la cannuccia del suo drink alla bocca, prendendone un abbondante sorso.
«Sei pronto?»
Fa spallucce, «per aver prerarato tutto in un solo giorno, direi di sì.»

Appoggia il bicchiere sul bancone. «Devo andare.»
Mi stampa un bacio sulle labbra, per poi allontanarsi.

Mi siedo sul divanetto di fronte al palco, vicino ad altri uomini che stanno bevendo e fumando.
Rivolgo loro una breve occhiata, per poi concentrarmi sul palco.

«Ehi, amico, mi passi il posacenere?»
Guardo il tipo e sospiro, per poi dargli ciò che mi ha chiesto. «Non ti ho mai visto al club.»
Non voglio conversare con te e con i tuoi amici.
«Strano, ci vengo spesso.»
Faccio di tutto purché il tono della mia voce non risulti seccato, ma ammetto che nonostante gli sforzi non mi riesce bene.

Porto una sigaretta alle labbra e l'accendo.
Sono tutti uomini di mezza età, come la maggior parte dei clienti del club.
Posso vedere le loro rughe da dietro al silicone del chirurgo plastico, vorrebbero rimanere giovani ma purtroppo il tempo passa per tutti.
So benissimo che sono sorpresi che qualcuno della mia età, sia in un posto come questo.

«Mi sei simpatico, ti offro da bere.»
Sbatto le palpebre un paio di volte. Ti sto simpatico? Ma se non ci siamo detti niente.
«Grazie, ma stasera preferisco restare lucido.»
Sto cercando di controllarmi, per non attaccarmi più al collo di una bottiglia di Jack Daniel's quando tutto sembra andare a puttane. Lo sto facendo soprattutto per Kookie, per non deluderlo ancora.

«Choi ha trovato un nuovo amico» ridacchia, uno dei tizi che stava bevendo.
«Taehyung» lo correggo, «non sono amico di nessuno.»
Schiocco la lingua, guardando attentamente tutti e tre. Dirigenti di Gangnam corrotti, basta guardare le loro facce per capirlo.
Decisamente delle fecce della società, pensano di dominare il sistema solo per i loro soldi e finiscono per sputare in faccia alle persone in una posizione più bassa della piramide sociale.
L'ho visto fare da mio padre e mi sono ripromesso che non l'avrei fatto mai.

«Oh» dice, appena le luci si abbassano e la musica cambia.
Poso gli occhi su Jungkook, che è seduto su una sedia.
La melodia sembra quasi tranquilla e delicata, ma poi all'improvviso cambia facendosi decisamente più sensuale.

Butto fuori il fumo, mentre osservo il suo corpo muoversi sensualmente e le sue mani sfiorare la sua pelle.
Indossa una camicia, la mia camicia e degli slip bianchi.

Muove i suoi fianchi contro la sedia, mordendosi il labbro e tenendo i suoi occhi fissi nei miei.
«Bambolino» sussurro, piegando le labbra in un sorriso compiaciuto.

I capelli corvini gli ricadano sul viso, tiene le labbra dischiuse e i suoi movimenti mi ricordano solamente una delle nostre notti di sesso più sfrenate e passionali, una di quelle in cui il suo corpo freme e la sua schiena si inarca.
È come se stesse cercando di farmi capire quanto sia mio, quanto io sia unico per lui.

«Dovrebbero mettere dei limiti a quello che può fare uno spogliarellista.»
Guardo Choi e i suoi amici, alzando le sopracciglia. «Perché?»
«Perché tutti sognerebbero di entrare nelle mutandine di quel ragazzo, amico.»
Amico, un cazzo.
«E probabilmente anche di farlo urlare per tutta la città. Onestamente spero di andare in un privé con lui.»

Faccio di tutto per trattenere un pugno, ma probabilmente la mia faccia esprime tutta la mia rabbia. «Che ti prende?»

La musica finisce, così guardo Jungkook per qualche istante.
«Sapete che il lavoro di uno spogliarellista è quello di ballare, vero?» Chiedo, loro, con le braccia al petto. «Che stai insinuando?»
«Il loro lavoro è ballare, non scopare. Per quello esistono le puttane.»
Scoppiano a ridere, «fai ridere.»

