14. Nuvole nei pensieri

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Fui la prima che si spaventò a quel gemito e piano mi distaccai, senza però distogliere i miei occhi dai suoi. Christian aveva il respiro corto e mi fissava inerme. Non ricordo di averlo mai visto così intontito e muto. Probabilmente era sopraffatto da quel sentimento sopito e poi d'un tratto esploso o forse solo sorpreso dalla mia notevole presa di posizione.

Era bellissimo, candido come un angelo caduto. I capelli spettinati ad incorniciargli il viso, la cicatrice ricurva che lo impreziosiva e distingueva dal resto del mondo. Io ero probabilmente arruffata e paonazza.

- Sei bella...- mi stupì invece.

Non lo avevo mai sentito farmi un complimento e mi imbarazzai abbassando lo sguardo.

- Sei tanto bella...- fece nuovamente.

Di nuovo non me lo aspettavo e alzai il viso interrogativa.

Lui sorrise, la cicatrice si tramutò di nuovo in una fossetta ed io fui tentata ancora una volta di accarezzarla.

La pelle bollente irradiava sulla mia mano il suo calore e mi sembrava di avere nuvole nei pensieri. La mente annebbiata da tanto provare. Non mi sentivo così viva da troppo, ed era la sua pelle a darmi quella sensazione.

Christian poggiò la mano sulla mia e racchiuse i miei occhi tremanti nei suoi: in quel mare calmo, in quelle acque chete che avevano perso la burrasca dei primi tempi. Nella camera degli affreschi, immutata negli anni, era tutto immobile a quell'istante, a noi.

Avevo nella bocca ancora il sapore di quel bacio, che sapeva di fumo della sua sigaretta e di frutti rossi del burrocacao che mettevo su, ogni giorno prima di uscire, insieme alla passata leggera di mascara. Era un sapore strano, confuso, come noi che ci fissavamo senza proferire parola. In ogni soffio di fiato erano nascosti gli anni di lontananza, le incomprensioni, le parole soffocate. Il tempo era fermo, le mani inchiodate le une sulle altre.

- Non ho mai permesso a nessuno di sfiorare la cicatrice, l'unico segno del passato che credevo mi fosse rimasto. Ma tu...solo tu ci sei riuscita...e lo hai fatto perché sei tu... tu sei la parte più bella del mio passato...e non so dove ci condurrà il futuro...ma ora so che il mio presente è qui, al tuo fianco, a rimettere in piedi questo posto e me con lui. Solo tu puoi riassemblare i pezzi, rimettere a posto i cocci della persona che ero un tempo. Tu sei il restauro per il casale e la cura per me - lo sentii pronunciare piano, cadenzato, come se cercasse le parole nascoste in fondo al cuore.

Le nuvole nei miei pensieri di colpo furono soffiate via dal vento fresco di quelle parole per me. Sarei stata tutto per lui, qualunque cosa lui avesse voluto. Gli strinsi forte il viso e lo tirai verso il mio, facendo urtare di nuovo le nostre bocche. Lo schianto questa volta ci trovò preparati, le lingue si avvolsero, le mani si sciolsero e ripresero nuove traiettorie.

E stavo per farlo, volevo farlo: guardarlo negli occhi e dirgli di fermare il tempo con me, di amarci, per ore, in quella stanza; finché uno strano rumore al di là della finestra ci sorprese e lui sobbalzò e mi guardò sorpreso. Io ancora intontita non riuscii a comprendere cosa fosse, finché qualcuno gridò il mio nome dal grande slargo e ricordai.

- CHIARA! CHIARA!-

Subito ci sporgemmo dalla finestra e guardammo giù al piazzale. Il buon vecchio Ivano, uno degli amici di nonno Vanni, era appena giunto al casale con il suo furgone bianco. Possedeva una piccola ditta edile e lo avevo contattato non appena saputo di dover risistemare il casale, dandogli appuntamento per quel giorno.

- OH! CHIARA! SCENDI CHE SONO ARRIVATO!- urlò di nuovo, con la sua forte c aspirata sintomo di toscanità, convinto che io non lo sentissi.

- SCENDO!- gridai anch'io dalla finestra, prima di girarmi verso Christian e spiegargli in pochi secondi la situazione e chi fosse il nostro ospite indesiderato. Christian annuì e scendemmo al piano terra per andare incontro a mastro Ivano.

Ivano era un uomo semplice e volenteroso, una persona simpatica che riusciva a strappare sempre un sorriso a chiunque. Aveva una piccola ditta in cui lavoravano tre abitanti del borgo suoi amici e tre ragazzi loro figli che facevano manovalanza. Ivano non aveva figli maschi e con il nonno si era sempre rammaricato del fatto che non potesse lasciare in eredità la sua impresa, costruita anno dopo anno con tanto sacrificio e sudore. Ma guardava sempre avanti, prendeva un bicchiere di Chianti e ci beveva su.

- Chiara come sei cresciuta! Non ti vedo da tanto!- mi accolse caloroso stringendomi la mano.

- È vero mastro Ivano...-

- Oh! Non mi chiamare mastro! Potresti essere mia nipote! E poi tuo nonno Vanni, che Dio l'abbia in gloria, era un buon amico!- proseguì lui.

Sorrisi e acconsentii con la testa poi mi voltai verso Christian e feci ad Ivano:

- Lui è Christian Blandi, il figlio di Cesare, l'attuale proprietario del casale. È merito suo se possiamo ristrutturarlo!-

- Bene! Non conosco il signorino ma suo padre...che Dio abbia in gloria anche lui, un grande uomo!-

Mi voltai e scrutai lo sguardo di Christian che a sentir nominare suo padre si era irrigidito e stringeva i pugni con forza, ai lati del corpo, ma prima che potessi parlare lui disse:

- Non importa quanto mi conosca o conosceva mio padre, dei lavori del casale si occuperà solo e soltanto la signorina Chiara. Prenderà lei qualunque decisione e dovrete far riferimento a lei per qualsiasi cosa. -

Concluse perentorio mentre Ivano lo guardava perplesso ed io amareggiata dal totale distacco che aveva chiaramente scavato una voragine tra noi.

- Se volete scusarmi...-aggiunse poi e dopo avermi guardato un solo secondo di sfuggita, infilò il casco, salì sulla moto e in un battibaleno sparì sul viale di cipressi.

Avrei voluto gridargli contro, urlargli che doveva smettere di scappare, ma l'unica cosa che riuscii a fare fu deglutire e sbattere le palpebre cercando di attenuare il pizzicore agli occhi; mentre mastro Ivano borbottava sul perché il Blandi si fosse volatilizzato e se lo avesse in qualche modo offeso.

Io pensai solo che quella offesa ero io: che lui di nuovo mi aveva abbindolato con le sue parole, io gli avevo donato ancora il mio cuore e lui se l'era portato via senza preavviso. Era arrivato il momento di mettere le cose in chiaro e al loro posto. Una volta per tutte.

Oltre il Casale ©Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora