19. Margherite bianche

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Poco dopo, uno strepitio di ruote arrivò dal selciato d'ingresso e vidi Christian sbuffare:

-Eccola...mai che si può stare tranquilli qui...-

Io corrucciai la fronte e lui si girò e guardandomi riprese:

- tua cugina è appena arrivata con il suo bolide e penso sia meglio togliere le tende prima di sorbirmi un'altra pioggia di insulti...esco dall'ingresso retrostante così non la becco per le scale...-

E prima che potessi mettere ordine a tutto quello che avevo appena sentito, poggiò le labbra sulle mie, lasciandomi un lieve sapore di fumo e sussurrò - a domani- sparendo letteralmente dalla mia vista.

Non feci a tempo a rimettere al loro posto i pensieri, che Viola varcò la porta con il suo passo spedito sul tacco quadrato. Non la aspettavo e restai perplessa.

-Ehi bella addormentata! Cosa contempli?!-

-Eh?- feci io ancora frastornata.

-Mica male questa camera!-

Viola vagava veloce con il passo e con lo sguardo per la stanza e a me girava la testa nel starle dietro.

-Allora?-

-Allora cosa...?- continuavo a seguirla gironzolare come una biglia impazzita per la stanza degli affreschi.

-Non devi dirmi nulla?- disse poi bloccandosi di scatto.

-Dirti cosa? Non capisco...- risposi corruciando lo sguardo.

- Non capisci eh...-

-Cosa dovrei dirti?-

-Quello che succede magari...- a quel botta e risposta aveva incrociato le braccia e preso a picchiettare le dite affusolate e perfettamente smaltate sull'avambraccio.

-Ma non succede nulla...- feci io grattandomi il capo con le unghie che al contrario erano naturalissime.

-Poco fa la governante dei Blandi è venuta in negozio e ha ordinato un grande mazzo di margherite bianche!- esclamò.

-E?- non riuscivo a capire se la sciroccata fossi io o lei che blaterava cose senza alcun senso.

-E...E indovina per chi? Dove le devo recapitare domani mattina? Ma soprattutto chi è l'unica persona a cui piacciono le margherite bianche?- sparò le domande a raffica come se le avesse caricate in un fucile.

Ed allora io la guardai senza parlare.

-Chiara...lo sai che domani è il tuo compleanno e che quei fiori sono per te da parte del Blandi. Non capisco perché non vuoi dirmi cosa sta succedendo tra voi. Credi che non abbia notato sulla scrivania, quella scatola della cioccolateria migliore di Siena?-

Ecco tutte le risposte in un colpo solo. E sì, l'indomani o meglio fra poche ore sarebbe stato il mio compleanno.

-È solo un regalo...- biascicai.

- Quale?! La cioccolata o le margherite?!- fece sbarrando gli occhi e prima che potessi rispondere continuò:

- Io non so se hai pensato che ti stessi giudicando, insomma, non sono stata molto leggera quando mi sono trovata davanti al Blandi... lo so...ma tu sai anche che sono l'ultima persona che può giudicare...-


I suoi occhi verdi in quel momento tradirono la malinconia che li aveva attraversati: perché lei, di giudizi, ne aveva subiti molti, soltanto per aver scelto la sua libertà. Quindi, abbozzando un sorriso dolce riprese:

- È solo che so bene quali solchi può lasciarti sul cuore uno come il Blandi, solchi talmente profondi che da sola non saresti capace di ricucire - e dopo aver fatto un lungo sospiro aggiunse:

- Voglio solo preservarti da tutto questo...perché non posso proteggerti come faceva nonno Vanni -.

Le corsi incontro e l' abbracciai d'impeto. Viola era diretta e a volte rude nell'affrontare le cose ma lo faceva solo perché mi voleva bene.

- Lo so Viola, devi stare serena, so cosa devo fare. Sono forte, non mi farò ferire un'altra volta - pronuciai tutto d'un fiato ancora stretta a lei.

Anche lei strinse la morsa e con un filo di voce mormorò - Va bene, va bene... - poi si staccò e continuò - Devo andare ora, ho un appuntamento galante ma domani ti racconto tutto, anche se non è giovedì sei a cena da noi, ricordalo, dobbiamo festeggiare i tuoi 24 anni! -

Quindi mi stampò un bacio sulla guancia senza paura di lasciare alcun segno con il suo rossetto rosa no transfer e andò via svelta, così com'era arrivata.

□ □ □ □ □

Il grande mazzo di margherite bianche avvolte da un fiocco giallo limone arrivò in prima mattinata dalle mani di una sorridente Iris, vestita da un leggero abito panna, già trafelata di buon mattino, ma sempre curatissima nel look come del resto sua figlia.

- Buongiorno tesoro, queste sono per te, il mittente non ha voluto scrivere il bigliettino, quindi se non sai già chi è, di certo si paleserà più tardi. Ti ho portato la colazione, buon compleanno piccola! Sono così felice di poter festeggiare con te stasera! E comunque sono venuta io al posto di Viola perché, come puoi immaginare, ha fatto le ore piccole...- parlò a raffica e poi concluse strizzando l'occhio.

Al contrario di sua figlia però, Iris era calma, ponderata nelle decisioni e sempre molto dolce. Era come una madre per me. La feci entrare e ci gustammo insieme la colazione.

Poco più tardi del solito andai a lavorare alla pala. Per tutta la mattinata il mio pensiero andò a quelle candide margherite bianche ma senza nessuna notizia del mittente. Era quasi ora di pranzo, quando Don Antonio iniziò a sbracciarsi da sotto al trabattello per attirare la mia attenzione. Tolsi le cuffie e scesi da lui.

- Cara, hanno portato questa busta per te - disse lui con la sua voce soave quindi senza dire altro si dileguò verso la sagrestia.

Abbassai lo sguardo sulla busta chiusa e bianca che avevo tra le dita. La rivoltai più volte senza trovare alcun segno o simbolo, tantomeno il mittente, allora la aprii frettolosamente e vi sbirciai all'interno. A parte un foglio piegato vi era una piccola margheritina di prato. Spiegai subito il foglio che recitava:

"Buon Compleanno Chiara, perdonami per aver ignorato questo giorno in tanti anni, ma il ricordo mi bruciava il cuore. Il ricordo del tuo sorriso, quello che ti solcava il viso nel momento in cui tuo nonno ti porgeva il suo mazzolino, di margherite appena raccolte, legato da un sottile filo d'erba, come regalo di compleanno; quel sorriso che non ho mai scordato. So quanto senti la mancanza di tuo nonno, oggi ancora di più, per questo, ho provato a fare qualcosa per te, a modo suo e spero di averti fatto sorridere almeno un po'.
Ti aspetto stasera, al tramonto, sul terrazzo del Casale.
Ti aspetto e sempre ti aspetterò.
Christian"

Rilessi il messaggio molte volte. Quelle parole, impresse sul foglio bianco, con la calligrafia ordinata, erano sì un invito ma sembravano soprattutto un chiaro segno d'amore.

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