«Sei ancora qui.»
Alzo gli occhi su di lui e mi sistemo meglio sul divanetto.
«Ehi, piccolo, vieni qui.»
Posa lo sguardo su di loro e schiocca la lingua, per poi mettersi su di me e appoggiare le mani sulle mie guance. «Ottimo autocontrollo.»
Stringo le sue natiche, portando il suo corpo contro al mio e dischiudo le labbra a pochi centimentri dalle sue.

«È meglio che me ne vada, prima che ti faccia pentire di averlo detto» gli sussurro, facendolo rabbrividire. «Non sarebbe male» si morde, il labbro inferiore.
Fa unire le nostre labbra, infilando la sua lingua nella mia bocca. Tira i miei capelli con le dita, mugolando a causa del bacio e inizia a muovere i suoi fianchi contro di me.
«Fermo» sibilo, allontandomi. Sospira, inclinando la testa di lato. «Devo andare.»
Mi guarda deluso così prendo il suo viso tra le mani. «Ci vediamo domani.»

[...]

Allento il nodo della cravatta, mentre guardo fuori dalla vetrata del mio ufficio.
«Signor Kim?»

«Dimmi, Hanna» dico, guardandola dal riflesso del vetro.
Hanna è la mia nuova segretaria da quando ho promosso Eunbi, ammetto che non è la mia preferita visto che ha sempre la testa tra le nuvole.
«Oggi pomeriggio ha un appuntamento con il fotografo per lo shooting di Vogue» mi ricorda, guardando sul tacquino.
«Riguardo all'intervista?»
«Dopodomani, alle undici.»

Mi giro a guardarla e annuisco, «d'accordo, ti ringrazio.»
Prendo la sigaretta dal posacenere e la porto tra le labbra, per poi fare un tiro.
Lo stress che provo in questi giorni è imparagonabile. Non riesco nemmeno più a dormire, senza avere degli incubi ma dovevo aspettarmelo: questo processo è una fottuta tortura.

Hanna mi guarda dal suo metro e sessanta - forse sessant'otto con i tacchi a spillo - come se si aspettasse qualcos'altro.
«Cosa mi sono dimenticato?» Le chiedo. «Ha firmato per la riunione?»
Sospiro, afferrando il foglio e firmando velocemente.
«E poi volevo dirle che la signorina Jung, ha deciso di rendere pubblico il vostro divorzio e ha chiamato per avere sue notizie.»
Penso che siano passati mesi, dall'ultima volta che ho visto Seolbi.

«Cuba deve averle fatto bene» rifletto, tra me e me ma ad alta voce.
«C'è altro?» Domando, notando che ancora non se ne sta andando.
Sembra quasi che stia cercando di perdere tempo, come se non volesse andarsene ma cercasse di ottenere qualcosa. Onestamente, non ho tempo per i problemi degli altri ne ho già abbastanza dei miei.
«Non sembra molto in forma.»

Aggrotto le sopracciglia alla sua uscita, poi mi appoggio al bordo della scrivania con la schiena. «Sto bene» dico, semplicemente.
Si avvicina, stringendo le labbra. «Dovrebbe rimandare lo shooting.»

D'accordo, non è la prima volta che una ragazza cerca di flirtare con me ma sicuramente non mi è mai successo in queste circostanze.
E il fatto che lei sia così vicina, mi fa solamente innervosire e nient'altro.

«Scusate, vi disturbo?»

Guardo verso la porta e deglutisco. Jungkook tiene le braccia al petto, mentre è appoggiato allo stipite della porta con uno sguardo che esprime tutto il suo fastidio.
Squadra attentamente Hanna, poi schiocca la lingua posando i suoi occhi su di me.

«E tu chi sei?»
Lui stringe i denti, «io sono il suo-»
«Amico» dico, subito. «È un mio amico.»

Ammetto di non avere idea del motivo per cui l'abbia detto, ma appena guardo Jungkook capisco di avere fatto l'ennesima cazzata.
È sorpreso, deluso, ferito mentre tiene le labbra dischiuse e gli occhi spalancati.

STRIP 3 | Madness-Lies Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora